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Canta che ti passa: Ce vo’ tiempo

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Alessandro Sgarzi


Ci sono tante cose bastarde al mondo. Ecco, una di queste – nell’universo rotondo del pallone – è la pausa delle nazionali.
Non c’è nulla di peggio che assistere alla sconfitta della tua squadra nel match antecedente a quelle dell’Italia. Dovranno passare due settimane per cancellare l’ultima prestazione e, soprattutto, dovranno passare due settimane di martellamento di maroni sulla condizione della tua squadra, specialmente da parte dei giornali locali. Quelli più “grandi” lo fanno per i primissimi giorni post turno di campionato, poi si concentrano sul fatto che Mancini abbia convocato Zaniolo. Un po’ per uno, insomma.
Poi, comunque, le soste a settembre sono le peggiori: gli Europei del 2020 non si vedono nemmeno col binocolo, e “i giocatori non sono più quelli di una volta”. Insomma, è come se essere tornati indietro di un mese, quando la prima giornata di campionato è lontana e la maggior difficoltà che si riscontra nelle amichevoli per preparare la stagione è se mettere la fascetta per i capelli o meno. (Sì, pure De Maio era indeciso).

Torniamo al martellamento di maroni nostrano, siccome la pausa delle nazionali – purtroppo – ti fa tirare una primissima riga sulla condizione della squadra.

Sott’ ‘o sole quann’era ancora està,
sott’ ‘o sole quann’era ancora està à à à à.
E lucente d’acque mare sott’ ‘o sole
comme allora me pare  ‘e te vedè

Com’era lucente l’acqua del mare sotto il sole, quando ancor prima che arrivasse l’està veniva ufficializzato Inzaghi. Le molteplici voci del web non vedevano l’ora che il Venezia fosse eliminato dai play-off di Serie B per verificare se le voci su SuperPippo fossero vere. Sì, lo fossero.
Ora, molto stranamente, in pochi – meglio, pochissimi – hanno già chiesto la sua testa dopo una partenza molto stentata: 3 partite, 1 punto, derby perso con la SPAL, batosta contro l’Inter, 36 tiri totali, di cui 7 nello specchio e zero realizzati. E che cazzo, non era questo il sole che ci si aspettava: soprattutto se, in una partita in cui rischi poco e arrivi più spesso delle altre volte davanti alla porta – vedi Frosinone – non riesci a strappare altri due punti che ti avrebbero fatto respirare un po’. Ti ritrovi, quindi, in compagnia dei ciociari nel club degli “zero assoluto”. Non a cantare, purtroppo.

Ce vo’ tiempo, ce vo’ tiempo pe’ fa’ juorno,
L’ora ‘e notte ancora adda’ suna’.
Fore chiove, pare già turnato ‘vierno,
nun dormo, nun dormo e penz’ a te.

Vero che il campionato di Serie B è un’altra cosa rispetto alla A, però sarebbe interessante riprendere i dati del Venezia dello scorso anno: 67 punti (1,5 a partita), 17 partite vinte (meno della metà), 56 gol fatti (1,3 a partita), 42 subiti (1 a partita). Numeri che non fanno girare la testa, se consideriamo che si è qualificata ai playoff. Numeri che fanno girare la testa, se consideriamo che i lagunari erano dei neopromossi. E offriamo di più: a fine settembre, le statistiche parlavano di un Venezia con due vittorie, cinque pareggi e una sconfitta. E dopo ha avuto una marcia normalissima, eh.
Il punto è sempre quello: ce vo’ tiempo. Ogni allenatore gestisce i giocatori con le proprie idee, sebbene pare già turnato ‘vierno. L’està splenderà, dobbiamo solo sopravvivere a queste due settimane.

Ah, chissà che Diawara non canti questa canzone a Verdi, sotto forma di ninna-nanna. Finora, 45’ in campo e due mitragliate da Defrel.

 

(Ce vo’ tiempo – Peppino di Capri)

 

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