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Domani, 5 Maggio, ricorrono trionfi e lacrime per la Virtus

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foto Basketball Champions League

 

 

Il 5 maggio di manzoniana memoria è per la Virtus una data di ricordi europei, infelice quello della finale di Eurolega del 2002, epilogo della Final Four di Casalecchio, molto più dolce quello di Anversa dell’anno scorso, quando le V nere trionfarono nella finale a quattro di Champions League.

Diciotto anni fa, a Casalecchio, dopo aver superato in semifinale la Benetton, in finale contro il Panathinaikos, le V nere esalarono il mortal sospiro sui due liberi falliti da Becirovic a un minuto dalla fine sull’80-82, poi lo stesso Sani saltò a vuoto sulla finta e Kutluay infilò la tripla, così la spoglia bianconera rimase immemore dei vantaggi anche cospicui avuti nel corso dell’incontro (45 a 31 quello più cospicuo). E la tifoseria con fede ai trionfi avvezza rimase muta pensando all’ultima ora. La Kinder dovette abdicare dal trono di campione d’Europa e riassaporare il sapore della sconfitta in una finale, dopo quattro successi consecutivi: la vittoria nella Coppa nazionale di sei settimane prima e il grande slam del 2001, con le vittorie in Coppa Italia, Eurolega e campionato. Dopo capitò di tutto: alla Virtus fu tolta l’affiliazione alla FIP con l’ardua sentenza, riuscì a salvarsi dal fallimento, poi l’iscrizione all’A2 come Castel Maggiore, con cui fu riconosciuta l’anno dopo la fusione; poi la promozione, la crescita, la finale scudetto e le finali di Coppa Italia, la conquista dell’Eurochallenge; poi il nuovo crollo fino alla retrocessione del 2016, la risalita immediata con la promozione e la conquista della Coppa di Legadue, fino alla conquista della Champions League il 5 maggio 2019, gloria maggior dopo il periglio. Ad Anversa la Segafredo batté nettamente in semifinale il Bamberg 67-50, poi superò chiaramente anche Tenerife 73-61, con solo qualche patema nel finale. Migliore giocatore della Fina Four di Anversa fu Kevin Punter, 21 punti in semifinale e 26 in finale, con 14 rimbalzi equamente suddivisi tra le due partite. La parabola dei suoi tiri, alta pur dianzi e tesa andò molto spesso a bersaglio. La Virtus tiene un premio ch’era follia sperar solo qualche anno prima. L’Eurochalenge arrivò quattro anni dopo la promozione, la Champions League solo due dopo il ritorno in serie A: due volte nella polvere, due volte sull’altar. Primo artefice di questa veloce risalita il patron Zanetti, chiniam la fronte al Massimo. Questa volta i tifosi accorsi in Belgio poterono festeggiare, la fuga e la vittoria, come fu lieta d’indomato amor anche la sera di chi esultò da lontano. La Coppa alzata ad Anversa fu vera gloria? Certamente sì, un successo meritato lungo tutte le venti partite del torneo, vincendo il proprio girone, poi passando con autorità i successivi turni. Poi la squadra non fu in grado di reggere il doppio impegno campionato e coppa ed è stata in larga parte smantellata, completamente nel reparto stranieri, in vista di un impegno in Eurocup, coppa di livello indubbiamente superiore, e anche di maggiori ambizioni in campionato. Valutazione sicuramente azzeccata, visti gli ottimi risultati che la Segafredo stava ottenendo in questa stagione prima dello stop imposto dal presidente della FIP Petrucci: sommessi a lui si volsero come aspettando il fato; ei fe’ silenzio, ed arbitro s’assise in mezzo a lor, che ha tolto a Zanetti, alla squadra e a tutti gli appassionati sostenitori delle V nere la procellosa e trepida gioia d’un gran disegno.

 

 

 

 

 

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