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Bologna

Il Rumore del Silenzio

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Bravi, Guaraldi & co, complimenti.

Non era facile.

Siete riusciti a togliermi anche la voglia di scrivere.

Per me scrivere è sempre stato divertimento, gioia allo stato puro, una piccola magia capace di dare ordine a mille emozioni sovrapposte trasformandole in pensieri articolati.

E voi mi avete tolto anche questo.

Due settimane fa avevo raccolto tutte le forze per scrivere col cuore l’ultimo appello al Presidente Guaraldi.

Non pretendevo una risposta ufficiale, ci mancherebbe.

Però un piccolo segnale sì.

In certi casi basta poco, pochissimo, per far capire che sta cambiando l’aria e che le intenzioni sono buone.

Invece niente, il solito nulla cosmico, un silenzio talmente imbarazzante da diventare rumoroso.

E un aumento di capitale deliberato e sbandierato da mesi, che fra i soci ha avuto lo stesso appeal dei condizionatori in Groenlandia.

Chissà se esiste Radio San Pietroburgo?

Magari in questi giorni, sintonizzandosi, si parla del nostro aumento di capitale.

A volte, si sa, il mondo è strano.

E cosa succede se il capobranco tace, ormai da tempo immemore?

Che spesso parlano i fidi scudieri.

Da noi nemmeno quello.

Solo due soci, nel ribadire la grande fede rossoblù, hanno “aperto” all’eventuale entrata nel Bologna di sceicchi o mecenati.

Intanto un piccolo quesito: ma perchè dovete ripetere sempre che siete tifosi del Bologna e che avete messo soldi solo per passione?

Avete paura che qualche avvenimento di questi ultimi due anni possa aver intaccato la nostra fiducia in voi?

E poi la domanda vera e propria: grazie mille, prendiamo atto che se arriva Al Mubarak 2 vi fate da parte (oggi, perchè l’estate scorsa si sentivano discorsi leggermente diversi), ma perchè nessuno, ripeto nessuno, parla mai seriamente della gestione del Bologna e di come migliorarla?

Forse perchè è più facile trovare il Sacro Graal che uno straccio di progetto?

E di chi è la colpa se in pochi mesi è stata quasi disintegrata una squadra che aveva fatto 51 punti?

Purtroppo in questo momento anche Stevie Wonder vedrebbe chiaramente che il povero Bologna assomiglia sempre di più alla barca da spada di George Clooney nella Tempesta Perfetta.

 

Vi spiego però cosa succede in questi casi.

 

Noi rimaniamo sempre e solo tifosi.

Duri e puri, con la sola voglia di ritrovarci in curva e di veder scendere in campo la squadra coi nostri colori. 

Solo una serie infinita di gestioni da incubo ci ha fatto diventare dei piccoli commercialisti, sempre a discutere di partita doppia, monte ingaggi, bilanci in perdita e rischio fallimento.

Adesso, di fronte all’ennesimo sfacelo quasi annunciato, faremo da qui alla fine del campionato quello che abbiamo sempre fatto e che ci riesce meglio di ogni altra cosa.

Guardare la maglia rossoblù, commuoverci e tifare, se possibile, ancora di più.

Abbiamo visto di tutto negli ultimi 30 anni, cosa potrà mai accadere di così irreparabile?

Andremo in B, e magari l’anno prossimo in C, e allora, chi ci ammazza?

 

Ma veniamo a Voi, cari soci.

Siete sereni?

Nessun rimorso?

I tifosi sono sempre stati informati di tutto, come da principio ispiratore del progetto iniziale?

Da dicembre 2010 a oggi la gestione del Bologna che tanto amate è stata limpida e trasparente?

Forza e coraggio allora, se avete la coscienza a posto che problema c’è?

Siete pur sempre i nostri salvatori no?

E non vi dimenticheremo, potete giurarci.

 

Abbiamo la memoria buona, Noi.

 

P.S. dell’ultima ora.

 

Proprio mentre scrivo, neanche a farlo apposta, giungono le prime notizie sparse riguardo al fatidico incontro informale con la stampa.

 

Tre brevi considerazioni.

 

Non sono questi i modi di comunicare. Carta stampata sì, televisioni no, perchè?

 

Solo e sempre giustificazioni, giri di parole e ovvietà. Servivano 3 ore?

 

Se rileggo la mia lettera aperta del 7 febbraio e poi passo al monologo più intervista di ieri pomeriggio, mi torna improvvisamente la voglia di scrivere, ma poi penso che alla fine vada bene così.

 

“Io, solo contro tutti. Ma resisto.” 

Forse, per chi vuol capire, non serve davvero altro.        

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