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Bologna-Cremonese (1-3): costruzione sterile

Al Dall’Ara i rossoblù costruiscono gioco, occasioni e ritmo, ma la Cremonese sfrutta ogni errore e porta via i tre punti.

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Juan Miranda in Bologna-Salisburgo
Juan Miranda in Bologna-Salisburgo (© Damiano Fiorentini)

Il Bologna esce dal Dall’Ara in modo non usuale per i suoi standard. Perché se il tabellino parla il linguaggio spietato del risultato, le statistiche contro la Cremonese raccontano una storia diversa: quella di una squadra che ha provato a costruire, ad attaccare, a restare fedele al percorso, pur finendo intrappolata nelle pieghe dei propri errori.

Il fuoco va tenuto acceso

Nei primi minuti, il palo di Orsolini e il quasi-gol di Dominguez avevano fatto intravedere una serata diversa, con il giusto spirito rossoblù: aggressivi e verticali.
I numeri lo ribadiscono: 57 tocchi nell’area avversaria, contro i soli 16 della Cremonese, e 29 tiri totali, quasi il triplo degli ospiti. Il tutto sostenuto da un 65% di possesso palla e da oltre 460 passaggi riusciti: una squadra che ha occupato stabilmente la metà campo avversaria.

Eppure, quello che abbiamo visto in campo è stato un Bologna improvvisamente fragile, vulnerabile nelle transizioni e negli 1 contro 1 difensivi. I gol subiti da Payero e Vardy nascono da letture sbagliate, da ritardi di reparto.
E quelle ferite non si sono poi rimarginate.

Lucumi e Heggem (© Bologna FC 1909)

Lucumi e Heggem (© Bologna FC 1909)

Expected goals: il paradosso di Bologna-Cremonese

Il rigore trasformato da Orsolini allo scadere del primo tempo era sembrato l’impulso emotivo necessario per riaprire una partita che stava scivolando via. Il Bologna rientra in campo con la sensazione di poter invertire l’andamento della partita: Cambiaghi entra come una ventata d’aria fresca, Miranda e Pobega spingono e arrivano vicinissimi al pareggio.

Per questo ci colleghiamo al dato più paradossale della serata: 2.72 expected goals per il Bologna contro 2.13 della Cremonese.
I rossoblù avrebbero avuto, sulla carta, abbastanza per costruire almeno due gol. Invece ne arriva solo uno, e su rigore, contro i 3 dei grigiorossi.

La difesa che fa la differenza

Quando al 50’ Vardy approfitta dell’errore di Heggem per segnare l’1-3, l’inerzia si spezza. È qui che la statistica si intreccia con il racconto della partita: quel numero, 2 errori che hanno portato al gol, pesa come un macigno sul rendimento del Bologna. La Cremonese non ha dovuto forzare la partita: ha atteso e poi… colpito. Semplice.

Da quel momento il Bologna attacca solamente, generando corner, colpendo perfino una traversa. Ma la porta di Audero diventa un muro: 7 parate, 0.80 gol evitati. Lì si è probabilmente scritta la differenza più grande della serata: nella difesa.

Vincenzo Italiano crediti Damiano Fiorentini

Vincenzo Italiano crediti Damiano Fiorentini

Le statistiche da tenere a mente

Il Bologna ha gestito ciò che poteva: più passaggi, più profondità, più dribbling, più presenza nell’area offensiva. Ha vinto il duello fisico complessivo – 71% dei duelli aerei, 47% dei dribbling riusciti, 52% dei contrasti a terra – e ha mostrato la solita struttura chiara, riconoscibile.

Ma quel dominio non ha poi, effettivamente, portato risultati. Perché la Cremonese, pur tirando solo dieci volte, ha trasformato ogni occasione in bottino: 3 gol realizzati su 4 grandi occasioni create.

Il Dall’Ara, che per la prima volta in stagione ha visto la propria squadra cadere in casa, deve comunque applaudire. Perché è proprio da qui che si riparte: dalla convinzione che un dominio così, con la lucidità giusta, smette di essere sterile. E tornerà a fare la differenza.

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