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Le Due Metà: Adailton – 13 apr

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Triveneto Goal


Le Due Metà prova a raccontare, da un punto di vista diverso, quella che è stata la carriera di calciatori che hanno vestito la casacca del Bologna  e della squadra che i felsinei affronteranno durante il weekend. Un racconto, una storia magari già sentita ma affrontata con occhi differenti: questo è l’obiettivo che questa rubrica si prefigge.

Almeno per questa volta, partiamo dalla fine.

Stadio Renato Dall’Ara, periodo non distinto che va dal 2007 al 2010. Il Bologna gioca in casa e la squadra rossoblù sta per scendere in campo. È il momento di annunciare le formazioni; via via con gli anni si è persa quell’aura di sacralità che inizialmente aveva, quel fomento e foga che riusciva a trasmettere. Ma non in quel momento. Non in quel giorno che ricordo bene.

“E con il numero 85, il Kraken di Santiago do Brasil, Martins, Bolzan, ADAILTON”.

Apoteosi, o qualcosa di molto simile. Adailton ha incarnato, a Bologna per qualche anno, l’essenza vera e propria del Calcio, e il popolo rossoblù, che ovviamente se n’era accorto, non poteva che apprezzarlo. Il fantasista brasiliano a Bologna ha fatto sognare, un po’ perché si portava dietro quella magia carioca proveniente dal continente sudamericano, un po’ perché i suoi piedi parlavano la lingua universale del pallone. È stato il primo vero calciatore che ho visto dal vivo indossare la maglia della squadra della mia città. Sul termine calciatore potremmo disquisire ore, ma non mi pare il caso. Con i rossoblù conquistò, alla prima occasione, la promozione in Serie A dando un prezioso contributo formato da 8 reti in 32 presenze. Ciò che però tutti i tifosi rossoblù sicuramente ricordano del brasiliano in maglia numero 85 sono due precisi momenti: il gol allo scadere contro la Juventus e la tripletta ai danni del Genoa, sua ex squadra. Ricordi indelebili legati al suo nome.

Flashback.

Torniamo quindi indietro. Nato, cresciuto ed esploso in Brasile, venne portato in Italia dal Parma dove, a tratti, veniva preferito a, udite udite, Roberto Baggio dall’allora tecnico dei ducali Carlo Ancelotti. Dopo Parma una stagione con la maglia del PSG pre-sceicchi, squadra che poteva comunque contare su giocatori del calibro di Jay – Jay Okocha, leggenda del calcio nigeriano. Poi, la svolta. L’approdo a Verona, sponda Hellas, nel 1999, squadra neopromossa in Serie A. qui Adailton inizia seriamente a mettersi in mostra, ergendosi come uno dei pilastri della formazione scaligera: i calci piazzati sono la sua specialità, e l’ottima tecnica di base di cui è disposto lo aiutano a sbrogliare situazioni difficili e risolvere partite tatticamente bloccate; il classico giocatore dal quale aspettarsi il cosiddetto colpo di genio. 7 anni all’ombra dell’Arena, vissuti in larga parte da protagonista: all’alba dei 30 anni la volontà di cambiare, prima Genoa, poi il triennio bolognese e, infine, l’avventura in terra rumena, al Vaslui.

Al cuor non si comanda, ed ecco che, a 36 anni, è la Juventude che lo accoglie, per quello che risulterà essere l’ultimo contratto della sua carriera.

Una vita passata in quello che è definito il Calcio di provincia, habitat ideale per giocatori che non vogliono o non riescono a fare il grande passo, consapevoli di quello che lasciano ma non di quello che potrebbe attenderli. Di una cosa siamo certi: Adailton ci ha fatti divertire. E non poco.

In occasione di Bologna – Hellas Verona, per Le Due Metà, Adailton!

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