Bologna FC
Calciomercato Bologna “Vintage” – Alessandro Diamanti
Nella nuova puntata di Calciomercato Vintage, spazio al fantasista toscano che ha incantato il Dall’Ara con sinistro educato, leadership e colpi da fuoriclasse. Un innesto che ha lasciato il segno nella storia recente dei rossoblù, tra gol iconici e carisma da capitano.

Dal bomber Giuseppe Signori al figlio di Bologna Kennet Andersson, passando per campioni e Uomini con la U maiuscola come Marco Di Vaio, uomo del passato e del presente del Bologna. Al termine della quarta settimana di Calciomercato Bologna “Vintage” abbiamo visto quasi tutto della barriera corallina rossoblù, ma qualche perla nascosta aspetta ancora di essere raccontata. Oggi è il turno di un mancino che, di recente, ha fatto cantare molto spesso la curva Bulgarelli del Dall’Ara, Alessandro Diamanti. Uno spirito libero, un trequartista dentro e fuori dal campo.
‘Alino’ in comproprietà
Rispetto agli anni 2000 in cui Kennet Andersson soggiornò a Bologna, è arrivato il momento di fare un passo in avanti nella storia. Siamo nell’estate del 2011 ed il Bologna del presidente Albano Guaraldi veniva da una stagione conclusa al 16esimi posto e in cui si sono succeduti 4 presidenti diversi. Bisognava contrastare questo disordine con l’ordine, prima che il caos si ritorcesse anche nel rettangolo di gioco. Per questo, ci fu bisogno di una campagna estiva corposa, in cui arrivarono 19 giocatori. Uno di questi, fu Alessandro ‘Alino’ Diamanti, centrocampista di Prato, che il Bologna acquisto in comproprietà dal Brescia. Non fu un’operazione “a sorpresa”: il nome era nell’aria da giorni e venne ufficializzato dopo settimane di trattativa. Qui ha potuto ricongiungersi con Bisoli, che lo allenò ai tempi del Prato.

Alessandro Diamanti (©Bologna FC 1909)
Un Diamante tra i diamanti
La carriera di Alino, sfortunatamente, non si consumò a Bologna. Nel 2014, alla porta di Diamanti si presentò il Guangzhou Evergrande, allenato dal maestro Marcello Lippi. Fu la prima ondata di contratti milionari — e talvolta persino miliardari — esportati dalla Cina verso l’Europa, nel tentativo di cambiare gli equilibri del calcio globale grazie a offerte economiche fuori scala rivolte ai grandi nomi del momento. E Diamanti fu uno dei primi bersagli. Dopo settimane, fu stata trovata l’intesa tra il club cinese e il giocatore, che firmò un contratto triennale da 6,9 milioni di euro. Ai felsinei circa 9 milioni di euro.
Diamanti era uno spirito libero, non adatto alle dimore fisse. Per capirlo basti pensare che, alla fine della sua carriera calcistica, ha giocato con 16 maglie diverse. Però, nel capoluogo emiliano, ha compiuto comunque 3 stagione di qualità e sostanza, confermando ancora una volta la sua straordinaria capacità di ambientarsi in ogni piazza in cui ha giocato.
Mancino da Nazionale, ma non per i top club
Alessandro Diamanti è stato il classico numero 10 (anche se indossò la 23 rossoblù, per la data del compleanno della moglie): un mancino raffinato, capace di creare occasioni a raffica e di mettere in difficoltà difese italiane e internazionali- viste le esperienze con il West Ham e il Watford in Inghilterra, GZ Evergrande in Cina e Western United in Australia.
Imprevedibile come pochi, con tanta voglia di arrivare. A Bologna 88 presenze, 22 gol e 24 assist. Le ottime prestazioni nei primi due anni gli sono valse la convocazione in Nazionale da parte di Prandelli,

Alessandro Diamanti (©Bologna FC 1909)
che lo rese un punto fermo della sua selezione per l’Europeo 2012, in cui l’Italia si arrese solo in finale contro la Spagna. Tanto talentuoso da esser protagonista in Nazionale, ma mai una presenza in un top club. Stagioni a rincorrere la salvezza anziché a giocare coppe europee. Ma non è stato escluso: è stato lui a scegliere consapevolmente il proprio destino. Tra i suoi estimatori principali c’erano il Milan di Galliani, la Juventus di Conte e l’Inter di Moratti, ma che alla fine non sono riusciti a tesserare il fantasista classe 1983.
Alessandro Diamanti guarda al passato senza rimpianti: le sue scelte, nel corso della carriera, hanno sempre privilegiato il benessere suo e dei suoi cari. Preferisce ricordare con affetto i bei momenti vissuti in piazze come quella rossoblù, con cui a suo dire mantiene tuttora un ottimo rapporto, come racconta lui stesso: «Un ottimo rapporto, sia con la società e sia con i tifosi. Quando posso vado allo stadio, anche perché mio figlio tifa Bologna. Ho un bellissimo ricordo, ho ancora molti amici che lavorano lì, tra magazzinieri e altri addetti ai lavori. È un ricordo bellissimo che porterò sempre con me».
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