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Carlo Verdone alla Bfc Academy: «Bologna città viva, che emozione l’incontro con Pascutti. Quella litigata con Lucio Dalla…»

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Carlo Verdone è il secondo ospite del BFC Academy Webinar andato in onda sul canale Youtube del Bologna F.C. Lunga chiacchierata concessa dall’attore romano, tanti i temi trattati, numerosi gli aneddoti, dalla sua carriera da attore e da regista fino al suo rapporto con il calcio e con la città di Bologna. 

«La mia passione per il calcio è nata alle elementari, avevo un compagno di banco, tifosissimo della Roma, che era molto bravo a disegnare e mi disse: “Se diventi della Roma ti faccio un disegno”. Mi fece un disegno di un ipotetico numero 9 della Roma che segnava un goal e io stupefatto da quell’immagine così ben realizzata, onorai la promessa e mi colorai il cuore di giallorosso. Così piano piano, grazie anche alle figurine Panini, entrai nel magico mondo del calcio e qualche tempo dopo andai a vedere la mia prima partita della Roma, era un Roma-Napoli dove la Roma vinse con un goal di Manfredini. In quel frangente capii la potenza di questo grande gioco e rimasi estasiato dai colori, dai suoni e dall’atmosfera.»

Sulla sua carriera da attore e da regista: «Sono un medico mancato, non avrei dovuto fare l’attore, ma quando vidi che le mie capacità venivano apprezzate scelsi la strada dello spettacolo. Mi definisco un attento osservatore, amo guardare le persone, i loro modi di fare, le loro abitudini, le loro debolezze, le loro virtù, i loro tic. Ho fatto il mio primo film a 28 anni, interpretavo alcuni personaggi e mi resi conto che potevano essere inseriti in un film a episodi, così nacquero “Un sacco bello” e “Bianco, rosso e Verdone”.
Dopo questi due film i produttori mi abbandonarono, pensando che non avessi le capacità per recitare senza interpretare un personaggio. Quando nessuno voleva più credere in me, mi chiamò Mario Cecchi Gori che volle un mio film con me protagonista e da lì nacque “Borotalco”, uno dei film che mi è più caro e che mi diede lo slancio. A proposito, quando uscì “Borotalco”, Dalla si arrabbiò perché fecero una locandina dove vi era scritto a caratteri cubitali “Musiche di Lucio Dalla”, mentre lo spazio riservato alla mia regia era insignificante, un’astuta mossa di marketing per vendere di più dato che Dalla era molto in voga. Lucio mi chiamò arrabbiatissimo: «Ma non conti niente come regista, sono più grande io del titolo!» 
Dalla poi andò la sera stessa al cinema per vedere il film, si commosse talmente tanto per quell’omaggio che gli avevo fatto che la mattina dopo mi chiamò e disse: «Carletto, mi rimangio tutto quello che ho detto, grazie per averci regalato un film così bello, grazie per avermi permesso di farne parte.» 

E il legame con Bologna? «Apprezzo molto i bolognesi, il loro spirito, sono persone che amano la vita, l’arte, sempre disponibili e premurose, hanno un senso d’amicizia molto forte. Conobbi Bulgarelli e Pascutti e una sera in un ristorante incontrai il grande Ezio, lui mi fermò e mi disse: “Io sono un suo grande ammiratore”, lo riconobbi e gli risposi “Ma lei è Ezio Pascutti, proprio quella figurina che non riuscivo mai a trovare nell’album Panini!” Nel 2001 ero a Bologna e dopo un incontro con il pubblico al Teatro Duse, andai a guardare Bologna-Roma in un bar che era gremito di bolognesi. Era l’anno dello scudetto della Roma e al primo goal non seppi trattenere l’entusiasmo, ricordo con piacere l’estrema sportività dei tifosi rossoblu che erano lì presenti. Mi fa molto piacere che Mihajlović si sia ripreso, è un grande esempio per tutti noi e si sta dimostrando un ottimo allenatore.» 

C’è spazio anche per un simpatico aneddoto: «Quando finii di montare “Bianco, rosso e Verdone”, Sergio Leone era contento, ma non sopportava Furio, il fastidiosissimo marito, sostenendo che la sua presenza avrebbe causato l’insuccesso del film. Per togliersi ogni dubbio invitò all’anteprima del film Alberto Sordi, Monica Vitti e il centrocampista della Roma Paulo Roberto Falcão. Io ero entusiasta di questi inviti, tuttavia non capii la presenza di Falcão, che non spiccicava una parola d’italiano. Alla fine della proiezione Sordi si alzò, mi abbracciò e mi disse: «Bravo, che cos’è quel marito!”» Falcão mi fece i complimenti per il film e il giorno dopo mi telefonò per chiedermi il numero di Irina Sanpiter, l’attrice che interpretava la moglie di Furio. Solo allora mi fu chiaro il motivo dell’invito.»

 

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