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Bologna

Grandi Pensieri di Mattia Grandi

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Nemmeno nel peggiore degli incubi. Giuro, mai avrei immaginato una disfatta casalinga di questa portata. Uno dei punti più bassi della recente storia calcistica rossoblu. Tre punti in sette partite, tre reti (o quasi) di media al passivo ogni domenica. Zero vittorie, tre pareggi, quattro sconfitte. Due punti casalinghi, uno in trasferta, il resto sono scoppole più o meno cocenti. Penultimo posto in classifica, davanti l’abisso, la pausa di campionato senza i Nazionali ed il match tra disperati al Giglio di Reggio Emilia con il fanalino di coda Sassuolo. C’è da stare allegri. Le scuse di Pioli e le parole forti di Zanzi nel post partita non fanno altro che amplificare un generale clima di amnesia che destabilizza l’intero ambiente. Interno ed esterno. Non ti siluriamo Stefanino, l’ingaggio è importante e tu ci devi tirare fuori da questo casino. Ecco il messaggio criptato nelle dichiarazioni serali del direttore Zanzi in zona mista. Comoda così. Il Mea Culpa pioliano è l’ovvia sequela della recita. Un uomo sempre più solo a testa bassa che motiva davanti alla stampa ed alla città l’ennesima figuraccia. Onere in nome di una responsabilità, di un ruolo e di un profumatissimo ingaggio. La Costa Concordia rossoblu, per restare in italiche acque, affonda rapidamente e Pioli narra che sul fondale di un mare in tempesta ha trovato le chiavi della svolta. I bonus sono finiti caro Stefano, con il Sassuolo la stecca vale la panchina, anche se sarebbe signorile, come è nel tuo stile, una onorevole dimissione. Non è necessariamente la scelta più funzionale il cambio di timoniere, forse non è nemmeno la più giusta, è semplicemente la più logica non potendo silurare in tronco una trentina di giocatori e chi li ha acquistati. Resto altresì convinto del fatto che il vero Bologna non può essere questo. L’alibi però scricchiola, si sgretola di giornata in giornata e non vorrei ritrovarmi volutamente spacciato. Qualcosa si è rotto per sempre, lo scollamento dei reparti, lo scoramento di una squadra trafitta al cuore ad ogni singola verticalizzazione, l’insicurezza e la paura di un gruppo che non vede la via d’uscita. Segnali eloquenti. Oggi l’Hellas poteva dilagare. Sette, otto…alla fine “solo” quattro. Linea difensiva assurda, il più classico degli inviti a nozze per il turbo di Iturbe che riesuma il marmoreo Luca Toni. Al primo affondo i veronesi passano, ormai è una regola matematica. Uno due, rigorosamente in area, e palla nel sacco. Al secondo tentativo il raddoppio. Slalomino rapido rapido dell’incontenibile argentino, Perez in ritardo, inchino di cortesia di Sorensen e palla in rete. 0-2 in mezz’ora con il Verona in casa. Ma non era la partita della vita? Il centrocampo non filtra e non inventa, Diamanti in pericolosa flessione tecnica ed emotiva, in attacco si salva solo Cristaldo. Pioli demolisce Bianchi con il congedo anticipato tra i fischi al minuto trentanove del primo tempo. Dieci in psicologica. Esporre un proprio giocatore all’onta della sostituzione per demerito a sei minuti dall’intervallo. Non è che l’innovativa figura professionale del mental coach deve lavorare per forza. Lo porti nello spogliatoio, gli spieghi la scelta tattica, siamo tutti grandi e vaccinati e non lo fai rientrare. Così perdi per sempre Bianchi, lo abboni alla psicoanalisi di default. E’ già il secondo punteiro che stacca il bigliettino per lo specialista. Il ritiro estivo di Acquafresca è l’emblema della sfiducia ad un calciatore, insomma, un non ti vedo un tantino cinico. E come lui magari ce ne sono anche altri che non gravitano più sotto alle Due Torri. Sparo due nomi a livello di centrocampo. Pulzetti che segna a ripetizione a Siena, Casarini capolista con il Lanciano. Occorreva sfoltire la rosa, gente da B dai. Il Bologna non può perde al banco i giocatori, la rosa è ricca solo in termini numerici e di ingaggio, qualitativamente molto meno. Però la disfatta ha aperto la mente del Mister. Dalla prossima formazione ufficiale si intuirà l’elenco degli epurati. Pollice alto o pollice verso. Qualcuno pagherà, qualcuno mugugnerà, qualcuno sputerà fiele in uno spogliatoio dinamitardo. Le colpe della società sono palesi, tutto parte da li, il giochino al ribasso prima o poi si rompe. Il fumo negli occhi, le asticelle ed i leoni si sono volatilizzati al cospetto della realtà. Ora cosa si fa? Si prepara senza i Nazionali la sfida più importante della stagione all’ottava giornata. Già, il big match contro il Sassuolo dal quale dipenderà grosso modo il 99% della permanenza di Stefano Pioli a Bologna ed il 50% del sereno cammino felsineo nella massima serie. Non è la condizione più facile è, semplicemente, l’unica disponibile.

Mattia Grandi  

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