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Carspillar – Maserati Chubasco, una concept tempestosa

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Un nome spagnoleggiante

Chubasco è un termine che nella lingua spagnola antica descrive un temporale con vento forte. In America Latina lo stesso termine si riferisce ad una bufera con tuoni e lampi che investe le coste pacifiche nella stagione delle piogge. Nella Motor Valley è il nome proprio di una coupè supersportiva che alla fine del 1990 richiamò su Modena le attenzioni del mondo dell’auto portando orgogliosamente il marchio del Tridente. Stiamo parlando della Maserati Chubasco.

Meccanica senza compromessi

Il progetto venne sviluppato su di un telaio portante a trave centrale, soluzione nota da un quarto di secolo sulle vetture di Alejandro De Tomaso. Su di esso erano installate la scocca (sospesa mediante supporti elastici), le sospensioni a bilanciere (indipendenti sulle quattro ruote con ammorizzatori idraulici telescopici all’anteriore ed oleopneumatici al posteriore) ed il gruppo motore-trasmissione anch’esso con funzione portante. Il cambio a sei rapporti più retromarcia era accoppiato ad una frizione monodisco a secco e trasmetteva il movimento alle ruote motrici posteriori. Il propulsore, installato longitudinalmente in posizione posteriore-centrale, era un 8 cilindri a V di 90° da 3216,98 cc realizzato per la Shamal, le cui prime consegne iniziavano proprio in quei giorni. Grazie alla sovralimentazione affidata a due turbocompressori IHI RHB 52 ed alla distribuzione a quattro valvole per cilindro gestite da due alberi a camme in testa per ogni bancata, il “cuore” della Chubasco sviluppava una potenza di 430 CV a 6500 giri al minuto (oltre 100 in più della Shamal) che si sarebbero tradotti in una velocità massima di circa 300 km/h. Completavano la dotazione meccanica i freni a disco sulle quattro ruote con comando idraulico servoassistito e gli pneumatici 245-15 ZR-16 all’anteriore e 225-50 VR-15 al posteriore.

Disegno unico

Lo stile della vettura venne affidato ad un maestro come Marcello Gandini. Il padre della Lamborghini Countach ripropose sulla Chubasco alcune caratteristiche viste sulla vettura di Sant’Agata, ad iniziare della forma a cuneo con la medesima inclinazione per cofano anteriore e parabrezza. Le fiancate piatte e perpendicolari a terra erano rese originali dal taglio obliquo dei passaruota posteriori. Le ampie superfici vetrate (i montanti erano ridotti al minimo) rendevano luminoso l’abitacolo (a due posti), ma l’elemento che rendeva unica la Chubasco era il tetto. Quest’ultimo, grazie ad un apposito sistema a comando elettrico, poteva scorrere all’indietro trasformando la vettura da coupè in spider-targa. Immancabili su una supercar dell’epoca erano i fari anteriori a scomparsa e le portiere con apertura a forbice, mentre ben più originali apparivano gli elementi aerodinamici. Dopo attenti studi erano state ricavate tre prese d’aria sulla parte bassa dell’avantreno che guidavano l’aria al di sotto della vettura verso il vano motore ed il voluminoso estrattore posteriore. Tale soluzione, estremamente innovativa per l’epoca, garantiva non solo un adeguato raffreddamento del propulsore ma anche un aumento della deportanza. A completare la veste della vettura era in progetto l’aggiunta di un voluminoso alettone montato al retrotreno.

Sogno irrealizzato

La Chubasco venne presentata come prototipo statico colpendo subito per la sua linea, ma nonostante le positive reazioni non andò mai oltre lo stadio di “concept car”. Anche questa volta furono i costi di produzione troppo elevati a tarpare le ali ad una vettura che avrebbe ingigantito la leggenda del Tridente, ma non tutto andò perduto. L’ esperienza acquisita fu un’ottima base per la realizzazione della Barchetta, la biposto aperta che un paio di anni dopo riportò il marchio Maserati sulle piste. Oggi la Chubasco, priva di meccanica ma intatta nelle linee, è uno dei pezzi più preziosi della Collezione Umberto Panini di Modena. Ovvero il prezioso museo che custodisce le meraviglie che hanno fatto la storia della Maserati.

Un breve video con le immagini della Chubasco: un sogno marcato Maserati (Pianeta Modena su YouTube)

 

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