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Bologna

A Tu per Tu con ……Max Pezzali – 16 Ott

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Forse se avessi dovuto fare due chilometri a piedi per raggiungerlo, gliel’avrei bellamente data su. Ma mi bastava scendere dal mio metroquadrato impiegatizio e lasciarmi trasportare dalla folla in uscita dal lavoro o da chissà dove per arrivare da Lui. Curioso come, due mesi fa, il mio Riccardo mi avesse chiesto se gli facevo sentire “Hanno ucciso l’uomo ragno”: il mio piccolo Lui, a otto anni aveva squarciato il suo buio mentale, in cui naviga da quando è nato, per domandarmi un qualcosa di così attuale e che, in un certo modo, aveva lasciato il segno nella mia esistenza. Da allora, in auto, la canzone avrà fatto risuonare le sue note almeno 400 volte senza che Ricky abbia mai dato segni di cedimenti o di annoiamento. Galleria Acquaderni, ad un sospiro da via Rizzoli, ore 18, un salotto ricavato in fretta e furia per ascoltare chi ha tutto del cantante ma non della star. Matte Sandy era a fianco a me e gli leggevo negli occhi che per lui l’attesa, comunque fosse andata, non sarebbe mai stata vana: era lì per Lui e Lui sarebbe stato lì per Matte e questo, ne sono sicuro, per entrambi sarebbe stato più che sufficiente. Avevo visto quell’auditorium improvvisato accogliere e riempirsi di giovani fans e qualche attempato ascoltatore, ma mi sarebbe stato impossibile delineare un profilo tipo di un suo “follower”, tanto l’eterogeneità di quel momento riempiva quell’estemporaneo mini palasport intorno a me. Poi l’eccitazione di quello che capisci che sia il momento che precede l’evento ed entri in contatto col personaggio, il suo sorriso intimidito da cento occhi che delicatamente si posavano su di Lui e il suo racconto del suo percorso professionale che avrebbe portato alla fine del Nostro incontro. Non chiedetemi dettagli, non sono intimo di Max e calarmi nei panni del suo biografo susciterebbe le vostra ilarità e null’altro. Ho recuperato qualche impreciso e sfarfallante fotogramma dell’inizio della “chiacchierata” e ad essi lascio il compito di raccontarVi quell’incontro, mentre mi prendo il finale, quello che lo lega tanto a me: il racconto di un papà che, ai presenti, racconta di come oggi un bimbo di 5 anni, suo figlio,  gli abbia cambiato la vita. Il libro “I Cow Boy non mollano mai” è dedicato a lui, Hilo, perchè come racconta Max :”Da quando me lo sono trovato in mano  il mondo come lo conoscevo è cambiato”. Si caro Max loro ti cambiano il mondo e la nostra egoistica prospettiva. Così mentre quella folla improvvisata si accalcava intorno al loro “non idolo” per le foto e gli autografi di rito, io ero già in cammino verso casa, per raggiungere il mio piccolo Uomo Ragno.

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