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STADIO: Un Bologna “vergognoso” – 20 apr

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Una sconfitta grave. Di più, indecorosa. Vergognosa, addirittura. Così “Corriere dello Sport-STADIO” in edicola oggi analizza la partita che il Bologna ha giocato ieri sera al San Paolo, nell’anticipo della 34^ giornata di campionato, e che ha perso con il risultato tennistico di 6 a 0. Un risultato che va oltre l’evidente disparità a livello di valori tecnici (il Napoli è secondo, il Bologna tredicesimo) e ce meriterà senz’altro un’analisi da parte di tecnico e società.

Senza decoro

È un Bologna “senza decoro”, quello che ha visto Antonio Giordano. Che si consegna immediatamente ad un avversario gasato dal fiato sul collo che la Roma ha portato per il secondo posto che vale la Champions diretta. La squadra di Sarri ha sognato lo Scudetto, lo ha sfiorato, non ci sta ad arrivare terza e si sfoga su un Bologna in spirale negativa da tempo e che il primo tiro lo effettua intorno al 10° del secondo tempo con Brighi: siamo già 2 a 0 per il Napoli, doppietta di un Gabbiadini che vuole prendersi gli spazi che non ha avuto forse mai qui. Poco dopo inizia lo show di Mertens, che sigla una tripletta, e poi arriva anche la rete fortunosa di David Lopez quando ormai tutti attendono il fischio finale. Perdere qui ci sta, perdere così no: il Napoli domina dal primo minuto, tira venti volte circa in porta, ritrova lo spirito che servirà per la cavalcata finale valida per la Champions League. Il Bologna, invece, dovrà farsi una bella autoanalisi.

Le pagelle

Che Bologna sia stato è riflesso anche dalle pagelle assegnate dall’inviato. La sufficienza la strappa solo Diawara, un 6 per “l’unico che prova a dare un senso alla serata”. Il resto è mediocrità assoluta, e si va dal 5 di Mbaye (“almeno un po’ di energia”) ai 4 che toccano a Rossettini, Constant, Zuniga e Oikonomou: il penultimo a Napoli dovrebbe tornarci per fine prestito, il secondo interessava quest’estate. Difficilmente saranno visti in odor di azzurro dopo questa prova. 4,5 al rientrante Acquafresca, a cui non si poteva chiedere di risolvere i problemi della squadra, stesso voto anche al mister Donadoni, a cui il Bologna sembra davvero essere sfuggito di mano.

Senza Destro si è spenta la luce

Furio Zara analizza il rendimento di una squadra che perso il suo bomber ha perso fiducia e capacità di segnare e vincere. Mattia Destro, dopo un inizio difficile, si era finalmente fatto vedere per il giovane talento che è, l’infortunio lo ha di nuovo messo ai box e spento la luce al Bologna. Per lui i rossoblù hanno investito tanto, circa 10 milioni di euro, e non solo in termini economici: fu per lasciargli spazio e tranquillità che non fu comprato nessuno da mettergli in concorrenza, fu per questo stesso ragionamento che a gennaio è arrivato l’anziano e versatile Floccari. Strategie che non hanno funzionato e che sicuramente verranno riviste a fine stagione, con la dirigenza che darà ordine a chi si occuperà di mercato di colmare certe ormai evidenti lacune.

Le parole di Di Vaio e Donadoni

In sala stampa il club manager Marco Di Vaio è a dir poco sconsolato. Dice che non se lo aspettava, dopo quattro mesi splendidi, un crollo così: che c’è ancora tempo, ma certo prova vergogna per i tifosi, e ci sarà da capire cos’è successo. Che basterebbe una vittoria per chiudere una pratica, la salvezza, che sembrava ormai chiusa e che invece si è clamorosamente riaperta, anche se la distanza da chi insegue fa ancora sperare. Donadoni dice invece che perdere qui si può, ci sta eccome: ma così no, così è vergognoso. Valuta il ritiro, non cerca scuse negli assenti (“Destro non avrebbe fatto la differenza”) e ammette che la situazione si è fatta dura. C’entrano qualcosa le voci sulla Nazionale? Lui dice di no, e conoscendo il personaggio c’è da credergli. Adesso il mister penserà alla prossima con il Genoa, che è in crisi e va battuto: il Bologna dovrà farlo con tutti gli attuali acciaccati e infortunati e senza Diawara squalificato. Mica facile, vero: ma nessuno ha mai pensato che sarebbe stato facile, in Serie A, e se qualcuno lo ha fatto è giunto il momento di guardare in faccia la realtà. Serve un altro Bologna.

(foto Getty)

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