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Festival del Cinema, Julia Roberts protagonista di After the Hunt di Guadagnino
Per la prima volta al Festival del Cinema di Venezia, Julia Roberts presenta After the Hunt di Luca Guadagnino, un thriller psicologico ambientato a Yale. Tra accuse di molestie, rapporti ambigui e lotte di potere, il film esplora le contraddizioni del #MeToo.
Julia Roberts sbarca a Venezia per la prima volta per presentare il film di Luca Guadagnino, After the Hunt di cui è la protagonista.
Percorrendo il red carpet del Festival del Cinema della città lagunare, sfoggia il suo accessorio più bello: un sorriso entusiasta, bellissimo e grandissimo che l’ha resa celebre in tutto il mondo nell’iconico ruolo di Vivian. Quando accanto a Richard Gere interpretò l’intramontabile film romantico, Pretty Woman, aveva 35 anni. Oggi la Roberts, star del film fuori concorso del regista italiano considerato più cool di Hollywood, ne ha 57.
Julia Roberts professoressa a Yale
Nell’ultimo lavoro di Guadagnino, l’attrice interpreta una professoressa di filosofia. Il giallo, ambientato all’università di Yale, affronta il delicato e attuale tema legato alle molestie sessuali attraverso la narrazione del rapporto che si instaura tra l’insegnante e una giovane allieva. La ricca studentessa lesbica e di colore, invaghita della Roberts, cerca di allontanarla dalle attenzioni del collega che ha il volto di Andrew Garfield, accusandolo di averla molestata. A causa delle accuse, il professore che nell’ambiente si è guadagnato la reputazione di Don Giovanni, viene licenziato.
Le vicende innescate dalla denuncia della ragazza impersonata dalla trentenne attrice, sceneggiatrice, comica e produttrice, già vincitrice di un Golden Globe, Ayo Edebiri, porteranno alla luce tante verità. «Sei mediocre, la tua tesi è un plagio, non hai alcun talento» le dirà una esausta Julia Roberts che nel film non appare mai sorridente. E’ calata in un ruolo che potremmo riassumere nello sguardo attonito che appare sul suo volto quando, in una scena del film, l’attrice si sofferma a guardare in tv le immagini dell’incendio che ha devastato Los Angeles e che rappresenta la distruzione della cultura hollywoodiana.
La lezione del potere
Guadagnino, infatti, ha voluto, attraverso questo thriller, focalizzare l’attenzioni del #MeToo, movimento che ha avuto un impatto enorme nella denuncia di abusi, molestie e disuguaglianze di genere, soprattutto nel mondo del lavoro. Porta sulla scena del mondo accademico americano una ragazza di colore, molto facoltosa e va contro agli stereotipi e le ipocrisie diffusi dalla borghesia americana. Il regista, a proposito del film, ha detto: «E’ provocatorio, audace, articolato e molto attuale, in termini di società, di visioni e posizioni estreme che possiamo assumere nei confronti di un’opinione». Guadagnino ha precisato che la storia non racconta le dinamiche innescate dalla passione ma dal potere. Le domande alle quali sembra voler rispondere sono: perché cerchiamo il potere? Che cosa siamo disposti a fare per ottenerlo? Perché lottiamo per toglierlo agli altri? Quali sono i confini che delimitano ciò che è giusto e ciò che è sbagliato?
I dialoghi come un labirinto di inganni
Affascinato da un’ambientazione come quella prestigiosa di Yale, il regista italiano tanto amato ad Hollywood, ha ambientato la lotta cieca tra le persone nelle aule della celebre università americana. Così come le vicende si dipanano tra i corridoi dell’istituto, tra gelosie dei docenti o lo scontro di classe, anche i dialoghi, scritti dalla sceneggiatrice Nora Garrett, sono complessi e rappresentano un labirinto di inganni, misteri e verità nascoste.
Incomprensibile appare anche il matrimonio tra la prof e il marito Michael Stuhlbarg il cui rapporto è ambiguo. Appaiono talvolta vicini ma anche lontani. Tuttavia, nonostante ciò, grazie ad una complicità inspiegabile, è l’uomo che per primo intuisce la pericolosità del comportamento della studentessa nei confronti della moglie. La diva sul film ha affermato che ciò che l’ha convinta ad interpretare il ruolo da protagonista è stata la complessità delle vicende. Proprio come nel gioco del domino, una volta che cade un tassello, emergono sempre nuove zone di conflitto.
«Spero che la gente si arrabbi»
A proposito delle questione legate alle lotte femministe e di una protagonista bianca che tenta dalla cattedra di imporsi e di reagire alle provocazioni di una allieva di colore, la Roberts sostiene che Guadagnino ha il merito di aver ripreso vecchie tematiche. Le affronta con un’ottica diversa e originale. I punti di vista proposti dal regista accenderanno sicuramente delle polemiche. Tuttavia la Roberts di fronte a questa eventualità ha dichiarato che «il film non vuole fare dichiarazioni, non so se ci saranno controversie. Io spero che la gente si arrabbi, questa è la sfida, perché stiamo perdendo l’arte della conversazione, far sì che se ne parli sarebbe il nostro successo».
D’altra parte anche la mise con la quale la star si è presentata al lido, ovvero un cardigan con le facce stampate del regista, è indice della stima che l’attrice ha nei confronti di Luca il quale della Roberts ha detto: «è la sua migliore interpretazione». L’attrice non ha nascosto l’entusiasmo della sua prima volta al Festival. Rivela infatti: «Avevo in animo di fare un tour, è una città magica, uno dei luoghi più inspiegabili del mondo, mi guardavo intorno e mi dicevo che è un sogno, ma non ho fatto altro che lavorare».
(Fonte: Corriere di Bologna, Valerio Cappelli)
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