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Alé Bulåggna: Al trésst -28 Giu-

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Al trésst

Bèla in véssta, dänter tréssta, si dice di donna appariscente, ma interiormente scadente. Sentire qualcuno che dalla dirigenza del Bologna calcio si lamenta dei giocatori in soprannumero che non si riescono a vendere perché tristi ci dà, oltre ad una certa tristezza, una zêrta malincunî, anche lo spunto per parlare di uno dei termini che dal dialetto sono passati nella parlata italo-bolognese, l’aggettivo trésst, che dai tavoli verdi ai campi da gioco viene affibbiato a chi non eccelle nella disciplina praticata. In questo caso ci ricorda i famosi giocatori incedibili, parché inción i vôl, di Manlio Scopigno, che passò da queste parti senza grande fortuna.

Almeno non si potrà tacciare i venditori rossoblù di voler turlupinare i molto eventuali acquirenti. In stal mänter, nel frattempo, speriamo di sopravvivere ai tanti contratti pluriennali fatti a giocatori poco giocanti.

Tristazza e tristîia sono comunque due termini che vanno spesso a braccetto, e non potrebbe essere altrimenti perché se un quèl l é trésst, non è buono da niente, ai é pôc da stèr alîgher. Guccini, anche se nella sua veste modenese, in passato aveva usato la parola trist per tradurre blues, in una canzone in dialetto dove il protagonista, oltre che triste, era alquanto tristo, almeno per la fidanzata. E allora giochiamo anche noi con le parole di una delle ultime canzoni interpretate dal grande Chet Baker, che fu bolognese d’adozione ai tempi in cui Bologna era la capitale del jazz italiano e il Bologna era meno tristo di adesso.

Almost Blue parla ad una donna, ma messa così potrebbe parlare anche di una squadra di calcio.

Quèi trésst.

Quèi fagànd i quî ch’a fèven insàmm una vôlta

Qué ai é ónna quèi prezîa a té

Ch’l’à int i ûc’ quèi tótt quall che t prumitêv té

E i tû ûc’ i én róss, dal gran zighèr.

 

 Alé Bulåggna !!!                                                                  28 ed żóggn 2013

Gallo

 

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