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Come si è evoluta la Lazio di Sarri? Una squadra più verticale rispetto al passato

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Fonte immagine: S.S. Lazio

Lunch match alle 12:30 per Lazio e Bologna che si ritrovano una contro l’altra a 72 ore dalle rispettive serate trionfali di mercoledì. La squadra rossoblù galvanizzata dalla bella e netta vittoria sulla Fiorentina. I biancocelesti invece dall’impresa di Champions League, dove nell’andata degli ottavi di finale hanno battuto 1-0 la corazzata Bayern Monaco. Vittorie giunte in maniera diversa e con importanza decisamente diversa, ma importanti per l’umore delle due formazioni di Thiago Motta e Maurizio Sarri.

Modulo e atteggiamento della Lazio

Maurizio Sarri non cambia. La sua Lazio nasce e cresce per giocare in una sola maniera il 4-3-3. L’idea come sempre è quella di dominare il gioco, mantenere il possesso del pallone e sviluppare la manovra con scambi rapidi nello stretto e superando le linee di pressione avversarie col solo possesso. Tuttavia, nel corso degli anni Sarri ha derogato alla sua filosofia in più di un’occasione, cercando soluzioni alternative sia a livello atteggiamento che di schieramento. Alla Lazio ha insistito sul 4-3-3, cercando sempre il fraseggio corto, la costruzione sulle catene di fascia coi triangoli tra terzino, mezzala e ala. Tuttavia in questa stagione ha dovuto rivedere molte delle sue certezze, per rimediare a qualche limite tecnico palesato soprattutto dal centrocampo.

Lazio, alla cerca dello spazio aperto

Se Sarri ha continuato ad insistere sulla costruzione del proprio gioco molto basato sul fraseggio corto e sulle fasce, in questa stagione come già capitato alla Juventus e in precedenza al Chelsea ha dovuto un po’ derogare da questo caposaldo. Per via anche di una minore qualità tecnica e una ridotta superiorità fisica ed atletica del centrocampo la Lazio ha mostrato più difficoltà a dominare il possesso e contemporaneamente essere efficace nell’attacco all’area di rigore avversaria. Ecco perché Sarri ha cercato, in questi mesi, di rendere i biancocelesti una squadra sempre più verticale e sempre più rapida e pronta ad attaccare gli spazi concessi in contropiede dagli avversari. Un modo di attaccare che ha regalato molte più soddisfazioni nel periodo recente alla Lazio.

Il peso di Milinkovic-Savic, Immobile e gli esterni

Tra i tanti problemi della Lazio di questa stagione c’è certamente la mancanza di Sergej Milinkovic-Savic. Il serbo, come prevedibile, è risultato un giocatore quasi insostituibile nel quadro tecnico-tattico della squadra biancoceleste. La sua fisicità e la sua fantasia tra le linee ed inserimento ha tolto tanta imprevedibilità alla manovra della Lazio. Come se non bastasse, Immobile sta incontrando ancora più problemi a livello fisico rispetto all’ultima stagione. Questi stop hanno impedito al capitano di essere performante come è stato nelle precedenti stagioni. Un calo già evidente nella passata annata, e non un caso che Lotito abbia speso oltre 10 milioni per Castellanos. Immobile non è più l’atleta costante e scattante di qualche anno fa, per questo è meno efficace nelle corse in verticale. Motivo per cui la manovra della formazione capitolina rischia sempre di stagnare all’altezza del centrocampo. Un altro aspetto da non sottovalutare è la difficoltà degli esterni. Rispetto alla scorsa stagione le ali della Lazio hanno creato meno pericoli, servito meno assist e soprattutto segnato un numero minore di reti. I gol degli esterni, infatti, nella passata stagione erano stati l’ancora di salvataggio di una squadra che sta iniziando a risentire del calo della sua stella, Immobile.

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