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Il Punto sul Bologna – Tiri Mancini

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Seguendo da decenni il calcio, c’è una parola che, anche solo sussurrata, ancora mi solleva dalle intricate vicende del pallone che rotola: Mancio.
Per noi.
Per tutti: Roberto Mancini da Jesi.
Perché, per la mia generazione (per quelli che hanno tra i 40 ed i 50), Mancini è stato un punto di partenza. Non avendo avuto la fortuna di aver visto i ragazzi di Bulgarelli vincere lo scudetto ed essendo ancora troppo giovane per poter godere dei gol di Savoldi, la nostra generazione ha avuto nel Mancio il primo idolo da poter raccontare. E sono più di 35 anni che mi vanto di averlo visto giocare con la lanuginosa (all’epoca) maglia rossoblù. Probabilmente ha fatto più gol attraverso i miei piedi-cinni nel cortile sotto casa che lui davvero in campionato, ma poco importa. Il Mancio era la poesia di uno stop, era l’estetica di una rifinitura no-look (quando ancora bastava dire “genialata”, senza anglicismi), era un tacco impertinente ed irriverente. Ai miei occhi, era semplicemente il sinonimo di “calcio”, di “Bologna”, di “appartenenza”. E il fatto che sia stato “nostro” solo per 4 anni di giovanili ed uno da professionista conta poco, vista anche l’accoglienza che sempre il pubblico bolognese gli dedica ogni volta che lo incontra.
Diciamoci la verità: l’arrivo di Saputo è servito, a qualcuno di noi, per solleticare e stimolare un anfratto di memoria, “E se il Mancio venisse ad allenare il Bologna?”. Per il sottoscritto sarebbe la chiusura di un cerchio. Ma, ahimè, per lavoro oggi son costretto ad essere razionale e so benissimo che i tempi, quei tempi, ancora non sono maturi. C’è ancora una disparità temporale tra le attuali ambizioni societarie e quelle del Mancio, ancora non collimano. Non ora. È ancora presto.
Ma, forse, al momento c’è qualcosa che mi sembrerebbe ancor più stimolante: vedere una delle sue sciarpe appoggiata elegantemente tra le spalle ed una giacca con il simbolo della Figc. Perché il Mancio, nelle vesti di CT della Nazionale, sarebbe l’uomo ideale. Ha una carriera da allenatore internazionale, è un ottimo selezionatore, è un uomo garbato ed elegante (nei modi e nell’aspetto), è un vincente. Chi, come rappresentante di un intero popolo, può altrettanto?
Sono di parte? Può essere. Ma forse non così distante da una realtà comune a tutti. E forse, in questi momenti così concitati e conflittuali tra Rivoluzione e Conservazione, Roberto Mancini da Jesi può essere davvero una figura unica e dirimente per il futuro azzurro.
E chi la pensa come me, sa anche che sotto quella giacca nazionale, noi vedremo sempre spuntare il logo di una cucina tra una banda rossa ed una blu. Ma è solo un’idea. Una tra le tante. Mica tiri Mancini.

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