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Corriere di Bologna – 18 Nazioni rappresentate: Bologna è una Torre di Babele

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È un Bologna multietnico quello di questa stagione. Una squadra con tante culture, lingue e condizioni diverse. Una squadra caratterizzata dalla presenza di tanti stranieri, in linea con la situazione generale della Serie A che conta ad oggi addirittura il 64% dei giocatori stranieri in campo. Secondo uno studio del CIES considerando solo il periodo da luglio a dicembre, i rossoblù hanno utilizzato calciatori da 18 nazioni diverse, un record al livello mondiale

MULTINAZIONALE – Ogni giorno a Casteldebole in questa stagione, e la domenica in campo con la maglia rossoblù, sono state rappresentate ben 20 nazioni diverse. Quattro i continenti rappresentati: Africa, America, Asia e ovviamente Europa. Dall’Africa sono ben quattro con Ibrahima Mbaye, fresco Campione continentale col Senegal, Musa Barrow dal Gambia, Kingsley dalla Nigeria e Annan dal Ghana. C’è poi il il contingente sudamericano: il cileno Medel, l’argentino Dominguez, il paraguayano Santander (operato allo zigomo nella giornata di ieri, per ridurre la frattura)  Al di là della fugace apparizione di inizio stagione di Takehiro Tomiyasu a rappresentanza del Giappone e dell’Asia, ecco la nutritissima pattuglia europea, rinforzata dall’arrivo di Michel Aebischer.

LINGUE E INCOMPRENSIONI – Un Bologna multietnico, una Torre di Babele che certamente porta dei vantaggi come lo scambio e la condivisioni di valori, culture e conoscenze, perché no, calcistiche diverse, ma può sfociare anche in incomprensioni come quella che ha coinvolto Theate contro l’Empoli. Incomprensioni che non capitano nella mini comunità tedesca formata dagli italiani nati e cresciuti in Germania Soriano e Sansone, e l’austriaco Arnautovic, un trio che ha ammesso di parlare spesso in tedesco in campo per non farsi capire dagli avversari. A loro, si è aggiunto lo svizzero Aebischer, ma ci sono anche i poliglotti De Silvestri e lo stesso Arnautovic che conoscono ben 5 lingue oppure l’estremo opposto, Adama Soumaoro, che conosce solo la sua lingua.

 

fonte: Alessandro Mossini, Corriere di Bologna

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