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Magnani a Radiabo: «Ce la giocheremo fino alla fine e daremo il massimo»

Paolo Magnani, allenatore della Primavera, intervistato in esclusiva Radiabo presso la trasmissione House of Cinni

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Paolo Magnani
Paolo Magnani (© Bologna FC)

Nella giornata di oggi, nel programma House of Cinni di Radiabo, è stato intervistato da Sebastiano Moretto l’allenatore della Primavera, Paolo Magnani. Di seguito l’intervista completa.

Un buon turno quello che ha visto il Bologna riposare e le altre contendenti giocare. Due vittorie nelle ultime due gare, ma soprattutto due vittorie convincenti.
«Sì, ma il percorso è ancora lungo. I risultati recenti ci hanno permesso di assottigliare il distacco con il Monza, con cui adesso siamo a pari punti, e soprattutto con la Sampdoria. Adesso, però, ci aspetta l’ostacolo maggiore perché le ultime cinque squadre che andremo ad affrontare sono tutte in lotta per i playoff. Sarà un impegno gravoso anche perché le nostre avversarie hanno almeno una partita contro una squadra che non ha più niente da chiedere al campionato. Perciò non dobbiamo assolutamente abbassare la concentrazione e il grado dell’impegno».

Hai parlato di campionato difficile. Dato che sei alla terza stagione di esperienza, che campionato è, secondo te, il Primavera 1?
«Con la sola retrocessione prevista quest’anno si dava per scontato che quella squadra dovesse essere il Frosinone. Dopo i pochissimi punti conquistati nel girone d’andata, però, ha richiamato tutti i 2004 dai vari prestiti e ha decisamente assottigliato il distacco. Adesso tutti i risultati che stanno arrivando, a partire dal nostro 3-0 con la Juve, fanno un po’ scalpore, ma con i ragazzi di questa età è normale. Quindi noi andremo ad affrontare una squadra, il Sassuolo, che nonostante le ultime due sconfitte, contro Inter e Roma, è costruita per andare ai playoff. Ha tenuto ben sette fuoriquota che sono sicuramente un grande valore aggiunto. 

Quasi tutte le squadre stanno utilizzando i 2004. Sia per chi vuole andare ai playoff sia chi, come il Frosinone, sta cercando di salvarsi. La Sampdoria ha addirittura perso 3-0 a tavolino l’ultima partita per aver schierato sette fuoriquota dopo meno di cinque turni. 

Noi come società abbiamo fatto un’altra scelta perché i nostri 2004 sono andati tutti a giocare fuori e adesso siamo qua a giocarcela».

Proprio a questo proposito, il Bologna ha fondamentalmente due fuoriquota, uno in prestito dall’Inter e l’altro è Bagnolini che è stato richiamato per dare un po’ più di esperienza. È il terzo anno in cui il Bologna mantiene questa filosofia, credi sia giusto?
«A mio avviso questa è la filosofia giusta, specialmente quest’anno che c’era una retrocessione sola. I nostri 2004 sono stati un’annata forte. Ricordiamoci che siamo arrivati in finale Scudetto per la categoria Under 18. Non a caso adesso giocano tutti. Raimondo ha segnato 10 gol in Serie B. Stevanello gioca nella Juventus Under 23. Però l’anno prossimo si riproporranno le tre retrocessioni e qualche fuoriquota andrà tenuto per evitare di essere troppo svantaggiati rispetto alle altre. A quell’età lì due anni di differenza cambiano tanto».

Com’è stato il cambio in panchina per i ragazzi? E per il tuo staff è stato difficile entrare nella testa dei ragazzi, mettendo davanti il risultato alla loro crescita?
«Intanto la prima difficoltà è stata andare a sostituire Luca. Con lui ho un rapporto incredibile, abbiamo condiviso, oltre che lo stesso spogliatoio per cinque anni, un’esperienza incredibile in quella settimana in cui abbiamo allenato la Prima squadra nella famosa partita di transizione fra Sinisa Mihajlovic e Thiago Motta. La prima cosa che avevo chiesto alla società era l’effettiva necessità di sostituirlo. Se avessero fatto questa scelta indipendentemente dalla mia decisione avrei accettato e così è andata. Comunque è stata la prima persona che ho chiamato. Per i ragazzi non è stato facile perché era la prima volta che andavano incontro ad un cambio di allenatore. Ricordiamo che io sono subentrato il giovedì e la domenica abbiamo perso 5-0 a Firenze, dunque non era una situazione semplice. Come non è semplice ora, ma di una cosa sono sicuro: ce la giocheremo fino alla fine e daremo il massimo per fare il numero necessario di punti per salvarci. Soprattutto visto ciò di incredibile che sta facendo la Prima squadra».

Come stai vivendo questo ritorno in Europa da membro della famiglia Bologna da più di 25 anni?
«È incredibile. Io ho vissuto tutte le ere: sono partito nel ‘99 con il presidente Gazzoni per poi fare da osservatore a Renzo Ulivieri. Ho avuto tantissimi presidenti finché non è arrivato quello che ha dato il là a qualcosa di incredibile e di grandioso: Joey Saputo. Insieme al direttore Fenucci, a Marco (Di Vaio ndr) e con Sartori hanno dato una struttura veramente di alto livello. La sto vivendo,, non dico che me l’aspettavo, ma era evidente che fosse in atto un processo di crescita da tutti i punti di vista: dal marketing, alle infrastrutture, all’organizzazione. Sotto ogni punto di vista si stava evolvendo e se la linea di lavoro è questa è evidente che poi i risultati arrivano. Poi, con l’arrivo del nuovo mister, si sta ottenendo qualcosa di eccezionale. Personalmente avevo avuto l’onore di una chiamata per collaborare con Sinisa Mihajlovic, ma sappiamo tutti com’è andata. In lui ho trovato una grandissima persona. Nonostante soffrisse, tutte le partite ha sempre dimostrato una grandissima forza d’animo. Un insegnamento di vita incredibile che cercherò di trasmettere ai ragazzi in queste ultime partite.

Ma tornando alla domanda, il progetto di un presidente di così alto livello umano ha permesso di mettere in piedi qualcosa che ho visto crescere giorno per giorno».

Sei stato l’unico allenatore ad allenare tutte le squadre del settore giovanile. Come reputi il tuo percorso?
«Io in realtà ho fatto un percorso inverso. Sono partito dopo l’infortunio e ho cominciato subito ad allenare: in Promozione, in Eccellenza e poi tre anni in Serie D. In seguito ho allenato anche il Sassuolo in Serie C, dov’ero stato da giocatore. Poi sono passato al Bologna, dove mister Olivieri mi ha insegnato tutto: è stato il mio maestro. Al Bologna ho fatto tutta la trafila fino alla Prima squadra, anche se solo per tre giorni ad agosto 2010 contro l’Inter. L’anno dopo l’ho passato a casa per problemi personali. Ma poi Daniele Corazza ha preso in mano le redini del settore giovanile e ha fatto un lavoro eccezionale. Ci ha portato, insieme al presidente Saputo, a dei livelli a cui prima non potevamo certamente ambire. Il mio percorso è stato questo, poi è chiaro che tutto si evolve e quest’anno sono arrivati degli altri responsabili che stanno facendo qualcosa di altrettanto eccezionale. Sono consapevoli che il settore giovanile sia importantissimo e che l’obiettivo sia tirare fuori dei giocatori. Come abbiamo sempre fatto, peraltro. Visto che anche adesso ci sono dei giocatori del vivaio che trovano spazio in Prima squadra. La storia del Bologna è questa.»

Ma è vero che sei venuto a sapere da Sky Sport che saresti stato l’allenatore ad interim della Prima squadra contro l’Inter nel 2010?
«Sì, è vero. Ero con la Primavera a Castelfranco a giocare un torneo, entrai in un bar dopo la partita vinta contro il Sassuolo e, mentre scorrevano i titoli, lessi il mio nome. Poco dopo mi arrivò la telefonata da Carmine Longo che mi annunciava di presentarmi in ritiro per preparare in tre giorni la partita contro l’Inter del Triplete. Fu memorabile, infatti ho la data tatuata sul braccio. Mi piace dire di aver fatto con il Bologna dagli Esordienti fino alla Serie A. Sono sempre a disposizione di questa società e di questi colori, resterò finché avrò forza e potrò dare qualcosa.»

Se il Bologna l’anno prossimo va in Champions, per i ragazzi della Primavera ci sarà la Youth League.
«Sicuramente adesso dobbiamo fare tutti il tifo per la Prima squadra. Per quanto riguarda la Primavera noi dobbiamo provare a salvarci. Ce la metteremo tutta.»

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