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Andrea Iannone è pronto al ritorno in pista

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Andrea Iannone ai tempi dell'ApriliaVostro onore, mi dichiaro colpevole. Colpevole per aver «dimenticato», per circa quattro anni, Andrea Iannone. Il pilota abruzzese è sempre stato diverso dagli altri e, negli ultimi tempi, anche prima del suo allontanamento forzato dalle corse, sembrava più concentrato sulle attività mondane che sulla pista. In quel periodo, personalmente, lo avevo «dimenticato» come pilota già allora, offuscando il ricordo delle sue gesta sportive con le pagine web e cartacee che si sprecavano sulla sua vita privata. Per me, Iannone, non era più un pilota, ma un uomo di spettacolo che, ogni tanto, si ricordava di essere un professionista della MotoGP.

Sono sempre stato sicuramente poco generoso con lui, come lo siamo stati in tanti. Sempre pronti a criticarlo per qualsiasi cosa facesse o non facesse, sempre capaci di additarlo o colpevolizzarlo per ogni piccolo o grande tema. A mio avviso, Iannone non è mai stato un uomo veramente libero, di correre e di fare la sua vita. In tanti lo volevano campione, in tanti godevano nel vederlo indietro in classifica, o steso in ghiaia, con le sue labbra rifatte da fotomodello. In tanti gli dicevano cosa doveva fare e come doveva farlo, non accettando il suo stile di vita, vicino anche a certi riflettori mediatici.

«Non sarei andato via dalla Ducati, lì ho lasciato il cuore»

Al di là di tutto, però, Andrea Iannone è stato, è e sarà un pilota motociclistico. Forse costante, a volte scontroso, a volte sportivamente ignorante, a volte simpatico, tutto ciò che volete. È però spesso stato veloce. E, soprattutto, è stato il pilota che riportò alla vittoria la Ducati in MotoGP. Una vittoria che mancava da sei anni e arrivata il 14 agosto 2016. Nelle ultime ore è stata rilanciata da diverse testate specializzate un’intervista rilasciata diverse settimane fa ad Icon Magazine. Di tutte le dichiarazioni del vastese, quella maggiormente presa in considerazione è stata questa: «Non sarei andato via dalla Ducati. Avevo delle possibilità: ne ho scelta una e non l’altra, ma in Ducati ho lasciato il cuore». Nei giorni scorsi abbiamo ripercorso brevemente il suo primo successo in MotoGP. Nel farlo, ho scritto, in merito al suo passaggio in Suzuki, che forse, quella scelta, con un po’ più di pazienza, era quella giusta. Nonostante ciò che ha dichiarato Iannone, ripeto che forse la scelta di Suzuki, in quegli anni, era lungimirante. Suzuki ha vinto un mondiale prima di Ducati, con Mir nel 2020. Una stagione particolare, certo, ma il progetto aveva raggiunto una sua maturità. «E se non ci fosse stato il COVID?», si potrebbe obiettare. Come anche potrebbero sorgere dei dubbi su cosa sarebbe successo se Marc Marquez non avesse compromesso la sua carriera nel luglio di quell’anno. Si chiamano «sliding doors», amici miei. Suzuki è stata la più brava a cogliere l’occasione. Ducati, a quel successo, ci è arrivata solo nel 2022, nonostante già dal 2017 avesse una moto molto veloce, seppur non dominante come quella odierna.

Una chiave di lettura delle dichiarazioni di Iannone potrebbe anche essere che lui, con le moto successive a quella del 2016, pensa che sarebbe riuscito a fare meglio dei secondi posti ottenuti da Dovizioso. Sto insinuando qualcosa che non è stato detto, certo. È facile leggere quel virgolettato come un ‘non avrei dovuto lasciare Ducati perchè ora è la moto migliore’. Dal 2016 ad oggi però, son passate sei stagioni complete, un’era geologica per il veloce mondo del motorsport. Difficile pensare che quel matrimonio sarebbe durato così a lungo.

Nessuna rabbia, solo determinazione per il nuovo Iannone

La squalifica di Iannone è agli sgoccioli, terminerà a novembre del 2024. Già da tempo, lui e chi ne cura gli interessi sta cercando un cupolino sul quale appiccicare il suo numero 29. Si parla di mondiale SBK, si parla del team GoEleven che, guarda caso, corre con le Ducati Panigale V4R. Al riguardo però, l’italiano mantiene le labbra ben saldate tra loro: «Per ora bocca cucita», riporta Icon Magazine. «Stiamo lavorando, pensando al prossimo futuro, che è abbastanza vicino. A novembre mi restituiscono la licenza. Ci sono contatti, trattative, stiamo parlando. Sono contento che nei nostri confronti ci sia ancora interesse, mi rende orgoglioso e felice. Dove, come e quando, se in Superbike o in MotoGP, è ancora presto per dirlo, ma in questi anni abbiamo sempre lavorato per tornare». Nell’intervista si dice maturato, cambiato, una persona che ha smesso di dare la sua carriera per scontata. Non ha voglia di vendetta, Iannone, non ha rabbia, che definisce così: «La rabbia non serve a niente, perdi solo lucidità. Il segreto è pensare ad andare avanti: nella vita le sventure possono sempre capitare. È andata così ed è inutile stare lì a… Guardiamo il lato positivo: poteva andare peggio, nelle moto accadono tanti incidenti gravi. Oggi sono qui, più carico che mai, con una maturità diversa, con una motivazione diversa: non ho perso l’amore per questo sport, non ho perso la volontà e ho una grande voglia di riscatto».

Questo è l’Andrea Iannone che ha appena spento 34 candeline, lo scorso 9 agosto. Un pilota, prima di tutto. Una persona che ha voglia di tornare a correre, di vivere a 300 Km/h in sella ad una motocicletta, che vuole confrontarsi con gli altri in pista, per dimostrare a sé stesso, prima ancora che per gli altri, che il tempo che è passato non è trascorso invano. È cresciuto, è migliorato, si è allenato fisicamente e mentalmente. Sono sicuro che la sua seconda chance non cadrà rotolando nella ghiaia.

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