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Bologna

Analisi tattica – Manca sempre qualcosa – 6 feb

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Ansa

La partita di ieri contro la Fiorentina è lo specchio di quello che è il Bologna: non solo quest’anno, ma da qualche stagione. 
Buone giocate, a tratti ottime trame di gioco, ma in fin dei conti niente, o quasi, di concreto. Il gioco c’è, ma si vede solo a sprazzi, e la fragilità mentale dei ragazzi di Donadoni è un difetto che i giocatori e lo stesso mister non riescono a risolvere. 

Con i viola c’è stato l’ennesimo cambio di formazione, o meglio, di modulo. Il 4-3-1-2 proposto domenica non l’avevamo mai visto, e le risposte sono arrivate: sia positive che negative. Partiamo dalle prime. 
Di buono c’è che il Bologna difficilmente sbaglia tatticamente una partita. Donadoni ha dato alla squadra un’identità pratica che consente ai rossoblù di giocare buoni match sia dal punto di vista fisico, che, appunto, tattico. La squadra è sempre, e ripeto sempre, ben messa in campo: molto corta tra i reparti e ben organizzata in fase difensiva. I problemi cominciano quando si parla di attenzione, che spesso manca negli uomini della retroguardia e non solo. 
I tanti gol subiti per ingenuità gratuite e da calcio piazzato sono la prova che spesso la lampadina dell’attenzione si spegne, e soprattutto quando si affrontano squadre con giocatori di qualità (leggi Chiesa) è normale venire puniti. 

Torniamo al 4-3-1-2. Dzemaili trequartista è un’opzione interessante, forse più per il 4-2-3-1 però: modulo più adatto alle qualità dei rossoblù, cioè far partire l’azione dall’esterno. Domenica mancava Verdi, è vero, ma in rosa abbiamo comunque ottimi attaccanti esterni che in parte potrebbero fare le veci di Simone. Donadoni ha scelto di cambiare, avvicinando le due punte e mettondo Blerim alle loro spalle. 
Ed ecco il problema. Lo svizzero ha certamente una saggezza tattica e un’intelligenza calcistica sopra la media, ma la qualità per fare l‘ultimo passaggio non la possiede, e difficilmente lo vedremo inventare per mettere in profondità un compagno. Per questo lo vedrei meglio come “falso trequartista” in un 4-2-3-1: sistema di gioco che prevede più uomini offensivi e uno sviluppo diverso. In questo caso si potrebbe vedere il Dzemaili incursore in fase offensiva, e quello distruttore del gioco avversario in quella difensiva.

Nel primo tempo del derby dell’appennino, va detto, si sono viste trame di gioco interessanti e una buona qualità nello sviluppo della manovra. Riuscivamo spesso e volentieri a trovare le due punte, e le mezz’ali, favorite dai movimenti degli uomini offensivi, si inserivano tra le maglie dei difensori in viol…in verde. 
Nel secondo tempo la partita si è spenta nel suo complesso, ma il calo dei felsinei è stato troppo evidente, soprattutto dal punto di vista delle idee. Non siamo più riusciti a combinare con i due attaccanti, e Dzemaili si trovava spesso nascosto dal centrocampo viola. In tutto questo si è aggiunta la mancanza di attenzione di cui sopra, che ha dato il via al vantaggio definitivo della Fiorentina, con un Donsah in ritardo sulla chiusura, e i due centrali troppo poco convinti nell’andare ad attaccare Chiesa nell’1 contro 1.

Qual è il problema?

Oltre ai già citati cali in fase difensiva, il Bologna soffre da troppo tempo di sterilità in avanti. Come reti segnate siamo in linea con la posizione in classifica (28 gol fatti), ma arriviamo a tirare in porta troppe poche volte. La classifica dei tiri ci vede al terzultimo posto, ma soprattutto facciamo una fatica tremenda a sviluppare una manovra importante con gli uomini di qualità in una posizione favorevole. Mi spiego meglio. Le catene laterali si muovono bene, ma visto che non andiamo quasi mai al cross per scelta (ultimi nella classifica dei traversoni), cerchiamo di andare verso il centro. Il problema però nasce quando vorremmo cercare uno sbocco verso la conclusione. La mancanza di creatività dei centrocampisti obbliga il più delle volte Verdi ad accentrarsi e ad arretrare per cercarsi lo spazio e poter fare la giocata. Così facendo l’azione parte quasi sempre con qualità, ma, ovviamente, perdiamo negli ultimi 16 metri. 

Rispetto all’anno scorso però vedo dei miglioramenti. Le due mezz’ali accompagnano con più continuità l’azione, e l’aggressività è cresciuta molto: basti pensare che la stagione scorsa eravamo tra gli ultimi per falli commessi, oggi le cose vanno meglio. 
La fase difensiva spesso si sviluppa bene, ma i cali dei singoli alle volte sono inspiegabili e danneggiano parecchio l’operato della squadra. 

Insomma a questo Bologna manca sempre qualcosa, ma degli spunti e delle cose positive ci sono. Alcuni giocatori, vedi Pulgar, sono cresciuti esponenzialmente, e i due nuovi Orsolini e Avenatti sembrano essere giocatori davvero interessanti. 
Ora non ci resta che aspettare che crescano e trovino continuità, un po’ come tutta la squadra, che è alla ricerca del solito e tanto agognato salto di qualità.

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