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Bologna

Col cu si vince (o almeno non si perde)

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Come si commenta una partita che il Bologna merita ampiamente di vincere per un’oretta, poi rischia seriamente di perdere e infine pareggia? È un passo avanti verso la salvezza, quello compiuto dai rossoblù a Ferrara, o sono due passi indietro? Com’è, insomma, il “Blue Monday” – ovvero, dicono, il lunedì più triste dell’anno – in salsa bolognese? Ma sì, col cu si vince (o almeno non si perde). Guardando la partita, per un’ora abbondante ho avuto la riprova di quanto sostengo dall’inizio del campionato: questo Bologna non andrà in Serie B perché non è inferiore a parecchie squadre di questo squinternato torneo, gonfiato nei numeri per compiacere gli appetiti televisivi. Dopo l’acuto di Palacio aspettavo da un momento all’altro il raddoppio e, magari, il colpo del definitivo kappaò: se il primo tempo si fosse chiuso sullo 0-2 o sullo 0-3 non ci sarebbe stato niente di strano, perché quel tipo di risultato avrebbe rispecchiato il divario fra le squadre. Poi è cominciata la ripresa e, poco alla volta, hanno ripreso consistenza i fantasmi di sempre: era ovvio che la Spal moltiplicasse gli sforzi per ripianare il passivo, non era ovvio che il Bologna si facesse spaventare. Al gol (annullato) di Antenucci, Ercolino, l’ex Bidello del Righi – e immagino tutti i leoni da tastiera rossoblù – non hanno avuto dubbi: “Ecco, perdiamo pure questa… Te l’ho detto che Inzaghi non è capace… Fino a quando Bigon farà il mercato, questi saranno i risultati… Saputo non capisce proprio un cazzo…” e via pontificando, perché dopo l’intervento del Var la Spal ha comunque trovato il pareggio e – ammettiamolo – fatto temere il peggio a chi ha a cuore le sorti del Bologna. Invece il disastro non è successo, e proprio questa è la vera novità del girone di ritorno. Mentre voi e i miei illustri colleghi discettate di moduli (il 4-3-3 è meglio del 3-5-2? Boh, io continuo a preferire il 5-5-5 di Oronzo Canà), io mi gioco il jolly e mi avvalgo del parere di Arrigo Sacchi, un tecnico che può piacere o meno, ma sulle cui doti tattiche non è lecito coltivare dubbi. Arrigo forgiò gli Invincibili, andò a vincere con il suo Milan in tutto il mondo e alla base del suo credo calcistico mantenne sempre un antico detto romagnolo: per vincere, servono “òchj, pacénza e bus dal cul”, che per chi è nato a nord del Santerno si traduce “occhio, pazienza e… fortuna”. L’occhio, il Bologna, secondo me l’ha avuto. Se riuscite a non mandare a memoria la solita litania su Bigon composta da altri, vi prego di segnalarmi quali sono i bidoni arrivati quest’anno in rossoblù. Vi do un aiutino: di tutti, l’unico che mi lascia perplesso (ancora per poche ore?) è Falcinelli, da cui comunque non mi aspettavo sfracelli. Quindi, considerando che neanche Pio IX ha sancito l’infallibilità dei diesse, direi che Calabresi, Danilo, Dijks, Mattiello, Sansone, Santander, Skorupski, Soriano e Svanberg rappresentano innesti all’altezza di quelle che devono essere le attese rossoblù. Se l’occhio come detto c’è, la “pazienza” in società non è mai venuta meno, nonostante gli striscioni, i cori, le croci e i deliri di onnipotenza di chi sfoga su un pallone le proprie frustrazioni. Mancava l’ultimo pezzo, la… “fortuna”. Beh, ecco quello che mi è veramente piaciuto della partita di ieri: per la prima volta in questo campionato, le cose sono andate per il verso giusto. A Empoli (oppure a Napoli, in casa della seconda in classifica: ricordate?), il Var si sarebbe guastato e Antenucci avrebbe approfittato dello sciagurato assist di Orsolini (che è bravo, ma non un campione: smettetela di rompere le palle e lasciatelo crescere!) per piazzare il colpo del 2-1. E allora dai, alla faccia del Blue Monday, guardiamo al futuro con rinnovata fiducia: qualcosa è cambiato, e la lavagna tattica davvero non c’entra!

P.S. Un’ultima cosa. Ieri, al Mazza di Ferrara, c’era pure un infreddolito Roberto Mancini. Non so cos’abbia visto il Mancio di utile per la Nazionale, ma so quello che dovrebbero fare in tanti: chiedergli scusa. Già, ricordate quando convocò tale Zaniolo in azzurro? La Roma aveva prelevato questo ragazzo dall’Inter Primavera, ma non l’aveva ancora fatto debuttare e in tanti (non io, che sono di parte…) dubitarono a gran voce dell’integrità psichica del Ct. Ecco, dopo averlo visto all’opera avete capito perché è giusto che ciascuno faccia il proprio mestiere? Io il giornalista, Mancini il Commissario tecnico, Bigon il direttore sportivo, l’ex Bidello del Righi il pensionato ed Ercolino… Già, ma che cazzo di lavoro fa, Ercolino?

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