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Catalunya 2003, con Capirossi la prima vittoria Ducati in MotoGP

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ducati.com


Loris Capirossi sul podio di Barcellona dopo la vittoria nel 2003La data del 15 giugno 2003 rappresenta un dolce ricordo per la Ducati e per tutti i ducatisti. Quella domenica, al Gran Premio de Catalunya al Montmelò, nei pressi di Barcellona, la Casa di Borgo Panigale vinse la prima gara in MotoGP. In quel giorno, un due volte campione del mondo romagnolo, Loris Capirossi, stupì il mondo grazie al primo successo nella classe regina dei prototipi da corsa di una Ducati. Quando il pilota imolese tagliò il traguardo per primo, in sella alla sua Desmosedici GP3 numero 65, il mondo del motociclismo, si rese conto che Ducati non era arrivata nel motomondiale per fare la comparsa.

L’arrivo di Ducati in MotoGP

L’azienda bolognese nel maggio del 2001, forte dei successi in Superbike, annunciò il grande salto in MotoGP, la nuova «top class» che nel 2002 prese il posto della classe 500, a partire dal 2003. Il regolamento introdusse i motori 4 tempi da 990 cc, una tecnologia con la quale l’azienda di Borgo Panigale aveva fatto le sue recenti fortune. L’occasione fu anche ghiotta per applicare al mondo dei prototipi la distribuzione desmodromica, colonna portante dei motori della Casa bolognese. Capirossi, dal canto suo, lasciò Honda, deluso dalla mancata volontà dei nipponici di investire sul suo talento, premiandolo con una moto ufficiale. Il pilota cresciuto a Borgo Rivola decise quindi di «avvicinarsi a casa», incaricandosi, insieme al collaudatore Vittoriano Guareschi e al campione del mondo 2001 del campionato Superbike Troy Bayliss, della crescita del progetto. La Desmosedici si mise in luce già nei test collettivi di Barcellona, a marzo, grazie a una velocità di punta in fondo al rettilineo principale del circuito catalano di 325 km/h. Un’enormità per quei tempi. Poche settimane più tardi, a Suzuka, Bayliss giunse quinto mentre Capirossi riuscì addirittura a salire al terzo posto all’esordio, al termine di una gara funestate dal grave incidente occorso a Daijiro Kato, pilota Honda in forza al Gresini Racing

La gara

Reduce da un secondo posto al Mugello, Capirossi mostrò un’ottima forma già dalle qualifiche, classificandosi in seconda posizione. Nelle prime fasi di gara Valentino Rossi e Capirossi crearono il vuoto sui propri avversari, battagliando per diversi giri. La Honda di Rossi era una moto imprendibile all’epoca, molto agile, mentre la Ducati la batteva con la potenza del proprio motore. Al 15° passaggio l’episodio che determinò la corsa: Rossi andò leggermente lungo in una staccata, lasciando la porta aperta per il numero 65 che si infilò senza indugi. Nel giro successivo, Rossi cercò di tornare in testa ma, alla curva Repsol, una staccata troppo profonda lo mandò in ghiaia. Il pilota di Tavullia rientrò in pista in sesta posizione, lasciando campo libero a Capirossi, che amministrò il proprio vantaggio sugli inseguitori.

Capire tra gioia e incredulità

La rimonta di Rossi fino alla seconda posizione non riuscì a impensierire Capirex, che vinse così il primo gran premio di MotoGP della storia della Ducati, riportò anche il binomio italiano moto-pilota sul tetto del mondo, dopo un’assenza di quasi trent’anni. Indelebili le lacrime di gioia della moglie Ingrid e le immagini di Loris che, una volta arrivato al parco chiuso, si inginocchiò a fianco alla sua Desmosedici scuotendo la testa, incredulo per l’impresa appena compiuta. Quegli abbracci degli uomini in rosso, così remoti nel tempo, sono gli stessi di oggi, ora che le vittorie Ducati non sono più sogni proibiti, bensì una dolce normalità.

Capirossi: «Riportare Ducati alla vittoria fu fantastico»

Capirossi, nel 2022, fu ospite durante una puntata di «Team Radio», trasmissione di Radiabo curata dalla nostra redazione Motor Valley. Ricordò quel successo con queste parole: «Fu un giorno sicuramente importante per tutta la mia carriera. Aver riportato la Ducati alla vittoria dopo tanti anni fu fantastico!» Capirex approfondì anche la genesi del suo rapporto con la rossa di Borgo Panigale. «Fu fantastico soprattutto il fatto di accettare questa grande sfida. Nel giorno della presentazione della moto andai a vederla, per cercare di capire cosa fosse, e Ducati nel frattempo aveva già contattato vari piloti. Io fui colpito, anche perché seguii molto quello che fecero in Superbite, quindi ero consapevole che avessero le capacità di costruire una moto competitiva. La prima volta che la provai a Valencia a fine 2002 la moto andava forte, ma non andava dritta. Cambiammo sei telai, per cercare di migliorare le cose. Lavorammo tanto e alla fine mi tolsi un sacco di soddisfazioni».

Le stesse che si tolsero anche i tifosi a guardare quel fulmine rosso sfrecciare lungo l’infinito rettilineo del Circuit de Catalunya, spiccando il volo verso la leggenda.

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