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Una Gara da Mito – GP San Marino 2000, Schumi vince nel silenzio RAI

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Dopo la vittoria del campionato costruttori nel 1999, nonostante l’infortunio di Michael Schumacher a Silverstone, la Scuderia Ferrari guidata da Jean Todt voleva riportare nella Motor Valley il titolo piloti che mancava dal 1979. Che l’ultimo anno del vecchio millennio fosse favorevole fu chiaro fin da subito. A Imola accorse il pubblico delle grandi occasioni, per una folla rosso corsa che faceva venire la pelle d’oca. Tutto gridava “Ferrari”, compresi i due covi del tifo più sfegatato: la curva della Tosa e la collina della Rivazza, dove oltre diecimila cuori battevano all’impazzata solo per Michael Schumacher.

La vigilia

L’alba mondiale a Melbourne fu all’insegna del Cavallino Rampante, grazie a una fantastica doppietta messa a segno all’Albert Park, con il neo arrivato Rubens Barrichello che arricchì il trionfo di Schumi. Il kaiser si aggiudicò anche il GP del Brasile due settimane più tardi, mentre le due McLaren-Mercedes, dirette pretendenti al titolo, mettevano a referto un quadruplo zero. Come di consueta quella all’Enzo e Dino Ferrari di Imola era la prima prova in Europa, occasione nella quale i team portavano i primi aggiornamenti ai rispettivi progetti, in un’epoca dove i test e lo sviluppo erano liberi, ben lontani dai contingentamenti di pezzi che conosciamo oggi.

Schumacher vittorioso a Melbourne (copyright ferrari.com)

Le qualifiche

Le prove cronometrate all’epoca si svolgevano al sabato pomeriggio, con una sessione di 60 minuti durante la quale i piloti avevano 12 giri a disposizione per far siglare il loro tempo migliore. Solitamente, nei primi trenta minuti il tracciato era deserto, per la noia totale degli spettatori paganti sugli spalti e dei telespettatori, all’epoca parzialmente paganti in Italia, dato il canone RAI. L’azione si concentrava tutta nella seconda mezz’ora, con i protagonisti del Circus che si davano battaglia sul filo dei millesimi. A proposito, proprio per 91 di questi Mika Hakkinen riuscì ad aver ragione del beniamino locale Schumacher, che partì in seconda posizione. Terzo, a tre decimi di distacco dal 1’24″714 fatto segnare dal finlandese campione del mondo in carica, c’era il suo compagno di squadra David Coulthard. Quarto, a due decimi e mezzo dallo scozzese, il brasiliano Rubens Barrichello, di ritorno dal consueto saluto alla nonna di San Paolo, di mazzoniana memoria, in occasione del GP di casa. Un altro Schumacher, Ralf, si assestò al quinto posto seguito dal connazionale Heinz-Harald Frentzen, trionfatore a Imola su Williams nel ’97. Non furono prove ufficiali particolarmente felici per la Minardi, che qualificò Gastòn Mazzacane al ventesimo posto, attardato di 3″447 da Hakkinen, e Marc Genè, staccato di due ulteriori decimi con il ventunesimo miglior tempo.

La gara

Alla comparsa delle luci verdi Hakkinen partì riuscendo a mantenere la testa del plotone, con Michael Schumacher che, protagonista di uno spunto non impeccabile, tirò fuori unghie e denti per tenersi alle spalle Coulthard e il fratello Ralf. In questo frangente ne approfittò Barrichello, abile a superare lo scozzese. Il duo di testa mise il vuoto tra loro e i propri avversari, mentre il numero 4 Ferrari fece da tappo a Coulthard, più veloce ma in difficoltà nel tentare un sorpasso. Alla ventisettesima tornata Hakkinen e Schumacher rientrarono contemporaneamente ai box e il finlandese rientrò in prima posizione. I primi due continuarono ad imporre un ritmo forsennato fino alla seconda finestra di rifornimento. Al giro 44 il numero 1 McLaren rientrò per la sosta mentre Schumacher, rimasto fuori, inanellò una serie di giri da qualifica che spaccarono il cronometro, imponendo allo speaker Carlo Costa gli straordinari per cantare le gesta del fuoriclasse di Kerpen. Quattro giri più tardi anche Schumacher entrò in pit-lane, uscendone al comando della corsa per il tripudio della maggior parte dei presenti. La stessa mossa venne fatta da Coulthard, che solo grazie all’overcut ben orchestrato ebbe ragione di Rubinho.

Il Kaiser impegnato con la F2000 in uno dei numerosi test a Fiorano (copyright ferrari.com)

L’happy ending muto

Le posizioni rimasero invariate. Trionfò Michael Schumacher su Ferrari, che bissò il trionfo del 1999, secondo Hakkinen a 1″168, terzo Coulthard a 51″008, quarto Barrichello a 1’29″276 dal cannibale tedesco. Questi piloti erano gli unici a pieni giri. Alla faccia di chi dice, oggi, che la Formula 1 degli anni duemila, quella delle gomme scanalate e dei sorpassi ai box per intenderci, fosse più emozionante di quella odierna. Mentre i tifosi accorsi in riva al Santerno avevano potuto sentire la narrazione delle gesta dei propri beniamini da parte di Carlo Costa, presente come sempre al microfono, i milioni di spettatori davanti ai teleschermi in Italia non furono fortunati alla stessa maniera. La diretta della RAI, infatti, fu priva di telecronaca, a causa di un improvviso sciopero dei giornalisti. Una fortuna per chi voleva godere del suono duro e puro della pista, un peccato per chi gradiva una guida tecnica per comprendere al meglio l’azione dei protagonisti al volante dei propri bolidi. Che fosse l’una o l’altra la preferenza, entrambe avrebbero consentito di godere dell’estasi delle decine di migliaia di spettatori presenti in Autodromo, festanti dopo la vittoria di Schumacher. I telespettatori più fortunati, quelli imolesi, se avessero aperto la finestra delle proprie abitazioni, avrebbero potuto sentire il tripudio rosso. Io lo feci. Non avevo ancora otto anni ma, scrivendo queste righe, mi sono teletrasportato a quei momenti un po’ noiosetti ma felici.

L’ultimo giro “muto del GP (Source: YouTube – Antonino Ghes; copyright to the owners)

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