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Andrea de Adamich, innanzitutto pilota

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Generazioni di appassionati di motori si ricordano molto bene di lui, perché il suo volto e la sua voce competente li hanno accompagnati per decenni durante le domeniche trascorse, davanti alla televisione, a seguire gare ed approfondimenti. Uno dei motivi per cui aveva guadagnato la stima degli ascoltatori era la sua capacità di immedesimarsi nei piloti e di leggere le loro mosse, e questo era possibile grazie al fatto che Andrea de Adamich era uno di loro. Prima di mettersi ai microfoni e davanti alla telecamera, era stato un pilota dalla carriera folgorante, per quanto breve e segnata da brutti incidenti. Il suo talento alla guida lo aveva portato a lottare e a farsi valere in pista contro i campioni della Formula 1 degli anni ’70, e a conoscere e collaborare con i personaggi chiave di quell’ambiente. Una volta appeso il casco al chiodo, ha saputo reinventarsi, e non solo come conduttore televisivo. Nel 1991, con lo scopo di valorizzare le vetture Alfa Romeo, ha ideato e fondato il Centro Internazionale Guida Sicura, ente organizzatore di corsi tra i più rinomati del settore. Esso ha sede in piena Motor Valley, a pochi passi dal quartier generale della Dallara, uno dei giganti di questa terra, presso l’autodromo di Varano de’ Melegari in provincia di Parma, paese diventato la sua nuova casa.

 

Occhiali da corsa

Andrea de Adamich, nato a Trieste il 3 ottobre 1941, cresce a Milano in una famiglia agiata di origine croata, nella quale le belle macchine non mancano. Agli occhi di Andrea esse appaiono come dei meravigliosi mezzi di trasporto: delle corse non c’è neanche il pensiero. Si dedica con successo agli studi, e dopo il diploma di liceo riceve dalla madre in regalo una Triumph TR3. Proprio con questa auto ha, nel 1962, i primi contatti con le competizioni, in particolare con le corse in salita, che aveva conosciuto grazie a un amico. Ed è qui che si accorge di avere un piede niente male. È ancora un ragazzo con la faccia da bambino, e sotto il casco porta sempre un paio di occhiali con spesse lenti, ma è capace di stare al passo dei migliori. Quando, poco dopo, ha la possibilità di provare una vettura a ruote scoperte, è amore a prima vista: nel 1963 si iscrive al campionato di Formula Junior. Assieme al Team milanese Jolly Club passa al campionato italiano di Formula 3, e nel 1965 si aggiudica il titolo di campione nazionale. Nel frattempo si cimenta anche nelle gare del campionato europeo turismo con Alfa Romeo, e anche qui miete un successo dopo l’altro, portandosi a casa il primo posto in classifica per due anni, nel 1966 e nel 1967.

 

Vado veloce, ma non so perché

Nel 1965 entra, per la prima volta, nell’orbita Ferrari, partecipando alla Targa Florio, dove desta una buona impressione. La strada che lo dovrebbe portare a guidare la Rossa a Le Mans sembra spianata. Durante un test a Monza in preparazione alla corsa francese aveva assistito ad un incidente, costato la vita a Bruno Deserti. L’impressione destata da questo evento è troppo forte, e allora preferisce fare un passo indietro. Ma la porta è destinata a riaprirsi. A seguito della morte di Bandini, la Ferrari necessita di un giovane pilota italiano col quale sostituirlo. La scelta più scontata appare quella del romano Ignazio Giunti, altro prospetto molto quotato. Tutti i dubbi verranno dissipati da uno scontro diretto, a parità di vettura, che va in scena a Vallelunga tra il padrone di casa Giunti e de Adamich e che vede una netta affermazione del secondo. Nei test ai quali prende parte macina record su record, migliorando i tempi fatti registrare dai piloti ufficiali Chris Amon e Jackie Ickx. Racconta lo stesso de Adamich che le sue impressioni erano del tutto diverse: era convinto di essere lento, fino a quando, sceso dalla macchina, i meccanici si complimentavano con lui per le ottime prestazioni. Nel 1967 partecipa al Gran Premio di Spagna di Formula 1 a Jarama, non valido per il mondiale. In qualifica è quinto, e in gara è destinato a concludere al quarto posto, dietro solo a nomi come Jim Clark, Graham Hill e Jack Brabham. Una foratura a due giri dal termine fa sfumare il piazzamento, ma la sostanza non cambia. Enzo Ferrari è convinto: de Adamich nel 1968 parteciperà a sei gare del mondiale di Formula 1, e a tutto il campionato di Formula 2.

 

La Formula 1: gioie… e dolori

La prima gara ufficiale alla quale partecipa è il Gran Premio del Sudafrica, che si corre il 1° gennaio 1968 a Kyalami. Su una pista per lui del tutto nuova, in qualifica è davanti ai compagni di squadra Amon e Ickx, anche se purtroppo è costretto al ritiro in gara. La gara successiva è la Race of Champions a Brands Hatch. Nel tentativo di vincere ancora il confronto con i compagni di squadra, in prova sbaglia una frenata e sbatte contro una postazione dei commissari. L’incidente gli causerà la frattura di due vertebre e uno stop di sei mesi. Al suo rientro la stagione è ormai quasi terminata, e fa in tempo a partecipare solo alla Temporada Argentina, campionato nazionale riservato alle Formula 2. Due vittorie e un secondo posto in quattro gare gli attribuiranno senza discussione il successo nella competizione, davanti a piloti come Jochen Rindt, Carlos Reutemann e Clay Regazzoni. Questi risultati, insieme al secondo posto ottenuto nell’ultima gara del campionato di Formula 2 a Vallelunga, dimostrano che Andrea è ancora quello di prima. Però nasce in lui il sospetto che Maranello possa non essere più il posto giusto per coltivare le sue ambizioni. Durante i weekend in pista aveva conosciuto ed era diventato amico di Bruce McLaren, con il quale si accorda per disputare la stagione 1970 nella neonata scuderia del neozelandese. Fondamentale è anche il supporto di Alfa Romeo: i motori montati sulla vettura di de Adamich sono forniti dalla casa di Arese. Pur mettendosi dietro piloti di spessore in prova, è costretto a non partire in diverse corse della prima parte di stagione. Il regolamento dell’epoca consentiva a sole sedici macchine di prendere il via, e di queste, una dozzina erano qualificate d’ufficio essendo le prime guide di ciascun team. Il suo risultato migliore è un ottavo posto a Monza. Nel 1971 è alla March, mentre disputa la stagione successiva alla Surtees, raggiungendo un prestigioso piazzamento a punti, con un quarto posto, ancora a Jarama. Poco dopo l’inizio della stagione 1973 interrompe la collaborazione con l’ex campione di motociclismo, del quale non conserverà un buon ricordo: de Adamich sarà costretto a ricorrere alle vie legali per risolvere in suo favore delle dispute sorte all’interno del team. Passato alla Brabham, uguaglia il suo miglior risultato, terminando ai piedi del podio il Gran Premio del Belgio battendo la concorrenza diretta di Niki Lauda. Nessuno si sarebbe aspettato che da lì a poco avrebbe corso il suo ultimo Gran Premio. A Silverstone rimane coinvolto in una carambola, innescata da un testacoda di Scheckter al primo passaggio sul rettilineo del traguardo. Per i piloti che sopraggiungono ad altissima velocità è impossibile evitare la sua vettura, rimasta ferma in pista. De Adamich rimane intrappolato nella sua auto per quasi un’ora. L’impatto gli ha provocato la rottura di entrambe le gambe.

 

La nuova vita

Gli strascichi di quell’infortunio non gli consentono di avere la sensibilità ai piedi necessaria per mettersi al volante di una Formula 1. Avrebbe la possibilità di proseguire la sua carriera nel turismo, oppure nei prototipi, vetture da lui mai abbandonate, avendo preso parte alla 24 ore di Le Mans del 1970 e del 1972, sempre con Alfa Romeo. Ma Andrea preferisce cambiare del tutto settore. La Marlboro gli offre la possibilità di diventare il responsabile della propria linea di abbigliamento. E anche come imprenditore dimostra ottime qualità. Viene contattato da Telemontecarlo per condurre un programma sui motori, dove si erano convinti che potesse aver un futuro anche in televisione, dopo aver visto alcune pubblicità in cui compariva. Funziona talmente bene che la Fininvest gli affida il programma sui motori, Grand Prix, che andrà in onda dal 1978 al 2013, per i primi anni su reti locali, poi su Italia 1. Negli anni ’90, per alcune stagioni, commenta anche le gare di Formula 1 trasmesse da Mediaset.

De Adamich nelle vesti di giornalista presenta le sospensioni attive della Ferrari F93A in una puntata di Grand Prix (sagitt76 su YouTube)

 

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