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Ai Laghi di Fusine il “bike concert” di Jovanotti: musica ad alta quota

Jovanotti è tornato in sella con un concerto unico ai Laghi di Fusine per il No Borders Music Festival, il primo “bike concert” della storia. Ha raggiunto il palco a 900 metri d’altezza insieme a ex campioni di ciclismo e 5000 fan. Lo spettacolo, senza scaletta e ricco di successi e nuovi brani, ha celebrato il potere della musica di superare ogni confine.

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«Certo che è bellissimo qua, alzo lo sguardo e rimango incantato». Jovanotti sale sul palco con il caschetto in testa e la sua bici, proprio quella con la quale aveva avuto l’incidente nel luglio 2023, quando a Santo Domingo si procurò la rottura del femore. Siamo ai Laghi di Fusine sulle Alpi friulane, tra boschi verdi, il lago di lato e le montagne dalle cime imbiancate e in questo scenario quasi fiabesco, raggiungibile solo in bici a 900 metri di altezza, si tiene il concerto alla Jova per il No Borders Music Festival. Il primo bike concert della storia che si è tenuto il 26 luglio è andato tutto sold-out.   

770 km e 5 tappe, dalle ciclabili al palco

Per arrivare fin qui Lorenzo Cherubini ha percorso 770 km. Il tragitto che ha toccato Bagno di Romagna, Castrocaro, Porto Viro e Portogruaro fino ad arrivare a Fusine è stato documentato sui social. Dopo due anni di sofferenza e di riabilitazione, dopo un tour cominciato a marzo con 54 date andate tutte sold-out, Jovanotti è salito di nuovo in sella. Ad accompagnarlo in questo nuovo viaggio gli ex campioni Paolo Bettini, Daniele Bennati, «il mio Sancho Panza Augusto Baldoni» e Fred Morini. Al gruppo si è unita anche la chef Maria Vittoria Grifoni ma soprattutto 5 mila fan che, in sella alle proprie bici elettriche, da corsa o Grazielle vintage non hanno voluto mancare a questo folle appuntamento. Indossando maglie da ciclismo, scarponcini da trekking e occhiali a cuore hanno percorso ogni tipo di strada, da quelle ciclabili a quelle sterrate o asfalto, sabbia e pavé. Tra loro erano presenti anche molti bambini nei rimorchi e nei seggiolini.

Il concerto è cominciato con ritardo non solo perché la mattina sulla ciclabile da Tarvisio (Udine) a Fusine si era riversato un temporale ma soprattutto perché parcheggiare un numero così elevato di bici non è stato poi così facile. Le condizioni atmosferiche non hanno scoraggiato il popolo di Jova. In fondo la gente che abita in montagna è abituata a fronteggiare i contrattempi e le difficoltà di un clima rigido con uno spirito e una filosofia propri solo dei montanari. Basta pensare che per questo evento sono stati venduti tutti e 5000 biglietti messi a disposizione in soli 34 minuti.

Un viaggio senza scaletta

Fortunatamente il tempo ha concesso una tregua e durante il concerto non ha piovuto. Lo spettacolo non prevede scaletta, ha detto il cantante, «andiamo in modalità random». Il cantante si è esibito in un mix travolgente di grandi classici. Porta in scena anche brani dal nuovo album Il corpoumano vol.1, compreso il singolo Occhi a cuore. Comincia con Ricordati di vivere (il primo battito), Viva la libertà e Grande da far paura, brano che Jova sottolinea non aver mai cantato in un live ma che è stato ispirato dalla bellezza del paesaggio. Prosegue poi con Raggio di sole, L’estate addosso, I love you baby, Gli immortali, Mi fido di te e Fango. In un medley riunisce le canzoni Questa è la mia casa, Una tribù che balla, Oh, vita!, Muoviti muoviti e Gasolina.

La musica supera i confini

Tra il pubblico sventola una bandiera della Palestina. Jovanotti non perde l’occasione per affrontare un tema così delicato e attuale, a lui molto caro, ovvero quello della pace. «Mi chiedo come si possa, davanti alla natura e avendo la possibilità di convivere, accettare che succeda quello che sta succedendo. Da tutte le parti: io sono tifoso solo della pace e della tregua». In uno scenario naturale come questo dove le chiazze di neve delle montagne si confondono con le nuvole e i confini tra terra e cielo sfumano e si fondono diventando sempre più impercettibili, questo festival che si svolge ormai da 30 anni fa quello che ha sempre fatto la musica, ovvero superare i confini.

(Fonte: Federica Maccotta, Corriere)

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