Bologna FC
Bologna: “la storia più incredibile che conosco”, canterebbe Pezzali
Il Bologna di Motta è diventato il Bologna di Italiano, ma la verità è che i sogni dello scorso anno sono diventati splendida realtà

Si può dire che questo Bologna ha messo le ali. E che ali! Contro il Milan fu Ndoye a deciderla, mentre Orsolini punì il Cagliari. E ieri, in casa del Verona, a chiudere la sfida con un gol fondamentale è stato Cambiaghi, che già nelle scorse partite si era distinto per le sue perfette imbeccate. Se il Bfc ora è a quota 50 punti e ha inanellato la terza vittoria di fila è anche grazie, quindi, al supporto delle sue ali, pungenti e precise. Eppure, c’è un comandante silenzioso (anche se le sue urla sono proverbiali) che sta tracciando a matita una storia che potrebbe essere scritta nella pietra.
Che storia, Bologna
Che storia, Bologna. In pochi si stanno rendendo conto della storia incredibile che i rossoblù stanno vivendo (e compiendo) quest’anno. Lo scorso anno poteva essere una botta di fortuna, come sostenevano i detrattori che, ai tempi di Valles, non vedevano in Vincenzo Italiano il giusto erede del tesoretto che Motta aveva lasciato al Bologna. Col senno di poi, nessun giudizio fu più sbagliato di quello. Lo stile inizialmente quasi da vigile urbano, sempre a sbracciarsi, a fischiare, a gridare, convinceva solo chi sapeva che sarebbe servita un po’ di pazienza per vedere i frutti del lavoro di una squadra che era cambiata come il sole a mezzogiorno alla luna a mezzanotte.
Guardando al presente, è bene sottolineare come sia stata la pazienza la chiave d’apertura di Italiano delle porte di Bologna. La favola dello scorso anno andava trasformata in realtà, serviva mostrare ai ragazzi rossoblù che la realtà era dietro l’angolo e che non basta fare bene un anno per essere grandi giocatori o una grande squadra. Con pazienza, Vincenzo ha spiegato alla sua squadra di andarsi a prendere quei sogni che chiunque avrebbe scommesso sarebbero rimasti “incastrati”, un po’ come gemme preziose, nell’anno precedente. E allora ben vengano le urla per tornare sulla terra, per spiegare che in campo c’erano i ragazzi, e che quella differenza l’avevano fatta loro e nessun altro. E il Bologna di Motta è diventato il Bologna di Italiano, o molto più semplicemente il Bologna, e basta.

L’esultanza rossoblù sotto la curva (©Damiano Fiorentini)
Ancora in corsa Champions
Grazie alla fiducia del mister per i suoi ragazzi, anche il gruppo ha iniziato ad avere fiducia in lui. Definizione di squadra, di gruppo nato per abbattere i record, o quasi. Da 23 anni non si vinceva in casa col Milan, col Verona da 8. Certo, a onor del vero (e a onor soprattutto di chi sedeva su quella panchina) anche la Champions non si vedeva da un po’: 60 anni. Italiano ha avuto la capacità di rispettare il lavoro fatto in precedenza, prendendosi lo spazio volta per volta, plasmando il gruppo senza snaturarlo e ridisegnando sulle linee, non cancellando. Una delicatezza non scontata nel calcio, motivo per il quale forse, al momento, Vincenzo è considerato sugli spalti del Dall’Ara un vero cuore rossoblù. E così è: Vincenzo ora è un figlio di Bologna, e i bolognesi lo sanno.
L’atto finale della stagione non sarà una gara tra il mister del passato e quello attuale: la Juve vuole la Champions, il Bologna anche. La vuole probabilmente in modo diverso, ma eccome se la vuole. A due punti di distanza, la squadra di Motta è il prossimo obiettivo per i rossoblù. Si lotta per l’Europa, ancora, e insieme al capitano c’è un popolo intero che ha voglia di restare su questa barca.

Vincenzo Italiano che esulta con i tifosi del Bologna (©Bologna FC 1909)
Fonte: Gianmarco Marchini – Il Resto del Carlino
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