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IL GRILLO PENSANTE – La settimana delle streghe

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Nella settimana che conduce alla commercialissima festa di Halloween il campionato di serie A ha visto materializzarsi le proprie streghe sotto forma di incommentabili gag antisemitiche da parte di una frangia di pseudo-tifosi laziali, personaggi che sembrano condividere le medesime virtù delle zucche simbolo della ricorrenza. Dilapidare tempo e parole su gesta mirate a vilipendere la memoria di un’icona (suo malgrado) come Anna Frank sarebbe quantomeno oltraggioso, ma è necessario ricordare anche che il gruppo storico organizzato laziale degli Irriducibili si è rifiutato di assistere a Bologna-Lazio in quanto avrebbero dovuto prendere posto nella curva intitolata ad Arpad Weisz, storico allenatore ungherese ed ebreo degli anni Trenta capace di vincere 2 scudetti alla guida del Bologna prima di essere deportato nel campo di concentramento di Auschwitzh e vedersi depredato della vita da una delle piaghe più profonde della storia dell’umanità. La città di Bologna ringrazia, aver evitato di infangare la memoria di un personaggio tanto caro ai colori rossoblu ospitando nel settore che porta il suo nome individui ideologicamente in linea con i suoi aguzzini sarebbe stato quasi blasfemo. La vicenda scivolerà via rapidamente, ma resta il sapore amaro della pochezza di valori e buon senso che infesta certe menti.

Il calcio giocato ha invece riportato il Bologna ad una dimensione più verosimile, alla fine di una settimana dove alla cassa non sono stati riscossi punti ma soltanto 3 sconfitte di misura maturate con dirimpettai oggettivamente più attrezzati. L’Atalanta, soprattutto tra le mura amiche, è belva difficilmente domabile, sfoggia un’aggressività ed una straripanza fisica che i rossoblu hanno faticato sempre più ad arginare col passare dei minuti nonostante le recenti fatiche europee della Dea. Qualche punzecchiatura gli uomini di Gasperini l’hanno subita, ma nel secondo tempo la morsa atalatina è lievitata di atmosfere fino a deflagrare sulla martellata del Thor danese Corneliusson che ha chiuso il discorso.

Percorso opposto con l’inarrestabile Lazio di Simone Inzaghi in visita feriale sotto le Due Torri: primo tempo giocato su un’autostrada a senso unico dove tutte le carreggiate puntavano dritto verso la porta di Mirante, messa a ferro e fuoco da una squadra impressionante sotto tutti i punti di vista. Il doppio vantaggio ospite a fine primo tempo è apparso addirittura misericordioso, e l’autogol di Lulic in avvio di ripresa ha mantenuto miracolosamente in partita il Bologna fino al triplice fischio nonostante le minacce dalle parti di Strakosha non siano state troppo veementi.

Con la Roma probabilmente gli uomini di Donadoni hanno indossato l’abito migliore tra tutte le serate, riuscendo ad abbinare ad un’organizzazione ormai consolidata anche qualche spunto di arrogante vivacità a quale dare seguito nelle prossime puntate; purtroppo El Shaarawy ha estratto il classico coniglio dal cilindro condannando nuovamente i rossoblu a rientrare alla base a mani vuote.

 

Dopo 11 giornate incominciano ad essere ridondanti alcuni denominatori comuni, sia alla voce pregi che alla voce difetti. Il Bologna è indubbiamente una squadra organizzata, complicata da affrontare e da perforare (soltanto 12 gol subiti in 11 giornate, avendo anche già affrontato portaerei come Napoli, Inter, Lazio e Roma) e atleticamente dinamica (quinta squadra della lega per km percorsi, Pulgar è il giocatore che corre di più dell’intera serie A con oltre 12 km a partita di media percorsi); sta acquisendo una mentalità solida che la tutela da eventuali Caporetto come lo scorso anno e gli permette di abbrancare con cinismo il risultato in situazioni di equilibrio, dato di assolutà novità rispetto al passato. Le aree di miglioramento principali risiedono nell’incapacità di proporre un atteggiamento coraggioso con costanza (concentrandosi eccessivamente sul contenimento a discapito dell’intraprendenza offensiva) e, come logica conseguenza, il persistere patologico della sterilità offensiva confermata impietosamente dalle statistiche (penultima squadra del campionato per conclusioni a rete davanti al solo Crotone e appena 9 reti segnate). Il Bologna impugna il flagello soltanto in base alla buona vena di Palacio e/o Verdi, senza la giornata ispirata di almeno uno dei 2 funamboli la via della rete diventa una scalata ripida e accidentata; la speranza è che il processo di crescita progressivo che incomincia a dare i primi frutti commestibili possa non subire soste, confidando che dopo la scovata solidità e la costruzione di un’affidabile fase difensiva ci sia la possibilità di accuminare adeguatamente le armi per offendere. A cominciare dall’anticipo di sabato prossimo col Crotone (ultimo appuntamento prima della sosta per lo spareggio mondiale) dove sarebbe auspicabile fare una brusca inversione ad U e riprendere la via della vittoria smarrita questa settimana. Dopotutto Halloween arriva una sola volta all’anno.

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