Calcio
Gestire il tempo senza rinunciare allo spettacolo
L’introduzione del tempo effettivo forse non è la soluzione perfetta per le eccessive perdite di tempo nel calcio di oggi.
A fronte delle continue perdite di tempo durante i novanta minuti, qualcuno propone una soluzione alternativa al sistema in uso, ma non risolverebbe comunque tutti i problemi.
«Recuperiamo tutto»: la frase dell’arbitro di turno quando all’88 la squadra in vantaggio sta evidentemente perdendo tempo e gli avversari protestano. Ma poi “tutto” non viene mai recuperato. Così va a finire che se al triplice fischio sul cronometro leggete 95’, in realtà avete visto meno di un’ora di gioco (la media oscilla tra 52-53 minuti per la serie A). Il picco in questa stagione si è toccato con Inter-Udinese: 98 minuti su cronometro, 50 realmente giocati. E proprio l’Udinese attende a casa sua il Bologna sabato.
Ai Mondiali 2022 avevano cercato di metterci una pezza arrivando al record di 27 minuti di recupero in Inghilterra-Iran. La serie A invece ad oggi è il campionato tra i top europei con i recuperi più corti (sui 6 minuti complessivi tra primo e secondo tempo, mentre Germania, Spagna, Francia e Inghilterra si aggirano intorno agli 11).
E allora qualcuno vagheggia la rivoluzione: il tempo effettivo. La proposta: due tempi da 30 minuti fermando il cronometro in caso di falli, rimesse, VAR e quant’altro. Andrea Marinozzi via podcast su Cronache di spogliatoio indica due problemi per questo ipotetico modello.
Stadio Renato Dall’Ara (fonte immagine: Bologna FC)
Regolamentare il tempo
Le interruzioni vanno regolamentate. C’è il rischio che il portiere prima di rimettere in gioco la palla dal fondo vada a prendersi un caffè con il cameraman alle sue spalle. Bisognerebbe stabilire dei tempi massimi entro cui far ripartire l’azione per ridurre al minimo le pause. I modelli a cui tendenzialmente si guarda sono il basket o il football americano. Il calcio a cinque offre un altro spunto: 4 secondi per battere il fallo laterale, senza tempo per il caffè.
Bisogna considerare anche che se una partita di calcio durasse come un match tra Sinner e Alcaraz al meglio di 5, i palinsesti televisivi andrebbero in tilt.
Non rinunciare allo spettacolo
Le interruzioni del cronometro potrebbero essere un grosso problema per un altro motivo. Tu amante del calcio, a casa sul divano con la voglia di vedere azioni su azioni, ti ritrovi a fissare il terzino che, col tempo bloccato, si fa una bella seduta tattica col suo allenatore prima di battere il fallo laterale. Che fai? Metti un film d’azione, sperando che almeno quello ti soddisfi.
La nostra è l’epoca dei video sui social di 30 secondi, se ci mettiamo di fronte a un qualcosa che dura 45 minuti vogliamo spettacolo. E le lunghe pause sono la morte dello spettacolo (speriamo non del calcio per come lo conosciamo). Lo sono con il sistema di adesso, lo sarebbero con il tempo effettivo non ben regolamentato. Non giovano né ai tifosi, né alle società, né alle emittenti televisive. Non vogliamo mica che la Kings League abbia la meglio con i suoi spettacolari dadi, rigori presidenziali e carte speciali.
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