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Gara uno di finale il 14 maggio 1994: un grande Brunamonti

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Foto Virtuspedia


Il 14 maggio 1994 si gioca gara uno di finale scudetto. C’è Coldebella, grazie al pagamento della penale dopo l’espulsione in gara tre di semifinale contro la Glaxo Verona. Brunamonti recupera dai malanni muscolari e dall’altra parte Magnifico gioca con nove punti di sutura. Il capitano bianconero è il protagonista di gara 1, 3 su 5 da due punti, 3 su 3 da tre, 7 su 7 ai liberi, 26 di valutazione e 22 punti in 16′. E’ una gara per combattenti, oltre al capitano, spiccano i 20 punti di Danilovic, anche se con medie inferiori alle solite, ma con la giustificazione di problemi alla caviglia, tanto da aver passato molta parte del riscaldamento nello spogliatoio, i 18 di Schoene, 3 su 5 da due, 3 su 6 da tre e 3 su 4 ai liberi, con 10 rimbalzi, i 9 di Morandotti con 5 rimbalzi e gli 8 rimbalzi di Carera. Binelli invece ha tre falli dopo 4’30” e alla seconda palla a due, persa, commette il quarto fallo dopo soli 8″. Clima elettrico, Coldebella commette un fallo intenzionale di reazione dopo un fallo di Labella, quasi ne nasce una rissa con Magnifico.

Ancora nulla, rispetto a quello che succederà in gara due. Il primo tempo si chiude sul 40-33, ma la Scavolini reagisce e sorpassa, 42-45 al 25′ dopo un parziale di 2-12. Al 29′ pesaresi avanti 50-55 quando Myers da sotto sbaglia il +7. Sul 78-78 McLoud fallisce due triple, poi a 30″ dalla fine Morandotti realizza l’1+1 importantissimo dell’82-78; i marchigiani si riportano sull’82-80, poi non commettono fallo e così Brunamonti può scoccare la tripla dell’85-80 che chiude definitivamente i giochi. Giusto che a chiudere sia il capitano, che ha dato tutto in quei sedici minuti in campo e quando è dovuto uscire esausto, le Vu nere conducevano di nove punti, ha fatto il break nel primo tempo, è stato artefice del recupero nel secondo e ha respinto l’assalto finale della Scavolini nel finale. Le V nere si aggiudicheranno 3 a 2 una serie bella, ma purtroppo ricca di scontri, polemiche, ricorsi, squalifiche, ma in cui alla fine fu sempre rispettato il fattore campo. Bianchini, allenatore dei pesaresi così descrisse il momento in cui il capitano delle V nere, in quel primo anno in cui aveva ceduto il posto in quintetto a Coldebella, saliva sul terreno, diventando un fattore decisivo: “Sembra il miracolo di San Gennaro, ogni volta si scioglie il sangue, ogni volta si rinnova puntualmente il prodigio”.

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