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Scomparso, la scorsa notte, Romano Bertocchi. Il ricordo di Ezio Liporesi

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Aveva compiuto 90 anni il 16 agosto scorso Romano Bertocchi, scomparso oggi. Moltissimi dei quali, oltre settanta trascorsi a trepidare per la sua Virtus. Aveva iniziato da semplice tifoso, in Sala Borsa, subito dopo la guerra ed è arrivato addirittura a farne il presidente, in un susseguirsi di vicende che andrebbero raccolte in un libro e non in un semplice articolo di ricordo. Romano era uno di quei pochi abbonati che tutti cerchiamo con gli occhi entrando a palazzo, faceva parte dell’architettura, dava un senso di continuità, era una conferma tangibile della tradizione della Virtus. Nella selezione dei ricordi che tornano alla mente la notte del ritorno di Sugar: Richardson era stato cacciato dalla Virtus a fine agosto 1991, ma trovò presto una squadra, lo Spalato in pieno marasma guerra e per uno strano scherzo del destino il calendario di Eurolega aveva in programma il 31 ottobre per la prima giornata la trasferta degli spalatini a Bologna. L’ingresso in campo della squadra ospite fu un’autentica ovazione per Sugar e il più entusiasta, con quel suo modo inconfondibile di applaudire, fu proprio Romano; poi arriva il 14 gennaio 1993, Virtus – Cibona, una serata in cui la Virtus gioca in maniera divina e stritola gli avversari 109-69, guidati in panchina da Aza Petrovic, il fratello di Drazen. Aza non aveva il talento del fratello, ma era stato comunque giocatore da nazionale e aveva avuto anche un’esperienza italiana alla Scavolini, ma aveva soprattutto una caratteristica curiosa, festeggiava ogni canestro con il gesto dell’aeroplano. Fu così che in quella sera di coppa Bertocchi, cominciò ad un certo punto a festeggiare la cavalcata trionfale bianconera imitando quel movimento a braccia aperte; presto la mania contagiò tutto il palazzo, presidente Cazzola compreso e così Bertocchi  si rese protagonista dell’unico nella storia in cui il parterre trascina la curva. Il giorno seguente l’episodio venne citato anche da Repubblica nel titolo dell’articolo di cronaca della partita: “…e tutto il palazzo fa l’aeroplanino”. Nel 1994 la sua passione per la pallacanestro lo spinse anche al Playground dei Giardini Margherita costruendo una squadra (Gallinari, Battisti, Dondi…), guidata da Giorgio Valli, consigliato a Romano da Messina, capace di battere tutta la concorrenza. Nel periodo d’oro delle V nere, con l’accoppiata scudetto-Eurolega del 1998 e il grande slam 2001 fu fondatore del club dei 100 e della rivista Bianconero. Arrivò poi il momento difficile, la rinuncia a fare l’abbonamento: la sua grande amicizia con Messina (quando Ettore era invitato alla Domenica Sportiva aveva puntualmente al suo fianco Bertocchi e una volta Romano si finse addirittura il padre del coach per poter entrare in un palasport esaurito) non poteva tollerare la maniera in cui Madrigali aveva cacciato l’allenatore. Il peggio doveva, però, ancora venire, l’estate del 2003, Romano era a Roma dove si consumava il triste destino della Virtus, speranzoso fine all’ultimo in una soluzione positiva, poi terribilmente ferito. Vennero poi i giorni della rinascita con l’intervento di Sabatini e Romano, che durante il Gran Consiglio del 31 agosto, aveva promesso che se la Virtus fosse sopravvissuta, avrebbe fatto l’aeroplanino davanti alla statua del Nettuno, con la canotta bianconera, ripropose in settembre quel gesto di una decina d’anni prima.  Un anno dopo Bertocchi, che era già entrato nel Cda della Virtus, ne diventa addirittura presidente, rispondendo a un invito di Sabatini. Così è proprio Bertocchi il presidente della promozione del 2005, un’emozione che vale quanto un’Eurolega. Rimane in sella fino al 2011, poi divergenze con Sabatini sull’assunzione dell’allenatore Finelli provocarono le sue dimissioni (rimase tuttavia presidente di FuturVirtus), a 81 anni Romano poteva tornare al ruolo che più amava, quello di fedele tifoso e fino all’ultimo ha seguito la sua Virtus. Infine un ricordo personale: mi capitava di frequente d’incontrarlo al supermercato insieme alla moglie Anna Maria ed era un piacere vedere il suo volto un po’ annoiato illuminarsi come quello di un bambino nel parlare della Virtus; poi tre anni fa la moglie è venuta a mancare e sono finiti anche i nostri incontri, ma oggi lo voglio salutare come era abitudine una volta superata la barriera delle casse: “Ciao Romano e Forza Virtus”.

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