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Ducati entra nel motocross. Rivoluzionerà anche l’off-road?

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mediahouse.ducati.com


Dopo tanti spifferi e indiscrezioni, settimana scorsa è arrivato l’annuncio epocale di Ducati. La casa di Borgo Panigale sbarcherà nel mondo del motocross, con un progetto pluriennale iniziato già due anni orsono, dopo circa cinquant’anni dall’ultima volta. La Casa di Borgo Panigale ha infatti rivelato che da 24 mesi è al lavoro su un prototipo da corsa off-road, che debutterà nel Campionato Italiano Motocross a partire dal 2024. A questo esordio seguirà anche un’intera gamma di motociclette di serie dedicato al mondo del fuoristrada.

Per questo nuovo capitolo della sua storia, Ducati si affiderà anche al nove volte campione del mondo Antonio Cairoli e all’otto volte tricolore Alessandro Lupino, che svilupperanno la nuova moto insieme a Maddii Racing, esperto team nel campo delle ruote tassellate.

Secondo l’azienda bolognese, questa scelta segue la filosofia, testuali parole, «che contraddistingue Ducati nello sviluppo dei modelli più sportivi e performanti, ovvero partire dalle competizioni per poi realizzare prodotti di serie capaci di prestazioni eccezionali per la gioia dei propri appassionati». Questo tipo di approccio ha, negli ultimi anni, dato ai clienti una delle moto stradali più performanti, ovvero la Panigale V4R, basata sostanzialmente sul motore della Desmosedici GP15 che corse nel mondiale MotoGP, creando un oggetto che non è altro che un prototipo omologato.

Operazione dominio?

In tempi recenti, a Borgo Panigale, quando hanno fatto le cose hanno sempre cercato di farle al massimo, perseguendo l’obiettivo della vittoria, che spesso è diventato un dominio. Lo abbiamo visto in misura minore con la SBK e, su scala decisamente maggiore, in MotoGP, monopolizzando un terzo dello schieramento fornendo, anche ai clienti, un mezzo meccanico in grado di competere per i massimi risultati, creando anche una concorrenza interna da gestire. Da quando l’Ingegner Luigi Dall’Igna è diventato il Direttore Generale di Ducati Corse, difficilmente ci si accontenta di primeggiare. Per arrivare a questi livelli è stato intrapreso un lungo percorso che, in questo momento, sta dando i suoi risultati, mettendo in dubbio la supremazia delle aziende giapponesi, ormai alla corda da alcuni anni, messe sotto scacco dalle case europee. Probabilmente l’approccio sarà il medesimo.

Rivoluzione tecnica in agguato

L’arrivo di Dall’Igna ha anche introdotto un costante effetto sorpresa. Ormai, infatti, non si sa che cosa si possano inventare gli ingegneri della realtà emiliana. L’ascesa ducatista nel mondo dei prototipi è stata propiziata da una costante innovazione tecnologica che ha esponenzialmente colto alla sorpresa i rivali. Si è partiti dall’introduzione sempre più spinta delle appendici aerodinamiche per arrivare a congegni come gli abbassatori di assetto, dapprima da utilizzare solo in partenza e, successivamente, azionabili anche in marcia (questi ultimi vietati dal 2023). L’interrogativo in questo caso è sempre lo stesso: cosa si inventerà questa volta la Ducati?

È infatti lecito aspettarsi un certo tipo di creatività tecnologica anche nell’off-road, a cominciare da un propulsore monocilindrico dalla distribuzione desmodromica, pur consapevoli che il travaso di tecnologie, in questo caso, può non essere una cosa del tutto immediata. Difficile che l’azienda non cerchi di portare tutto il possibile know-how acquisito finora anche nel fuoristrada, mantenendo quel pizzico sana follia che possa consentire una rivoluzione tecnologica anche lontano dall’asfalto. Quel che è certo è che Ducati entrerà per stupire e trionfare, in attesa della probabile ufficializzazione del programma nel Mondiale Motocross e nel Supercross Americano.

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