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Bologna – Empoli: (non) buona la prima

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Se il mondo dei social è (purtroppo) lo specchio della nostra società, ieri pomeriggio l’universo social rossoblù ribolliva di disagio, amarezza cosmica e rassegnazione. E se i giudizi su una partita sono, spesso, figli del risultato, i commenti negativi andavano oltre i 98 minuti effettivi di gioco e colpivano il prima e il dopo di Bologna Empoli, puntando il dito sulla lontananza da quell’obiettivo tanto reclamizzato (Europa e vertici di classifica), slogan della Presidenza dei primi tempi a Bologna.

Ma quasi otto anni dopo, completato il cambio del quinto allenatore, cambio sofferto e forse durato più del previsto, lo spettacolo prodotto dagli undici rossoblù in campo, sotto la nuova gestione e al di là dell’inefficienza del nuovo modulo che doveva ancora essere assimilato, denotava lunghi momenti di scarsa determinazione agonistica e sofferenza (i primi quindici minuti, con quei tre passaggi al portiere errati e rischiosi, ne sono il miglior esempio), che il solo cambio di guida tecnica non possono giustificare. Ieri la difesa dei centrali a due ha “ufficialmente” chiesto tempo per la sua registrazione, avendo Stefan Posch e Jhon Lucumì (un 25enne e un 24enne, con esperienza da difensori lontana anni luce da quella del cileno Gary Medel, 35enne,  giocatore e difensore di esperienza internazionale) solo 90 minuti  di gioco insieme (quelli contro la Fiorentina). 
E ogni pacchetto difensivo ha bisogno di tempo e amalgama per poter affinare i movimenti di un nuovo assetto tattico ed entrare in quella che potremmo definire la “confort zone” di conoscenza reciproca.
A centrocampo la coppia titolare (Jerdy Schouten e Gary Medel) era la prima volta che giocava insieme e in qualche sprazzo di gioco lo si è, purtroppo, visto, mentre in avanti questo modulo, se la memoria non ci inganna, non lo si vedeva in campo, dal primo minuto, da quell’Empoli-Bologna del settembre scorso, dove Skoupski e soci incassarono 4 reti. Da allora a ieri, da Empoli ad Empoli, ci sono state  poche partite degne di nota e un tredicesimo posto che risulta poco significativo per società e (ancor di più) per i tifosi, lontano anni luce dalle zone nobili della classifica.
 
Da dove si riparte quindi? Dalla fiducia nelle persone scelte, che porteranno avanti il progetto, oltre che nel concedere quel giusto tempo che permetta ai giocatori di conoscere il progetto del nuovo mister e al mister di conoscere la rosa messagli a disposizione dalla Società, per poter fare le scelte giuste. I Tribunali virtuali di ieri pomeriggio sono simbolo di una esasperazione che è assolutamente esagerata rispetto alla situazione attuale.
 
Inoltre occorrerà cambiare registro in punto determinazione, che spesso è andata smarrita nel Bologna delle ultime settimane, chiedendo all’allenatore di essere capace di sapere fare anche passi indietro, rispetto ai suoi dogmi, se i meccanismi e i modulo non dessero i risultati sperati.E sempre il fattore tempo sarà l’arbitro della situazione, perché i grandi cambiamenti, affinché siano assimilati, hanno bisogno di periodi di allenamenti intensi, che aiutino la squadra a ritrovarsi e ad esprimere il proprio valore.
 
E ritorna necessario non esasperare questo teatrino che si chiama “calcio”, perchè se la passione è un valore assoluto, non si può (e non si deve) eccedere in quelli che sono i limiti del tifo, partendo dall’acquario social, che spesso amplifica e distorce i peggiori sentimenti, creando casse di risonanze che deteriorano i rapporti fra persone, in nome di ragionamenti che spesso non hanno fondamento tecnico, ma solo mera emotività. Anche se si tratta di una semplice partita di pallone.

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