Bologna FC
Il giorno dopo – 9 giu
Il giorno dopo è quando ti svegli. È il novantunesimo minuto. È quando apri una finestra in una stanza rimasta chiusa a lungo. In una stanza che ti ha soffocato a lungo. E poi all’improvviso ecco l’aria. Aria fresca, ossigeno. Sostegno ai polmoni. Tutto è di nuovo luminoso, nitido, netto. Eppure. Eppure si fatica per arrivare a quel momento. Si serrano i denti, le nocche delle mani si imbiancano. Il pallone è in aria ed il suo volo sembra interminabile. A ripensarci oggi, ad un anno di distanza, sembra che l’azione duri una vita. La sfera raggiunge Melchiorri che la colpisce da sotto. E si alza. E ci mette tanto tempo, anche a salire. Il corpo di Da Costa è colpito nel mezzo della parabola; in quel punto di non ritorno equidistante dai punti di salita e di discesa. Uccellato, in gergo. Il Dall’Ara intero trattiene il fiato. Chiunque abbia visto quel pallone ha capito, nell’immediato, il dramma che stava per accadere e per cadere come mannaia. Un’annata intera passata a districarsi da alghe melmose e quando stai per vedere l’approdo ecco che Melchiorri colpisce quel pallone, quel dannato pallone. E poi la sua discesa, senza fiato. Immobile seppur in movimento. La direzione è chiara, il destino pure. Ma un suono secco zittisce l’intero universo. La traversa difende la porta. E tu lo sai che si tratta dell’eredità di quei tanti rossoblu che ti guardano dall’alto, a protezione. E c’è tutta la famiglia rossoblu che gioisce sugli spalti. E c’è gente che si abbraccia. Si abbraccia e piange. Si abbraccia e ride. E grida che “è finita” e che da domani “ci si rimette la cravatta”. Ecco, quel giorno lì, oggi un anno fa, è bene che ci rimanga bene in mente. Perché è una battaglia che ti porta la gloria ma che lascia sul campo dolore. È la nascita di un figlio dopo un parto travagliato. È il bicchiere d’acqua dell’assetato. È l’urlo di Tardelli che si confonde con quello di Sansone, il nostro, quello rossoblu. Quel giorno oggi è giusto celebrarlo. Per ricordarci di non farci mai venire la puzza sotto al naso e che una fetta di profumata mortadella è sicuramente meglio del sapore sabbioso di fango asciutto che abbiamo masticato a lungo. E mi piace ricordarlo oggi, il giorno dopo la presentazione del nostro nuovo direttore sportivo. Una persona garbata. Una persona garbata che è stata a lungo “stimolata” da chi gli fa pesare le ombre di Corvino e Sabatini sulle spalle. Come se fosse una colpa sua. Come se esistesse una colpa. Come se vedere gravitare intorno alla nostra orbita questi nomi di direttori sportivi ci fosse accaduto così spesso negli ultimi tempi. Ed il più giovane paga pegno, come allo “schiaffo del soldato”. Credo che convenga ricordare – quanta memoria spesa oggi – che abbiamo una società giovane che ha l’enorme onore di avere sulle spalle il glorioso passato del Bologna Football Club 1909. E ci vogliono spalle giovani e forti a sostenerlo. E allora penso che noi tifosi possiamo mettere anche le nostre spalle a sostenere il glorioso fardello della nostra storia. E che un anno esatto fa ci siamo schiusi alla luce. “Si comunica ufficialmente che il 9 giugno 2015 il Bfc ha fatto il primo passo” e, trascorsi 365 giorni, ne ha fatto un altro. E più passi si fanno e più lontano si va. Ma tutto ci sembra quasi lontano, ormai. Quasi svanito. Si parlava di Matuzalem, un tempo. Del buon Casarini. Di Bessa. E tutto questo ci sembra lontano perché, quasi senza accorgercene, ne abbiamo fatta di strada. Ma sembra quasi che, con pervicacia, ci sforziamo di dimenticare. C’è una famosa battuta di una pièce teatrale che recita: “Non andai sulla luna. Molto più lontano andai. Perché è il tempo la linea più lunga tra due punti”. Questo voglio dire. Oggi celebriamo il 365esimo giorno passato. Eppure sembra quasi un secolo. Trecentosessantacinque giorni di lavoro. Molti di quei protagonisti non sono più coi nostri colori. E c’è affetto per ognuno di loro; come si fa a non amare chi ha indossato un qualsiasi orpello rossoblu? E si ameranno i prossimi che verranno. E i prossimi ancora. Oggi, un anno fa, siamo tornati a nascere. Ora avviamoci verso il nostro giorno dopo. Senza dimenticare mai i primi passi.
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