Bologna FC
Vocabolario Rossoblù – Un Bologna a metà
Il rossoblù hanno mostrato due facce: primo tempo intenso e vantaggio di Orsolini, ma nella ripresa il calo e il gol subito hanno messo timore e paura ai ragazzi di Italiano. Prestazione incompleta e sapore amaro.
A metà: […] “lasciare a metà” un lavoro, un’impresa, troncare a metà le trattative, interrompere a mezzo, non condurre a compimento.
Una parola di uso comune, un vocabolo importante che definisce spesso tanti elementi. Talvolta con valore positivo, altre volte un po’ meno. Metà è certamente la parola che più descrive la partita di ieri del Bologna in Europa League, con il Friburgo.
I rossoblù hanno conquistato un pareggio che per antonomasia è un risultato a metà. Certo se non fossimo stati nell’era die tre punti, questa sarebbe stata la definizione perfetta per l’esito della gara del Dall’Ara. La squadra di Italiano si è fermata a metà anche nella prestazione. Per la precisione, il Bologna non si è impegnato “a metà”, ma ha prodotto una prestazione monca.
L’ammissione di Orsolini
Nell’intervista di Riccardo Orsolini c’è una candida ammissione di quel che è mancato al Bologna contro il Friburgo.«Nel primo tempo abbiamo fatto una partita tosta con una squadra tedesca», benissimo ed è vero. Forse avrebbe potuto costruire qualche occasione in più, avrebbe potuto gestire in altro modo alcuni palloni, arrivando più volte e più pericolosamente al tiro. Ma in un momento di difficoltà si può accettare che non si sia efficaci come nei periodi d’oro. Ma l’altra metà della prestazione, quella mancante, quella è stata la vera colpa del Bologna.
Però la tigna e la grinta, che sono servite per portare quel primo tempo a compimento con il vantaggio firmato proprio da Riccardo, sono scomparso nella ripresa. Preso quasi subito il gol del pareggio su un episodio fortuito, la squadra è andata in difficoltà, si è impaurita. E anche Vincenzo Italia ha provato delle mosse che però non hanno funzionato in maniera altrettanto efficace come le ottime scelte iniziali. È mancata la fame di completare il lavoro, quella stessa fame che il tecnico aveva citato alla vigilia parlando della crescita di Dan Ndoye. E forse non era un caso…
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