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“The Life of Chuck”: un viaggio all’indietro tra malinconia e apocalisse

In arrivo nelle sale italiane il 18 settembre, The Life of Chuck è il nuovo film di Mike Flanagan tratto da un racconto di Stephen King. Diviso in tre atti narrati a ritroso, il film riflette sulla caducità della vita umana attraverso atmosfere malinconiche e apocalittiche.

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Il 18 settembre esce nelle sale italiane l’ultimo film di Mike Flanagan che si è aggiudicato il premio del pubblico al Toronto Film Festival del 2024. La pellicola porta sullo schermo le vicende dei protagonisti di un racconto di Stephen King intitolato La vita di Chuck, pubblicato nella raccolta Se scorre il sangue. 

Il distributore ha voluto che in Italia il film uscisse con il titolo originale ovvero The life of Chuck

Il regista rimane fedele al testo dello scrittore e sceneggiatore americano che ha firmato innumerevoli romanzi horror e al quale il cinema ha reso omaggio con pellicole come ad esempio Carrie, The Shining e Misery.

The Life of Chuck: un mondo al tramonto tra malinconia e fine imminente

The life of Chuck restituisce con accuratezza l’atmosfera dolente e sofferente descritta da King il quale tratteggia un mondo popolato da famiglie e individui la cui vita è segnata dalla tristezza, lo stato d’animo che pervade il film stesso. Con sguardo malinconico il film procede a ritroso ovvero, diviso in tre capitoli inizia dal terzo atto intitolato Grazie, Chuck!. In questa parte iniziale lo spettatore percepisce che la fine del mondo è imminente.

ATTO III

Attraverso lo sguardo di Marty Anderson, insegnante di letteratura che vive in una cittadina americana, le vicende si dipanano dal collasso di alcune parti del pianeta che vengono o sommerse o bruciate o distrutte dalla cieca furia degli uomini ormai incontrollabili i quali seminano caos generato dall’assenza dei loro punti di riferimento come internet, reti telefoniche o televisione.

In un contesto caratterizzato dalla desolazione, la cinepresa indugia su un cartellone pubblicitario che si erge sopra la banca di cui Anderson è cliente. Sul cartello è scritta la frase: «39 splendidi anni! Grazie Chuck!». La foto di questo quarantenne con l’augurio a lui dedicato appare inoltre sui muri e in molti luoghi della città. Nessuno vi presta attenzione. Tutti sono preoccupati per la difficile situazione che sta degenerando, diventando sempre più drammatica.

Di fronte allo scenario di devastazione che si sta delineando, le persone sembrano continuare a vivere con rassegnazione. Ormai nulla si può più fare per scongiurare la fine del mondo.

ATTO II

Il secondo atto intitolato Artisti di strada, tornando indietro nel tempo, inizia con la descrizione di un cielo limpido e azzurro che non lascia presagire quanto è stato raccontato fino a quel momento. Chick fa la sua prima comparsa come personaggio.

Il volto ritratto nei cartelloni è quello di Charles «Chuck» Krantz che, mentre si reca a lavoro, viene attratto da una ragazza che all’angolo di una strada è intenta a suonare la batteria. Chuck spinto dal ritmo incalzante dello strumento inizia a ballare esibendo doti impensabili. Un talento che solo nell’ultimo capitolo del film scopriremo da cosa abbia origine.

ATTO I

Nel primo atto Contengo moltitudini, la protagonista è una voce narrante alla quale il regista fa ricorso per raccontare brani tratti dal racconto di King. La voce fuoricampo spiega cosa è accaduto a Chuck durante la sua vita. Rimasto orfano a sei anni, è stato cresciuto dai nonni.

La voce del narratore svela non solo il destino del protagonista ma di tutti gli uomini i quali, esprimendo rassegnazione di fronte ad una sorta di Apocalisse, mostrano di aver preso coscienza di quella che è la caducità della propria condizione di essere umano.

Gli attori del film

Il film è interpretato da Tom Hiddleston nel ruolo di Chuck. Karen Gillan impersona Felicia l’ex moglie di Marty e infermiera dell’ospedale in cui si occupa di suicidi. Chiwetel Ejiofor è Marty Anderson.

Il regista Flanagan ha già firmato e diretto un altro film intitolato Il gioco di Gerald, tratto da un altro racconto di Stephen King.

(Fonte: Corriere della Sera, Paolo Mereghetti)

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