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F1 | Qual è la differenza tra il commento TV inglese e quello italiano?

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Per anni, ascoltando il racconto italiano della Formula 1, che fosse sulla RAI o su Sky Sport, cercavo di immaginarmi come fosse la telecronaca in altre lingue. Avendo un po’ dimestichezza con l’inglese, avendo visto qualche vecchia clip con la cronaca sulla BBC di Murray Walker e avendo guardato negli ultimi anni qualche sintesi ufficiale della F1 su YouTube, ho deciso di guardare il GP di Ungheria direttamente su Sky Sports F1 UK. Per farlo, mi sono avvalso di una VPN, che mi ha permesso di acquistare il pass giornaliero al NOW TV inglese. I commentatori sono David Croft e l’ex pilota Martin Brundle, dietro il microfono dal 1997. La squadra di commento di Sky Sports F1 UK è anche stata scelta da F1 come voce ufficiale del Circus. Quindi nessuno shock, le voci erano le stesse che avevo già sentito nel recente passato.

Non mi è bastato però mettermi alla prova con un commento di una lingua diversa da quella italiana. Infatti, ho deciso anche di fare una comparativa dei due prodotti, quello di Sky Sports F1 UK con quello ben noto di Sky Sport F1 Italia, attraverso il mio fidato abbonamento a NOW TV It. Mi limiterò a elencare le caratteristiche di uno e dell’altro modo di raccontare la Formula 1, senza giudizi, solo fatti. O quasi.

Il pregara in inglese e in italiano

Iniziamo dal pregara. In lingua inglese, viene dato meno spazio alle prove di partenza rispetto all’Italia, raccontate dal corrispondente dalla pit lane in maniera meno enfatica rispetto a quanto fatto dalla coppia formata da Carlo Vanzini e Marc Genè. Quando in Italia la linea passa alla griglia, con Federica Masolin e Davide Valsecchi che fanno da ciceroni risalendo lo schieramento, per gli anglofoni è soprattutto Martin Brundle a tenere le fila della grid walk. La principale differenza che ho notato è stato il maggior coinvolgimento dei piloti: Carlos Sainz e George Russell hanno condiviso le loro impressioni fino a pochi istanti prima di salire sulle proprie monoposto, mentre in Italia venivano mandate in onda interviste con qualche team principal, su tutti Fred Vasseur.

In lingua inglese c’è stata una maggiore presenza delle pause pubblicitarie, mentre per l’Italia le pause ai due conduttori venivano date con alcuni contributi video creati ad hoc (a dire il vero un po’ datati, lo stesso video «Who’s next?» era già stato utilizzato l’anno scorso, ndr) per aumentare il pathos. La scelta di Sky Sports F1 UK è stata invece differente: l’unico contributo video pre-prodotto è stato quello che ritraeva Lewis Hamilton spiegare la sua Mercedes a uno dei giovani conduttori del nuovo programma F1 Juniors, lanciato proprio ndurante il fine settimana magiaro, girato nei box di Silverstone.

L’impressione iniziale è quella che in lingua inglese il team di presentatori sia concentrato più sull’approfondimento che sulla costruzione delle emozioni. Inoltre, vengono considerate quasi alla pari tutte le scuderie che formano lo schieramento, senza privilegiarne necessariamente qualcuna in base alla nazione di appartenenza. Probabilmente questa scelta è dettata dall’essere, di fatto, la TV ufficiale della Formula 1 a livello mondiale.

La gara in inglese

Croft e Brundle fanno valere la propria esperienza, raccontando la corsa con la giusta enfasi, senza lesinare qualche fugace parere personale sugli episodi che hanno caratterizzato la gara. Anche nei momenti con meno azione, il duo anglofono ha raccontato quello che dicevano le immagini, senza divagazioni sui fatti d’attualità fuori dalla pista. L’impressione è stata quella di ascoltare una cronaca che si pensa a tradurre in parole ciò che accade, con un tono misurato e con picchi di voce in linea con gli avvenimenti. Infine, gli episodi, anche quelli controversi, sono stati raccontati e spiegati, per il tempo in cui la regia trasmetteva le relative immagini. A un cambio di inquadratura ne seguiva un cambio di argomento coerente con quanto mostrato dalle telecamere.

La gara in italiano

In Italia siamo più campanilisti di ciò che crediamo di essere, questo è fuori discussione. Il racconto della gara ha privilegiato i protagonisti di casa nostra, come Ferrari, Alfa Romeo Sauber o Andrea Stella, team principal della McLaren dei miracoli. Spesso il trio di commento formato da Vanzini, Genè e Roberto Chinchero è andato oltre ciò che succedeva in pista, divagando sul budget cap quando le rosse erano nella terra di nessuno o soffermandosi su qualche coda leggermente polemica dopo le vicissitudini che hanno caratterizzato la corsa. In inglese, ad esempio, sono mancati i circa tre minuti di approfondimento sull’eccesso di velocità in pit lane di cui è stato protagonista Leclerc. Non ha fatto capolino, nel racconto di Croft e Brandle, nemmeno l’elogio ad Andrea Stella, incensato in Italia per aver riportato con «i fatti. Fatti! Non parole.» (cit.) la scuderia di Woking tra i protagonisti della stagione. Nico Rosberg, passato in Ungheria anche per i microfoni inglesi durante il pre-gara, è sembrato essere meno misurato in lingua italiana.

In conclusione

Sky Sport F1 Italia sembra privilegiare un racconto italocentrico, con linguaggi e temi molto cari agli spettatori. Parla alla pancia degli appassionati, coinvolgendo in questa tipologia di racconto anche professionisti sotto contratto con i team, come Genè. Croft e Brundle, da parte loro, cantano le gesta dei protagonisti, con limitatissime incursioni nei loro pensieri personali.

É indubbio il fatto che i due prodotti si rivolgano a due tipologie di spettatori diversi. Nessun racconto è più giusto di un altro, semplicemente in inglese si cerca di abbracciare una più ampia fetta di pubblico, limitando o addirittura azzerando ogni vena polemica. Il commento in lingua italiana, invece, è maggiormente personalizzato sulle caratteristiche degli spettatori italiani, prevalentemente ferraristi e tifosi, soprattutto della rossa di Maranello.

Volete sapere la mia? Beh, da ieri mi sono riscoperto cittadino del mondo, meno italiano di ciò che pensavo. Sarà il nome, probabilmente.

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