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Polvere di stelle: LUIGI “GIGI” RIVA – 27 gen

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Rombo di tuono

I suoi assalti non lasciavano scampo. Gigi Riva era Rombo di Tuono, come lo chiamò Gianni Brera: una potenza terribile e affascinante. Sconvolse il calcio italiano anni Sessanta, diventando l’emblema della sua riscossa sulle scene internazionali. Non era del tutto vero che possedesse solo il sinistro: «Una domenica di gennaio» raccontava lui stesso «battemmo per la prima, volta la Juventus e io avevo segnato di destro. Dopo, per farmi bello coi cronisti, dissi che avevo fatto centro col piede che usavo solo per prendere l’autobus. Non era assolutamente vero. Mi trovavo naturalmente meglio col piede mancino, ma il destro non era niente male. Modestia a parte, migliore di quello di tanti attaccanti che oggi vengono definiti ambidestri». Veniva da Leggiuno, provincia di Varese,dove era nato il 7 novembre 1944, e aveva alle spalle una infanzia spezzata a nove anni dalla morte del padre, Ugo, e da tre anni nei rigori di un collegio. A diciotto armi, al momento di spiccare il volo dai dilettanti del Laveno alla C del Legnano,perse la madre, Edis, e dovette sentirsi definitivamente solo,chiamato a combattere senza aiuti le battaglie della vita. Era magro, ossuto, fragile. Il sinistro cercava il gol con la fame atavica dei lupi, la velocità e l’istinto predicevano il campione. Si mossero in parecchi, dopo le prime prove con la Nazionale juniores, ma l’unico ad accettare il prezzo altissimo (37 milioni e mezzo) fu Andrea Arrica del Cagliari. Sognava l’Inter, Gigi, e parve un segno ingrato del destino l’isolamento che minacciava la Sardegna. Invece, si trovò così bene nell’isola dei silenzi da non muoversene più. Si irrobustì, di venne d’acciaio e portò il Cagliari in A e poi a vertici sorprendenti. In Nazionale, dopo gli assaggi di Edmondo Fabbri, fu il bomber senza macchia ne paura che entrava a gomiti spianati nel ribollire delle aree di rigore, uscendo spesso vincitore, qualche volta guerriero ferito. Per due volte si immolò alla causa azzurra. E se la prima (scontro col portiere Americo del Portogallo il 27 marzo1967, frattura del perone sinistro)il trauma venne presto superato, la seconda fu quasi fatale: il boia austriaco Hof, da lui steso con un diretto in Mitropa Cup nel dicembre1969, si vendicò al Prater il 31 ottobre1970, spezzandogli il perone destro. Gli strascichi dell’infortunio ne procurarono a catena altri, fino all’abbandono,nel 1976, Non si era mai risparmiato e ogni estate aveva rifiutato di lasciare il Cagliari. Aveva portato lo scudetto sull’isola, nel 1970, riscatto di un intero popolo, ma aveva negato ai dirigenti l’affare del secolo,mandando regolarmente a monte la sua cessione ora all’Inter ora alla Juventus. Quando dovette dire addio, dopo vani tentativi di recupero, in fondo al 1977 (mal’ultima partita risaliva all’l° febbraio 1976), contava un curriculum sensazionale (35 gol in 42 partite in Nazionale, 164 in 315 nel Cagliari), ma anche una bacheca povera: lo scudetto del 1970, il titolo europeo 1968 e tre titoli di capocannoniere. Rombo di Tuono ha poi saputo invecchiare lentamente e bene, ha ricoperto il ruolo di team manager della Nazionale Italiana sino al 2013.

Carlo Felice Chiesa

(Calcio 2000 n°24)

 

 Foto di apertura: Il gol in rovesciata di Riva in L.R. Vicenza-Cagliari del 18 gennaio 1970.

Foto a lato: Luigi “Gigi” Riva con la maglia della Nazionale.

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