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Carspillar – Lamborghini Jarama Rally, il sogno di Bob

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Che non si parli di corse!

Salone di Parigi 1971. Il “Mondiale de l’Automobile” è sempre uno dei saloni più attesi dell’annata ed anche un settimanale di automobilismo sportivo come Autosprint dedica sempre un’appendice alla kermesse. Ciò che interessava di più i lettori, specie in zona Motor Valley, non era la sintesi della rassegna francese quanto una foto con una brevissima descrizione che veniva da Sant’Agata Bolognese. L’immagine accendeva sogni mostruosamente proibiti per tutti gli appassionati italiani, quella di una Lamborghini preparata per le corse. L’avversione ad un oneroso impegno sportivo da parte del fondatore Ferruccio era ben nota ed infatti il redattore sottolineava come la casa temeva che si parlasse di una impossibile partecipazione alle gare. Tuttavia era chiaro che quella nella foto era una vettura preparata per correre. Era nata la Lamborghini Jarama Rally.

 

Un test su strada della Lamborghini Jarama S: il fascino resta intatto (SUPERCARCLASSICS su YouTube)

 

Dal Kuwait alla Nuova Zelanda

Presentata l’anno precedente come erede della Islero, la Jarama era figlia nel nuovo responsabile tecnico Paolo Stanzani, neo-sostituito di Giampaolo Dallara. Pianale e meccanica erano in comune con l’ antenata, escluse le modifiche che consentivano l’installazione di una nuova carrozzeria, sempre una “fastback” 2+2 firmata da Marcello Gandini per Bertone. Valida ma non premiata dalle vendite, la Jarama era sicuramente lontanissima da una possibile partecipazione alle gare. Ma in Lamborghini non avevano fatto i conti con Bob Wallace, il collaudatore neozelandese che da sempre si occupava dello sviluppo dei nuovi modelli. Il mitico Bob si mise autonomamente al lavoro realizzando l’esemplare immortalato su Autosprint. All’epoca si parlò di un fantomatico cliente kuwaitiano, mai visto. Sicuro Wallace realizzò un suo sogno, magari tentando di stuzzicare l’appetito corsaiolo della casa. E la sua creatura divenne per tutti la Jarama “Bob”.

Modifiche mirate

Il motore V12 a 4 alberi a camme in testa da 3929 cc alimentato da sei generosissimi carburatori Weber, era capace di sviluppare la già ottima potenza di 325 CV, ma con gli interventi previsti nella “cura Wallace” arrivò a 380 CV (280 kW) a 8.000 giri / min. Venne anche arretrato nel vano motore per centrare le masse ed arrivare ad una distribuzione dei pesi prossima al 50/50 tra gli assi (sulla versione stradale era del 53/47). Il cambio a cinque marce costruito dalla casa garantiva robustezza ed un’ottima rapportatura, dimostrandosi adatto anche all’uso sportivo. I freni erano a disco autoventilanti sulle quattro ruote erano un passo avanti rispetto alle rivali per la loro notevole efficacia e resistenza al fading. Per la costruzione Wallace era partito da una scocca nuda alla quale vennero saldati rinforzi nei punti di massima sollecitazione, aumentando la rigidità anche attraverso il montaggio di un roll-bar posteriore in acciaio. La carrozzeria venne realizzata in alluminio, eliminando le tipiche palpebre sui proiettori, e venne scelto il colore arancione scuro. Svestendo l’abitacolo di tutto il superfluo il risparmio di peso rispetto alla versione in listino fu prossimo ai 300 chilogrammi, denunciando 1.170 chilogrammi. A completare la dotazione: ruote della Miura SV con bloccaggio centrale, cerchi da 8” anteriori e 10” posteriori equipaggiati con pneumatici Michelin XWX rispettivamente da 215/70 VR e 225/70 VR, ammortizzatori da corsa Koni e sedili con schienale basso. Non apparivano alettoni ma solo un generoso spoiler anteriore simile a quello della Miura Jota, altro prodotto di Wallace, ed un cofano anteriore nero opaco con ampi sfoghi per l’aria calda che attraversava il radiatore anteriore.

Prestazioni ed evoluzione

Secondo quanto riferito, la vettura poteva raggiungere la velocità massima di 270 km/h ed accelerare da 0 a 100 km/h in circa 5”. Nel frattempo la Jarama di serie venne migliorata con la versione “S” ed anche la Rally non poteva essere da meno. Venne infatti realizzato un esemplare evoluto con l’applicazione di un alettone posteriore a tutta larghezza, posto alla medesima altezza del tetto. Era nata la Jarama Rally SVR-1. La carrozzeria passò al giallo limone, mantenendo il nero opaco sul cofano anteriore come su molte vetture da corsa del tempo. Era pronta per l’impegno nelle gare ma, si narra, apparve in pubblico solo in un’esibizione sul circuito di Misano prima di sparire dai radar. Di sicuro oggi la “Bob” appartiene ad un collezionista privato, mentre possiamo ammirare la SVR-1 nelle sale del Museo Ferruccio Lamborghini a Funo di Argelato, a due passi da Bologna e dallo stabilimento di Sant’Agata dove vide la luce. Esposta come la sublimazione del sogno di un collaudatore che voleva portare le sue creature metalliche a vincere nelle corse.

La Jarama SVR-1 esposta al Museo Ferruccio Lamborghini (Foto museolamborghini.com)

 

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