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Masten Gregory, un nerd a Le Mans

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La Ferrari lo scorso anno è tornata regina a Le Mans. Una giornata storica che ha segnato una nuova pagina nella storia del marchio emiliano. La Rossa mancava dalla 24 Ore più iconica al mondo da 50 anni e l’ultima vittoria risaliva addirittura a 58 anni prima, nel 1965. In quell’occasione la Ferrari 250 LM fu portata in trionfo da una coppia austro-americana storica: Jochen Rindt, primo e unico campione del mondo postumo in F1 e Masten Gregory, l’americano nerd che conquistò il Circuito della Sarthe.

Dall’America all’Europa

Nato a Kansas City, utilizzò l’eredità lasciatagli da padre per comprarsi la sua prima auto da corsa; una Mercury Allard. Gregory voleva gareggiare, la velocità era la sua passione e l’adrenalina il suo rifornimento. Nei primi anni ‘50 partecipò alla 500 Miglia della SCCA con una Jaguar C-Type e nel 1953 vinse la sua prima gara a Stillwater e iniziò ad ottenere risultati di rilievo. Capì che il centro gravitazionale delle corse era l’Europa e decise di trasferirsi, ma non trovò la fortuna che cercava. DI conseguenza tornò negli Stati Uniti e nel 1957 ebbe l’opportunità di correre la 1000 km di Buenos Aires su una Ferrari, auto già guidata precedentemente alla 12 Ore di Reims. Insieme a Eugenio Castellotti e Luigi Musso, a bordo di una 290 MM vinse la gara e questo risultato gli aprì le porte della Formula 1.

Debutto con Maserati

Lo assunse la Scuderia Centro Sud con la quale debuttò a Monaco su una Maserati 250F. Quel giorno conquistò un terzo posto e divenne così il primo americano a salire sul podio della competizione. Dopo quella stagione in cui raccolse altri piazzamenti, Ferrari volle proporgli un contratto per l’anno successivo, ma Gregory rifiutò in quanto con la Scuderia di Maranello avrebbe corso solo alcune gare e lui prediligeva un incarico a tempo pieno. Rimase quindi con la squadra che lo fece, ma un incidente durante alcuni test nel 1958 a Silverstone, ne compromisero la stagione, in cui corse solo tre gare. Dopo alcune difficoltà legate ad infortuni e scarsi risultati, decise di tornare a gareggiare nell’endurance e ottenne una vittoria alla 1000 km del Nurburgring nel 1961 con una Maserati Tipo 61. In quegli anni lo contattò anche Ford per sviluppare il progetto della GT40, che avrebbe poi preso parte alla 24 Ore di Le Mans, per poi dominarla nell’edizione del 1966.

Trionfatore

Masten Gregory però a Le Mans ci tornò con la Ferrari nel 1965 e quello per lui fu l’anno del trionfo. In coppia con un altro pilota incredibilmente solido e veloce, riuscì a conquistare una delle gare più dure dell’epoca e quella che oggi è la corsa di durata per antonomasia. In quel giorno non solo cornò il sogno di una vita, iscrivendo il suo nome nell’albo d’oro del motorsport, ma scrisse una pagina della sua storia personale e di quella del Cavallino, in quanto con la Ferrari da quel giorno non riuscì più a vincere la 24 Ore di Le Mans fino al trionfo del 2023 con la 499P.

La Sarthe, come il motorsport, dà e toglie. Sette anni dopo, nel 1972, il suo caro amico Jo Bonnier, perse la vita sul circuito francese e da quel momento Masten decise di ritirarsi e dedicarsi al commercio di diamanti e vetro in Olanda, anche se rimase profondamente legato all’Italia, dove si fece seppellire nel 1985 su sua espressa volontà.

Un nerd per le corse

Il suo atteggiamento e il suo stile non lo resero uno dei personaggi indimenticabili delle corse. Venne più volte paragonato ad un nerd, in quanto amante sfrenato per le quattro ruote e le gare. Gli occhiali che portava rigorosamente giorno e notte, gli fecero calzare a pennello quel soprannome che tanto lo identificava. Ci pensò lui ad entrare nella storia, da vincente, guadagnandosi il rispetto che si riconosce agli eroi di questo sport. Masten Gregory, il nerd che per molti anni rimase l’ultimo re in Rosso a Le Mans.

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