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Covini C6W, sogno a sei ruote

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Covini.it

Il progetto della C6W cambiò completamente la storia della casa piacentina Covini Engineering, oltre a ribaltare il concetto tradizionale di automobile: la vettura in questione fu infatti la prima supercar a sei ruote di sempre. Un’idea covata per molti anni dal fondatore Ferruccio Covini, e ispirata dal mondo delle corse.

Due ruote in più

Il primo prototipo della C6W comparve nel 2004; una versione aggiornata della vettura venne poi presentata un anno dopo al Salone dell’Automobile di Ginevra. Il progetto di un’auto a sei ruote però era già nella mente di Ferruccio Covini da almeno 30 anni, precisamente dal 1974, ma venne quasi subito abbandonato data l’impossibilità all’epoca di mettere le mani su pneumatici dal profilo ribassato; lo sviluppo della C6W riprese poi nel 2003 e venne completato in un paio d’anni, prima di essere finalmente lanciata sul mercato nel 2008.

Non è difficile notare la particolarità principale della C6W: le 4 ruote sterzanti all’avantreno. Gli pneumatici anteriori, da 16 pollici, sono più piccoli di quelli posteriori, che invece misurano 20 pollici. La C6W è spinta da un propulsore targato Audi a otto cilindri di 4200 cc di cilindrata, in grado di fornire 440 cv di potenza a 6400 giri al minuto, consentendo all’auto di raggiungere un picco di velocità di 299 km/h; tuttavia, per ammissione dello stesso Covini, l’habitat naturale della C6W non è la pista, bensì la strada. 

La Covini C6W
La Covini C6W (source: facebook.com Covini Ferruccio Engineering)

L’antenato: la Tyrrell P34

Ferruccio Covini, nel progettare la C6W, non ha mai nascosto di essersi ispirato alla Tyrrell P34, sicuramente la vettura a sei ruote più famosa della storia della Formula 1, anche se non l’unica. Tuttavia, gli obiettivi perseguiti dal piacentino e da Derek Gardner, progettista della Tyrrell, erano molto diversi; il britannico infatti aggiunse due ruote alla sua monoposto per migliorarne l’efficienza aerodinamica, a costo di sacrificare qualcosa in quanto a guidabilità, soprattutto nei circuiti con molti avvallamenti. Covini invece optò per gli sei pneumatici per motivi molto diversi, ovvero un miglioramento della sicurezza e del comfort.

La P34 fece la sua prima apparizione in Formula 1 nel 1976, e nella sua stagione d’esordio ottenne risultati decisamente positivi. In particolare, venne portata alla vittoria da Jody Scheckter in occasione del Gran Premio di Svezia; Patrick Depailler chiuse in seconda posizione per completare la doppietta del team inglese. Tuttavia a fine stagione, proprio il campione sudafricano non spese buone parole per la P34 dopo aver lasciato la Tyrrell; addirittura, definì la monoposto a sei ruote un “rottame”. La seconda e ultima stagione della P34 non fu altrettanto di successo, soprattutto per i frequenti problemi tecnici. 

La Tyrrell P34 a sei ruote
L’iconica Tyrrell P34 a sei ruote (source: formula1.com)

Pro e contro

La configurazione a sei ruote della Covini C6W offre sia vantaggi che svantaggi. Innanzitutto, avere due pneumatici migliora l’efficienza dell’impianto frenante, prodotto dalla Brembo; questo soprattutto grazie alla maggior superficie di contatto degli pneumatici sulla strada. Inoltre, le sei ruote rendono la guida molto confortevole; la tenuta di strada è garantita dal fatto che anche se una ruota finisce in una buca, l’altra riesce a sostenere il peso della vettura, riducendo in maniera significativa la quantità di sollecitazioni all’interno dell’abitacolo. Sempre per la stessa ragione, è nettamente facilitata anche la guida sul bagnato, con l’aquaplaning che diventa un lontano ricordo. 

L’aggiunta di due ruote porta però con sé anche una serie di svantaggi, come riconosciuto dallo stesso Ferruccio Covini. I principali punti critici sono la maggiore complessità meccanica e l’aumento del peso; a questi si aggiungono anche gli elevati costi di riparazione e manutenzione.

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