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Sinner a caccia

Stasera si giocano le semifinali dello US Open

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Jannik Sinner (© US Open)
Jannik Sinner (© US Open)

Da un paio di anni a questa parte, ci siamo abituati. Appena sentiamo dire le parole “semifinale” e “slam” pensiamo subito a quando giocherà Sinner, dando quasi per assodata la sua presenza. E, grazie ad una costanza inamovibile e al suo temperamento tutto campo e freddezza, Jan non ci delude mai. Perché, anche se fosse vero (e non siatene così convinti), come dicono alcuni, che il livello medio del tennis si è abbassato, si parte sempre da zero a zero, con un game di servizio e uno di risposta ogni cambio di campo. Insomma, le partite non si vincono da sole, anche se qualche extraterrestre ce lo vorrebbe far credere, ma di certo il numero uno del mondo è uno dei giocatori più continui di sempre.

Chi trova un amico…

Ai quarti, sempre la solita storia. Tra dritti in allungo, vincenti di rovescio e un servizio sorridente, Jannik ha superato con un severo 6-1 6-4 6-2 il numero 10 ATP Lorenzo Musetti, in netta ripresa dopo le fatiche dei 1000 americani. Eppure, la qualità dell’avversario, per il miglior giocatore del mondo, non era la sfida più importante portata a galla dall’incontro. Chiunque abbia praticato uno sport solitario come il tennis lo sa: trovare un amico dall’altro lato della rete è psicologicamente complesso. Peraltro, già lo stesso Musetti lo aveva confermato prima del match contro Flavio Cobolli, “fratello” romano che conosce da ormai 13 anni e con il quale ha condiviso pezzi importanti della sua crescita.

Lorenzo Musetti al Madrid Open 2025 (© Profilo X Mutua Madrid Open)

Lorenzo Musetti al Madrid Open 2025 (© Profilo X Mutua Madrid Open)

Eppure, Sinner non si è lasciato intenerire da parole come “derby” o “amico”, partendo in maniera centrata fin dai primi punti e portando a casa un match più tosto di quanto non dica il risultato. «Quando si gioca accantoniamo l’amicizia, poi una stretta di mano e passa tutto». Game, set, match Sinner, sperando che l’artista carrarino possa terminare la stagione esprimendosi a questo livello altissimo.

Una poltrona per quattro

Oltre ai soliti noti, che sembrano quasi giocare uno sport diverso per facilità di esecuzione e controllo dei momenti clou, ci sono i due “guastafeste” Nole Djokovic e Felix Auger-Aliassime. Mentre il serbo è chiamato a dare il tutto per tutto contro Carlos Alcaraz, sfruttando tutta la sua proverbiale garra serba, il canadese arriva alla sfida con Jannik da outsider. Dopo aver eliminato Alex De Minaur in un match equilibratissimo, il futuro numero 13 del mondo è chiamato all’impresa. Sì, perché appena due settimane fa, in quel di Cincinnati, ha racimolato appena due giochi contro l’azzurro. Ma ogni partita, nel magico mondo della pallina gialla, è una storia a sé, e questo Felix non è lo stesso del Lindner.

Là dove in Ohio mancava la fiducia, qui nella Grande Mela c’è una feroce grinta che gli ha permesso di ribaltare un paio di partite tutt’altro che banali, tra cui quella contro Zverev. La testa, in questo gioco, fa tutto, e Felix ne è la dimostrazione: che inizi lo spettacolo, perché il pepe c’è già tutto. La prima piazza del ranking è in bilico, chi vincerà tra le guardie e i ladri?

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