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Calcio

100 Storie Rossoblù: 07 Nielsen, 06 Baggio, 05 Reguzzoni

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Un viaggio lungo cento storie. Cento uomini, cento giocatori che hanno vestito la maglia del Bologna nella sua storia lunga oltre un secolo. Nato con l’idea di stilare una classifica dei più grandi rossoblù di sempre, questo progetto con il tempo ha virato verso un modo per raccontare in poche parole le storie di piccoli e grandi uomini. Tra loro c’è chi ha segnato un’epoca e chi invece è stato a malapena intravisto, tutti però hanno una storia da raccontare ed io ho pensato di raccoglierle qui, ogni lunedì, mercoledì e venerdì.  

PUNTATE PRECEDENTI:
– 100 (Bernacci), 99 (Womé), 98 (Dyego Coelho)
– 97 (Walsingham), 96 (Luciano), 95 (Meghni)
– 94 (Aaltonen), 93 (Vukas), 92 (Battisodo)
– 91 (Rubio), 90 (Macina), 89 (Matosic)
– 88 (Chiorri), 87 (Bellucci), 86 (Sarosi)
– 85 (Colomba), 84 (Bellugi), 83 (Turkylmaz)
– 82 (Antonioli), 81 (Binotto), 80 (Liguori)
– 79 (Jensen), 78 (Pilmark), 77 (Zagorakis)
– 76 (Kolyvanov), 75 (Gilardino), 74 (Demarco)
– 73 (Seghini), 72 (Marronaro), 71 (Rauch)
– 70 (Marazzina), 69 (Arnstein), 68 (Detari)
– 67 (Cusin), 66 (Eneas), 65 (De Ponti)
– 64 (Paris), 63 (Giordani), 62 (Fontolan)
– 61 (Cruz), 60 (Muzzioli), 59 (Pagotto)
– 58 (Maschio), 57 (Mayer), 56 (Perin) 
– 55 (Chiodi), 54 (Negri), 53 (Kone)
– 52 (Cappello IV), 51 (Maini), 50 (Capra)
– 49 (Bernabeu), 48 (Mancini), 47 (De Marchi)
– 46 (Alberti II), 45 (Pavinato), 44 (Gradi)
– 43 (Fogli), 42 (Badini II), 41 (Cresci)
– 40 (Diamanti), 39 (Genovesi), 38 (Tumburus)
– 37 (Cervellati), 36 (Ingesson), 35 (Janich)
– 34 (Ceresoli), 33 (Villa), 32 (Baldi)
– 31 (Della Valle), 30 (Roversi), 29 (Gasperi)
– 28 (Pagliuca), 27 (Nervo), 26 (Paramatti)
– 25 ((Torrisi), 24 (Fiorini), 23 (Marocchi)
– 22 (Montesanto), 21 (Pecci), 20 (Puricelli)
– 19 (Fedullo), 18 (Di Vaio), 17 (Savoldi)
– 16 (Monzeglio), 15 (Signori), 14 (Gianni)
– 13 (Andreolo), 12 (Badini I°), 11 (Pivatelli)
– 10 (Perani), 09 (Biavati), 08 (Pascutti)

 
07 – Harald Nielsen
Quando sbarca in Italia e diventa professionista, a vent’anni, deve lasciare la Nazionale danese: vi ha segnato 15 reti in 14 gare, mentre nel suo club – il Frederikshavn – in due stagioni sono 44 le reti in 50 partite. Si può pensare che nel Paese della tattica e del catenaccio avrà difficoltà, e invece dopo un anno di assestamento (in cui segna comunque 8 reti in 16 gare) vince per due stagioni consecutive la classifica marcatori della Serie A: nella seconda occasione arriva anche lo Scudetto, deciso da un suo gol nello spareggio di Roma contro l’Inter. Di tutti i centravanti puri, forse il più forte di sempre del Dopoguerra: potente, tecnico, altruista e tremendamente efficace quando si parla di mettere la palla in fondo al sacco, il suo mestiere. Per lui parlano le cifre: al Bologna rimane sei stagioni, segnando 104 reti in 182 partite. Quando la benzina finisce chiude con Inter, Napoli e Sampdoria, ma gioca poco e segna meno. Pazienza, il meglio lo ha dato in rossoblù, il cui popolo sempre lo ricorderà come il bomber dello Scudetto.
 
06 – Roberto Baggio
Nel 1997 il più grande calciatore italiano e tra i migliori di sempre al mondo approda a Bologna. Incredibile ma vero. Perché il Bologna non è più da tempo “lo squadrone che tremare il mondo fa”, ma una squadra di medio-bassa classifica, e il giocatore è un certo Roberto Baggio, icona del calcio a livello globale. I motivi del trasferimento? C’è un Mondiale che potrebbe essere l’ultimo da inseguire, quello di Francia ’98: al Milan non c’è spazio, al Parma non lo vuole l’allenatore Ancelotti, allora giovane e integralista. Bologna dunque, e sarà spettacolo: 22 reti in 30 gare per uno che non è mai stato un bomber da area di rigore ma che grazie ad una classe immensa ha saputo diventare il sesto miglior marcatore di sempre in Serie A e a superare gravi infortuni, allenatori ostili, stampa prevenuta. Nasce nel Vicenza, esplode nella Fiorentina, si consacra nella Juventus dopo un trasferimento che infiamma Firenze. Vince il Pallone d’Oro e appena 2 Scudetti, capitando nel posto giusto al momento sbagliato. In carriera cambia maglia numerose volte: dopo Bologna andrà all’Inter ma la cosa non funzionerà, chiuderà nel Brescia a 36 anni segnando ancora una rete dietro l’altra. Roberto Baggio è stato il campione di tutti, quello della Nazionale, con cui ha perso un Mondiale ai rigori sbagliando quello decisivo ma dopo aver trascinato gli azzurri fino a quel punto e nonostante un CT, Sacchi, che si trovava quasi costretto a schierarlo. Campione fenomenale, a Bologna è durato una sola stagione ma tanto è bastato per convincere tutti che si, forse quello è stato il miglior Baggio di sempre nel miglior Bologna dell’ultimo mezzo secolo o poco meno.
 
05 – Carlo Reguzzoni
Si afferma nella Pro Patria come un talento assoluto, tanto che il suo passaggio al Bologna avviene per l’incredibile cifra, per l’epoca, di 80.000 lire. Ma se quello che aveva fatto vedere in maglia bustocca era più che notevole (ben 52 reti in 75 partite) quello che arrivò dopo con il Bologna fu stupefacente: schierato all’ala sinistra, grazie allo scatto prepotente e alla corsa poco elegante ma efficace, Reguzzoni sapeva seminare il panico nelle difese avversarie per poi rifornire Schiavio prima e Puricelli poi di palloni da mettere in porta. Tanti assist dunque, ma non solo: con 168 reti segnate è il secondo miglior marcatore di sempre nella storia del Bologna, ed era talmente forte e completo che Hugo Meisl, allenatore del leggendario “Wunderteam” austriaco, ebbe da dire che era la miglior ala sinistra d’Europa. Non così la doveva vedere il suo amico Vittorio Pozzo, CT dell’Italia fascista che mai prese in considerazione Reguzzoni per la maglia azzurra nonostante fosse stato tra i primi a notarlo, da giornalista, ai tempi della Pro Patria. Prima Raimundo Orsi, poi Gino Colaussi chiusero lo spazio a Reguzzoni, che pagava anche un carattere ribelle e – si disse – marcatamente antifascista. Il suo cuore e la sua carriera si divisero tra Bologna, dove è il secondo marcatore di sempre ed il terzo per numero di presenze nella storia – e la Pro Patria, a cui seppe comunque dare un lustro mai più raggiunto successivamente. Fu un vero fenomeno della sua epoca, completo in ogni fondamentale e autentico idolo della folla.

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