Seguici su

Bologna

Bologna e Napoli 23/24: esempi agli antipodi

Napoli e Bologna si sfideranno sabato, ma mai si sarebbero immaginate di arrivare con situazioni così diverse.

Pubblicato

il

Claudio Fenucci, Napoli-Bologna (© Damiano Fiorentini)
Claudio Fenucci (© Damiano Fiorentini)

Sarebbe molto interessante aprire un sondaggio con argomento: “Tifosi Rossoblù, in quanti si aspettavano di lottare per la Champions in questa stagione?”. Se la risposta supera l’1%, potete reputarvi visionari. Facendo un paragone non di obiettivi, ma di prospettiva, sarebbe altrettanto interessante tornare indietro di un anno esatto e scendere a Napoli.

Il 4 maggio 2023 gli azzurri tornavano sul tetto d’Italia dopo 33 anni, con una cavalcata ineccepibile sotto ogni punto di vista. In quel contesto, sarebbe stato interessante chiedere: “Tifosi partenopei, in quanti pensavano di vincere lo scudetto in questa stagione?”. Di certo la percentuale sarebbe più alta in questo caso, ma non un plebiscito. E quindi, cosa è cambiato in un anno, per queste due squadre? Se ci si aspettava – magari non in queste misure – una risalita del Bologna, sicuramente non era preventivabile un crollo di queste dimensioni per il Napoli.

Si parte sempre dalle fondamenta…

Ai nastri di partenza, nelle due stagioni, Napoli e Bologna – ovviamente con obiettivi differenti – si presentavano quasi con la stessa storia alle spalle. Rosa rivoluzionata, con l’addio di elementi chiave (Koulibaly, Fabian Ruiz, Insigne, Mertens per il Napoli, Dominguez, Schouten, Arnautovic per il Bologna) e innesti sì di valore, ma con i dubbi classici delle novità.

La frase chiave, in questi casi, è: continuità del progetto tecnico. Nella scorsa stagione il Napoli è ripartito – non senza turbinii, must di Aurelio De Laurentiis – da Cristiano Giuntoli e Luciano Spalletti. Quest’anno il Bologna si è affidato totalmente al lavoro di Giovanni Sartori, Marco Di Vaio e Thiago Motta.

…Per trovare i problemi

Ora, senza scatenare allarmismi tra i tifosi Rossoblù, siamo sicuri di dire una cosa ovvia: nel caso in cui le strade di Motta e il Bologna si separassero, Sartori e Di Vaio ricalcherebbero il solco creato in questo anno e mezzo, senza scombussolare troppo la situazione. Già la loro conferma, ovviamente, è sintomo di ciò. Tutto ciò che non è successo al Napoli di quest’anno: dopo un sogno vissuto ad occhi aperti, Giuntoli e Spalletti hanno fatto le valigie e salutato il Vesuvio.

Qui iniziano le colpe – ammesse successivamente – di ADL: aver sottovalutato questi addii (e quello di Kim). Meluso e Garcia (dopo di lui, anche Mazzarri e Calzona), DS e allenatore, non hanno raccolto ciò che speravano: probabilmente sono stati travolti dagli eventi, perché Napoli è una piazza meravigliosa, ma è croce e delizia, soprattutto dopo uno Scudetto.

La bravura di Saputo nell’affidarsi alle persone giuste

Da una parte abbiamo già raccontato il post-Scudetto di Aurelio De Laurentiis, mentre dall’altra parte non abbiamo ancora speso una parola su chi ha visto la sua immagine ribaltata all’unanimità in una sola stagione: Joey Saputo. Il presidente del Bologna è riuscito a mantenere la sua promessa, e cioè di riportare i Rossoblù in Europa in 10 anni, e lo ha fatto grazie alla progettualità, sua e di chi ha scelto intorno a sè. Un amministratore delegato come Claudio Fenucci, che mai come quest’anno si è esposto per la società e per la squadra, in tutte le salse: sia dopo gli errori, evidenti, sul campo che hanno penalizzato il Bologna, e sia per mettere tranquillità al gruppo, allontanando tutti i tipi di voci nelle scorse settimane. Un direttore generale come Giovanni Sartori, per il quale parlando semplicemente i risultati. Un direttore sportivo come Marco Di Vaio: capitano e bandiera, chi più di lui può conoscere le ambizioni della piazza?

Che il Bologna sia da esempio, in positivo

I terremoti non portano mai nulla di buono, e ora anche Aurelio De Laurentiis ne è consapevole. Il presidente del Napoli, nella scorsa stagione, ha provato però – va detto – ad attingere proprio da queste parti: contatti sia con Sartori e soprattutto con Thiago Motta. La risposta? “No grazie, stiamo bene a Bologna”. E questo è, da un certo punto di vista, l’attestato del gran lavoro che già era in atto, il quale ha poi portato a questa straordinaria stagione.

Dall’altra parte, a Napoli, c’è delusione: una stagione da Campioni d’Italia senza mai poter difendere il titolo, e fuori dall’Europa che conta. E quindi che siano proprio i Rossoblù a dare l’esempio: nel mondo del calcio le cose possono cambiare in fretta, ma non bisogna mai perdere d’occhio la stabilità. Con quella, prima o poi, si arriva lontano.

Continua a leggere le notizie di 1000 Cuori Rossoblu e segui la nostra pagina Facebook

E tu cosa ne pensi?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *