Bologna FC
Amarcord – Livio Pin dalle 700 bottiglie di vino alla tripletta al Fano
Livio Pin non è un nome che viene solitamente ricordato per le stagioni giocate a Bologna, ma in realtà anche il centrocampista veneto ha una storia che vale un nostro amarcord. Tra bottiglie di vino vinte e una tripletta con la nostra maglia
La storia del calcio non è solo quella dei grandi fenomeni e dei nomi indimenticabili, la storia rossoblù, ma del calcio in generale, è fatta anche di nomi che ai più non smuovono (forse) particolari ricordi, come quello di Livio Pin.
In una società come quella bolognese che vanta vittorie e record a livello europeo, potrebbe sembrare strano parlare di un giocatore che, in rossoblù, ha giocato due stagioni, la prima per altro in Serie C nella prima volta in assoluto in cui il Bologna è finito così lontano dai fasti del passato.
E invece, il bello del calcio è che le curiosità si nascondono ovunque.
La carriera di Livio Pin
Centrocampista classe 1953 nativo di Cappella Maggiore, Treviso, Livio Pin ha avuto una buona carriera seppur non paragonabile a campioni più rinomati. Gli vengono accreditate 294 presenze (e 21 reti), distribuite tra Serie A e Serie C, di cui circa la metà nella massima serie.
Dopo un inizio a Vittorio Veneto (1 presenza in Eccellenza) e un passaggio alla Juventus (zero presenze), trova meno di 10 presenze in tre stagioni tra Reggina (1970/72) e Arezzo (1972/73). La giovane età e la Serie B, non gli fanno trovare troppo spazio.
E così, ventenne, scende di categoria. Nel 1973 approda a Chioggia, nel Clodia Sottomarina, tornando, per altro, in Veneto. E qui trova maggiore continuità oltre alle prime reti in carriera. Si fa notare insomma, e arriva la chiamata dalla Serie A.
Tra il 1976 e il 1982 gioca per Perugia, Napoli e Udinese nella massima serie, totalizzando anche 11 reti in Serie A. Non solo, con l’Udinese vince anche la Mitropa Cup 1979/80. Anche se attenzione, non è più la medesima coppa vinta dal Bologna: non è più infatti l’antesignana di quella che oggi definiremmo Champions League, ma è un torneo a cui si qualificano le formazioni che vincono la Serie B. L’Udinese, infatti, acquista Pin dal Napoli, una volta approdata in Serie A.
Nel 1982 si sposta a Como, tornando in Serie B e la stagione successiva, nel 1983/84, approda a Bologna, che è appena sceso in Serie C1 e non ci vuole rimanere. Pin resta in rossoblù due stagioni e poi, trentaduenne, lascia le Due Torri.
Conclude la carriera a 34 anni, vestendo le maglie dello Zurrieq (squadra di Malta) e del Venezia.
Figurina di Livio Pin al Bologna 1984/85
Livio Pin a Bologna
Come detto, a Bologna Livio Pin ci rimane due stagioni. Aiuta a riconquistare subito la Serie B nella prima sciagurata partecipazione alla Serie C dei rossoblù, e poi concorre al piazzamento a metà classifica in cadetteria nel 1984/85.
In totale in rossoblù colleziona 51 presenze: 13 in Serie B, 32 in Serie C e 6 in Coppa Italia. Segnerà con la maglia rossoblù 5 reti, di cui una in Coppa Italia e le altre in Serie C.
In una carriera tutto sommato soddisfacente, la parentesi petroniana non brilla particolarmente. Ma perché ci soffermiamo proprio a parlare di Pin? Le motivazioni sono due, e ora le approfondiremo.
Figurina doppia Livio Pin e Lorenzo Marronaro al Bologna 1984/85
La tripletta di Livio Pin, mattatore del Fano
La particolarità dell’esperienza di Pin a Bologna sta principalmente nelle sue reti con la maglia rossoblù, che vi ricordiamo sono state 5.
La prima partita di quella stagione, il 21 agosto, fu Udinese-Bologna, valida per la Coppa Italia. Alla rete del campionissimo Zico, risponde la rete dell’ex di Livio Pin.
Passano i mesi e Pin non segna più, in fondo non è quello il suo lavoro. Non segna più fino all’11 dicembre. Al Dall’Ara si svolge Bologna-Fano, non certo una gara di cartello, ma per tornare in Serie B i rossoblù devono fare più punti possibili. E in quel 5-2, oltre a una doppietta di Sauro Frutti, arriva la tripletta di Livio Pin.
Ora, va bene la Serie C, ma una tripletta non è cosa da tutti, e non è cosa da tutti i giorni. Soprattutto per qualcuno che in quasi quindici anni di carriera segna 21 reti complessive.
E infatti, Pin torna a non segnare. Almeno fino al 6 maggio 1984. La gara è Fano-Bologna, e finirà sul risultato di 2-2. L’altra rete, ancora una volta, sarà di Frutti. Ma mentre Frutti sarà il miglior marcatore rossoblù della stagione (16 reti), Pin avrà segnato 5 gol di cui una ad una formazione di Serie A e le altre quattro al Fano. Tra cui una tripletta.
Per dare un’idea di cosa significhi segnare una tripletta in gare ufficiali, basti pensare che nella ultracentenaria storia del Bologna, sono solo 38 i calciatori ad esserci riusciti. E il già citato Sauro Frutti, ad esempio, non è tra questi.
La rete Pin in Pescara-Napoli 1977/78 (© Foto Archivio Morgera)
Livio Pin, Pagliuca e le bottiglie di vino
Ma non si può parlare di Livio Pin senza parlare delle 700 bottiglie di vino del 1977. Il centrocampista in quella stagione gioca nel Napoli, e come accaduto in altre stagioni lo sponsor della Serie A in quell’anno mise in palio, per la prima rete stagionale, 700 bottiglie di vino. E la prima rete di quella stagione fu segnata proprio da Livio Pin in Pescara-Napoli, poi finita 1-3, con lo stadio Adriatico stracolmo per la prima partita della storia della formazione abruzzese in Serie A.
Il regalo delle 700 bottiglie ci porta a chiudere con un aneddoto che non riguarda Pin ma che interessa di striscio un grande del Bologna: Gianluca Pagliuca. Nel 1991/92, con Pagliuca alla Sampdoria, oltre alle 700 bottiglie di vino per il primo gol ce ne sono in palio anche 300 in caso di rigore parato.
Il primo gol è del centrocampista blucerchiato Silas, mentre il rigore è parato da Pagliuca. Anni dopo, Silas rilascerà questa goliardica dichiarazione a UOL Esporte e ripresa da sampnews24.com: «C’erano un migliaio di bottiglie in palio ma ancora oggi non le ho viste. Inizialmente non volevo riscattarle, poi ho rimandato fino al termine della stagione. Dopo la tournée e il ritorno in brasile di quelle bottiglie non ne ho saputo più niente. Alla fine, ho pensato che se le fosse prese tutte Pagliuca».
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