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Il Resto del Carlino – Parla Calafiori: «Qui a Bologna si sta creando qualcosa di unico. Il mister è speciale e sprona tutti a dare il massimo. Siamo uniti e consapevoli del nostro valore»

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Fonte immagine: Damiano Fiorentini / 1000cuorirossoblu.it


Il Bologna sta costruendo le sue fortune sull’organizzazione e lo spirito di squadra. La squadra di Thiago Motta è giovane, forte e ha il senso del gruppo. Tutti si aiutano, rimediando anche alle situazioni più complicate. Caratteristiche che hanno fatto del Bologna un granitico muro davanti alla porta di Lukasz Skorupski. Di questo muro fa parte anche Riccardo Calafiori, grande sorpresa di questo avvio di stagione rossoblù. Il difensore ex Roma, arrivato per giocarsi il posto con Kristiansen, è invece diventato una certezza al centro della difesa ed è diventato un protagonista di questo Bologna. Gianmarco Marchini, su Il Resto del Carlino lo ha intervistato.

Bologna-Lazio, complimenti e paragoni

Dopo la gara di venerdì sera, Riccardo ha ricevuto nuovi attestati di stima. La sua crescita sta diventando impetuosa nel nuovo ruolo. Lontano dall’occhio delle telecamere, si è complimentato con lui anche Alessio Romagnoli, altro prodotto del vivaio giallorosso: «Mi ha fatto davvero piacere». L’ex capitano del Milan non è l’unico ad essersi accorto dell’ennesima partita di grande spessore del ventunenne ex Basilea. Come è ovvio che sia, anche il compagno di reparto, Sam Beukema si è sbilanciato con un paragone altisonante “Ma tu sei Calafiori o Nesta?”, ha chiesto su Instagram. Riccardo però tiene i piedi per terra: «Il commento mi ha fatto ridere. Io sono solo Riccardo e il paragone lo reputo eccessivo, per farlo serve almeno un’altra decina d’anni. Certamente spero di diventare come lui ma devo lavorare».

Fatica, lavoro e sacrifici: la strada di Calafiori

Riccardo Calafiori non si tira indietro, sa che deve lavorare per migliorare. In questa prima fase della sua nuova avventura a Bologna lo sta facendo alla grande, perché Motta gli sta dando ampio spazio: «Il mister in settimana ti sprona tanto, non puoi fermarti un attimo altrimenti ti fa capire che potresti rimanere fuori. Lo fa con tutti, anche con Orso dopo la tripletta». La fatica sul campo viene sempre ripagata e Calafiori lo sa perché sperava di cominciare così la sua avventura al Bologna, consapevole di averci messo grande impegno: «Cominciare così bene era il mio obiettivo, ci ho lavorato. Sapevo di essere migliorato e volevo misurarmi di nuovo con la Serie A». In passato, l’impegno a migliorare, a risalire la china, a fare sacrifici, a non demordere anche nei momenti difficili Riccardo lo ha provato sulla sua pelle, a 16 anni ha rischiato di non giocare più a calcio: rottura di tutti i legamenti, in menischi e la capsula del ginocchio sinistro. Eppure non ha mollato e contro ogni aspettativa è tornato: «Il dottor Costa è stato bravissimo in campo, a rimettermi il ginocchio dentro. Se avessi aspettato ad arrivare in ospedale, chissà magari oggi faticherei a camminare – ricorda Calafiori – Dopo l’intervento mi dissero “Non sappiamo se tornerai a giocare”. La fortuna è stata che avevo 16 anni e non dovevo pensare ad altro se nona tornare in campo». Spirito di sacrificio che Riccardo ha imparato dai genitori «Papà e mamma mi seguono spesso, c’erano anche con la Lazio. A loro devo tutto. Quando ero piccolo abbiamo vissuto momento non facili. Me ne rendo conto ora che sono grande. Non sono nemmeno come abbiamo fatto a farmi continuare a giocare, ma ce l’hanno fatta: tutti i giorni da Prati a Trigoria col raccordo bloccato. Hanno fatto sicuramente più sacrifici loro di me».

Thiago Motta è speciale

Nella scelta di Bologna e del Bologna c’è anche lo zampino di Thiago. Ma il tecnico brasiliano la vera “magia” l’ha fatta da quando ha cominciato a lavorare con Riccardo «Il mister è stato decisivo per me perché mi ha cambiato ruolo: in carriera avevo fatto quasi sempre il terzino, invece da centrale ora mi trovo benissimo». Il tecnico rossoblù ha lavorato tanto con lui, ma anche con altri come Zirkzee che sta mettendo in mostra le doti che Calafiori gli aveva riconosciuto fin dalla conferenza stampa di presentazione: «Lo dissi alla presentazione, uno così con quel fisico e quella tecnica doveva fare un grande campionato e lo sta facendo. Se si mette spalle alla porta, la palla non gliela togli mai. Quando gioca, Joshua è proprio bello da vedere».

Un Bologna da sogno

In tanti si aspettavano una crescita dal Bologna, ma questo avvio forse è andato oltre le aspettative. Tuttavia Riccardo non nasconde che nel gruppo ci si sentiva consapevoli di questa forza «Nessuna sorpresa. In carriera difficilmente ho visto squadre che si allenano così forte durante la settimana. E come ti alleni giochi. Tutti spingono fortissimo – dice Calafiori, che poi mette il carico – Gli altri si stupiscono nel vederci sesti, ma noi no. Poi la strada è lunga». Una strada da percorrere per, magari, arrivare in Europa: «È presto per fissare obiettivi, noi proviamo a vincerle tutte. Il campionato è equilibrato, ma molto dipende da noi. Domenica poi sarà durissima soprattutto perché siamo a casa loro. Vincere lì sarebbe un altro passo avanti anche nella consapevolezza». 

L’ambiente

Uno dei segreti è anche il gruppo unito, già sottolineato da De Silvestri: «Mi trovo bene con tutti. Parlo l’inglese e cerco di aiutare gli stranieri. Siamo uniti e nessuno si lamenta, anche chi gioca meno». Ma la sensazione è che tutto stia funzionando alla grandissima. L’ambiente nello spogliatoio, in società e coi tifosi, che hanno sorpreso l’ex Roma: «Sono rimasto sorpreso e impressionato. Con la Lazio nel finale ci hanno trascinato. I risultati sono arrivati anche grazie a loro.  Si sta creando qualcosa di unico tra società, squadra e pubblico». Anche perché a Bologna Riccardo si trova molto bene: «Tutti me ne avevano parlato bene, e confermo. Vivo in centro, giro serenamente. A Roma non potevi, i tifosi ti abbracciavano».

Le ambizioni di Calafiori

Il futuro per Riccardo è ancora tutto da scrivere, ma intanto spera di potersi distingue tanto da arrivare in Nazionale: «Spero arrivi la chiamata, ma non è un’ossessione. Se e quando lo riterrà opportuno il CT, mi farò trovare pronto». E poi ci sono le ambizioni fuori dal campo, che non sono da meno: «Vorrei riprendere l’Univeristà. Studiavo Economia e management e alla LUISS. Vorrei ricominciare quel percorso per costruire qualcosa che mi apra una strada dopo il calcio». Quale città meglio di Bologna potrebbe dare questa opportunità?

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