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Football Knowledge #5.2: La numerologia nel calcio

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Nella prima parte de “La numerologia del calcio”, avevamo trattato a lungo della maglia numero 10, simbolo di estro e fantasia. Non è un caso che ben 18 club nel mondo abbiano deciso di riporre la casacca d’eccellenza per antonomasia in un cassetto, comunicando ufficialmente (o meglio, ufficiosamente) il suo ritiro. A sorpresa, però, non è il numero più assente della lista: con ben 90 buchi liberi, è il 12 a precederlo in graduatoria. E solo in quattro casi, tra i quali primeggia il portiere Marcos, campione del Mondo col Brasile nel 2002, la dedica è destinata ad un calciatore ritiratosi dal calcio o tragicamente scomparso; nei restanti 86, il tributo è dovuto al metaforico “dodicesimo uomo in campo”, il pubblico.

Che, comunque, la dieci sia la maglia che viene tradizionalmente ricollegata ai grandi campioni di tutti i tempi è innegabile: difficilmente saremmo in grado di collocare i vari Pelè, Maradona o anche i nostrani Baggio, Del Piero e Totti con altri numeri. Eppure, questi ultimi tre, pur per brevi periodi di tempo, hanno portato sulle spalle altre cifre: se è ancora viva l’immagine di Pinturicchio che trafigge Lehmann, vestendo la 7, con un destro a giro per il 2-0 di Dortmund nel Mondiale 2006, per gli altri due bisogna risalire, in ambo i casi, alle prime due stagioni nelle quali fu introdotta la numerazione fissa. Il Pupone lasciò la 10 giallorossa che lo consacrerà ad alti livelli per 20 stagioni prima a Giannini e poi a Fonseca, indossando la 20 (poi replicata in Nazionale, ad Euro 2000) nel 95/96 e, su suggerimento del tecnico argentino Bianchi, la 17 nel campionato successivo, mentre il Divin Codino, nella parentesi milanista, non lese la maestà del montenegrino Dejan Savicevic, accontentandosi di un più anonimo 18. Un numero che entrerà nella storia sull’altra sponda di Milano a partire dalla stagione 98/99, quando Ronaldo, dopo aver campeggiato con la 10, in versione Cristo Redentore, sui manifesti della Pirelli nella sua prima stagione nerazzurra, passò alla cifra immediatamente inferiore. Al fine di non scontentare il precedente titolare della 9, Ivan Zamorano, la società, in accordo col giocatore e con lo sponsor tecnico Nike optò, oltre che ad adeguare il contratto del cileno, per raddoppiare il numero di maglia, ma inserendo un segno più in mezzo, così che la 1+8 potesse ricondurre alla maglia appena abbandonata.

Altre volte, invece, la scelta del numero da indossare durante la stagione è un tributo ad un idolo sportivo. E in più casi i calciatori hanno valicato i confini verso altri sport: ne sono esempio quanti hanno deciso di vestire la 23 storicamente ricollegabile a Michael Jordan, da Marco Materazzi al David Beckham che, appena approdato al Real Madrid da Manchester trovò la sua 7 già occupata dalla leggenda dei blancos Raul, passando per Massimo Ambrosini e i più anonimi  Eder e Valter Birsa. Un altro esempio è l’omaggio al 46 di Valentino Rossi (il terzino ex Perugia, Samp e Udinese Mirko Pieri e la promessa mancata Andrea Gasbarroni) o il 69 di Riccardo Meggiorini al compianto Nicky Hayden. A proposito del numero 69: Bixente Lizarazu, storico difensore del Bayern Monaco e della nazionale francese, fu aspramente criticato dall’opinione pubblica quando nel 2005, appena tornato in Baviera dopo i 6 mesi al Marsiglia, trovò il suo 3 già occupato da Lucio e optò per l’istrionico doubleface: a quanti lo additarono di aver lanciato un messaggio a sfondo sessuale, il calciatore rispose sottolineando che il 1969 è il suo anno di nascita, di essere alto 1.69 e di pesare 69 chili…

Non mancano le casistiche nelle quali i giocatori riservano la maglia a ricordi personali: Giuseppe Rossi e Federico Balzaretti, per lunghi tratti di carriera, hanno indossato rispettivamente il 49 e il 42, anni di nascita, in ambo i casi, del padre deceduto; stessa linea perseguita, in questa stagione, dal neo acquisto milanista Ricardo Rodriguez con riferimento alla madre. L’attaccante turco Hakan Sukur, invece, nella sua parentesi all’Inter scelse il numero 54. Molti pensarono ad una scelta simile a quella di Zamorano, essendo il suo storico 9 in possesso di Ronaldo, invece il motivo che spinse il calciatore a tale scelta fu di tipo geografico: il 54 è infatti il numero che, nelle targhe delle auto turche, è ricollegabile alla provincia di Sakarya, dalla quale proveniva Sukur. Simile, de facto, è l’origine del 92 dell’attaccante romanista Gregoire Defrel e del 94 che vestì in passato, con la medesima meglia, Jeremy Menez: entrambi in dedica ai dipartimenti francesi di provenienza, rispettivamente Hauts-de-Seine e Val-de-Marne, mentre l’egiziano Mohamed Salah scelse, nell’avventura italiana, il 74, numero delle vittime in occasione degli scontri di Port Said tra le tifoserie dell’ Al-Ahly e dell’ Al-Masry, ma di fatto da ascrivere al quadro generale della Primavera Araba.  Più istrionico, invece, fu Marco Borriello nella stagione 2009/10: scegliendo, ad inizio anno, il numero 38, tributò… se stesso, in quanto le due cifre sono similari all’acronimo del suo nome e cognome (MB), così come Fabio Gatti col 44 o Stefano Sensi col 5 hanno associato al cognome i numeri di maglia. E chissà se qualcuno ha comunicato al portoghese Nani il collegamento col suo 7…

 

Chiosa finale dedicata all’ex Bologna Massimo Marazzina: nella città felsinea l’attaccante lodigiano scelse l’inedito numero 41, ed il motivo è inedito e del tutto curioso. Trattasi, infatti, del suo numero di scarpe.

 

PRIMA PUNTATA: I nomi degli stadi

SECONDA PUNTATA: Mamma ho perso l’aereo 

TERZA PUNTATA: I cento marcatori italiani in Champions League

QUARTA PUNTATA: Questions & Answers, risposte alle domande dei tifosi rossoblu

QUINTA PUNTATA: La numerologia nel calcio, parte 1

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