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SBK | Nicolò Bulega, una rinascita mondiale

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Ducati Media House


Nicolò Bulega era destinato a diventare un astro del motociclismo italiano. Un’ascesa rapida verso la vetta e poi qualche stagione di buio, nelle quali molti si sono posti interrogativi sul giovane pilota emiliano. Il cambio di categoria e campionato lo ha fatto rinascere e una volta trovata la sua nuova dimensione è tornato a brillare come ha sempre saputo fare.

Campione in fasce

Fin da piccolo, in casa, ha respirato aria di motori. Il padre era un ex pilota professionista e per questo, da quando ha memoria, Nicolò è sempre salito in sella ad una moto. Con il tempo la passione è divenuta priorità e questo lo ha portato ad intraprendere una carriera nelle corse. Bulega già dalle minimoto aveva mostrato velocità rara e arrivarono così i primi titoli. A molti il suo nome cominciò a divenire familiare quando entrò nella VR46 Academy. A quel tempo era forte, però sotto l’ala di Valentino si prospettava un percorso che lo avrebbe aiutato a diventare un campione.

Talento incostante

Nel CEV (Campionato Spagnolo) nonostante corresse su una Moto3, sulla quale a causa del suo fisico era molto limitato, raggiunse ottimi risultati e nel 2015 vinse il titolo nell’ultima gara a Valencia, dopo aver ottenuto una vittoria e altri sei podi. Con quel trionfo si guadagnò la possibilità di correre l’ultima tappa del mondiale, nel circuito valenciano, come wild card e l’anno successivo di esordire ufficialmente in Moto3 con lo SKY VR46 Racing Team. Impiegò pochissimo tempo per essere competitivo. Già alla quarta gara a Jerez, in un circuito che conosceva benissimo, arrivò il primo podio della sua carriera nel motomondiale con un sorpasso mozzafiato all’ultima curva, che ricordava quello di Rossi su Sete Gibernau nel 2005.

Da quel momento in poi la strada sembrava tracciata. Un percorso che lo portasse verso la vittoria del titolo iridato; ma qualcosa non andò esattamente come tutti si aspettavano. Dal secondo posto in Spagna, Bulega sul podio ci tornò a Motegi con un terzo posto, quasi a fine stagione. L’anno successivo, che doveva essere di conferma, fu ancora più difficile. Il feeling mancava e il giovane pilota della VR46 non riusciva a ritrovare quella velocità che lo aveva sempre contraddistinto. Per quanto sulla Moto3 lui facesse davvero fatica essendo molto alto, nemmeno il cambio di categoria, con il passaggio in Moto2 nel 2019 lo aiutò a ritrovarsi.

 

Nicolò Bulega in sella alla Kalex Moto2 del VR46 SKY Racing Team – credits to MotoGP

Il momento della svolta

Nel 2020 Bulega decise di dare una svolta alla sua carriera, sottraendosi all’ala di Valentino Rossi e della sua Academy; provando così a camminare con le sue gambe e scegliendo il Team Gresini, sempre con una Kalex nella categoria di mezzo. Neanche quella scommessa andò bene. Nicolò non riuscì ad essere competitivo e navigava in posizioni lontane dalla vetta.

Ormai il suo profilo non rientrava più tra i top riders, ma arrivò una chiamata da Borgo Panigale con un’offerta che per lui poteva rappresentare un nuovo inizio. La Panigale V2 per il campionato del mondo Supersport 600 del team Aruba lo aspettava e lui colse l’occasione senza pensarci due volte. Un nuovo ambiente per ripartire da zero e provare a tornare agli standard che competono a chi ha un talento come il suo.

Un titolo per rinascere

Il primo anno portò a casa innumerevoli podi, tra cui un terzo posto nella prima tappa. Nel 2023 è partito subito fortissimo e ha ottenuto due vittorie in Australia. Da quel momento è iniziata una marcia di successo, che lo ha portato a conquistare il titolo mondiale della categoria ad Aragon, nel penultimo round del campionato.

Una rinascita di cui Bulega aveva bisogno per dimostrare che le sue abilità non sono mai sparite, ma avevano solo bisogno del giusto posto per tornare ad eccellere. A premiazione di quanto fatto vedere in queste ultime due stagioni, il Team Aruba lo ha promosso in SBK e nel 2024 correrà accanto ad Alvaro Bautista. In una squadra che lotta per vincere i titoli e in cui ancora una volta dovrà far vedere di saper stare ad altissimi livelli per reggere la pressione.

Nicolò resta uno dei maggiori talenti italiani in pista e dopo essersi perso è risuscito a ritrovarsi, anche lontano da quel nido che lo aveva coccolato e cresciuto, ma che forse non riusciva più a dargli ciò di cui aveva bisogno.

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