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Racconti Rari – Alessia Mazzia, tra la vasca di serie A2 e la panchina under 14 

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Paolo Tassoni


Intervista ad Alessia Mazzia, giocatrice ed allenatrice della Rari Nantes Bologna 

L’attività di un giocatore non si limita ad allenamenti e partite, o meglio, non sempre. Capita che alcuni atleti, oltre alle abilità sportive, abbiano anche la capacità di trasmettere la passione che nutrono per il proprio sport anche a chi, quello stesso sport, deve ancora scoprire di amarlo. È il caso di Alessia Mazzia, 23 anni ancora da compiere, nata a Biella ma trasferitasi in terra emiliana da due anni per seguire la propria più grande passione, la pallanuoto. Un percorso netto, che l’ha portata a conquistare sul campo la promozione in serie A1 con la Rari Nantes Bologna e a ritagliarsi ruoli importanti nella massima serie. Oltre ad avere responsabilità in vasca, però, Alessia è anche un elemento importantissimo nella Società per il suo ruolo di allenatrice, insieme a Valeria Lenzi, dell’under 14 femminile, categoria con poche realtà in Italia, vanto per la pallanuoto bolognese ed emiliana.  

Alessia, oltre ad essere un elemento imprescindibile per la prima squadra, sei anche allenatrice insieme a Valeria della categoria under 14 femminile. Come e quanto si stimolano a vicenda questi due ruoli che ricopri, in acqua e a bordo vasca, e come riesci ad incastrare, in 24 ore, anche l’impegno dell’università (quarto anno di Giurisprudenza)? 

« La scelta di aggiungere nella mia routine gli allenamenti delle ragazze è stata presa da me esclusivamente perché era un’esperienza che mi intrigava e stimolava. Organizzare una giornata piena di cose da fare certamente è più facile se nel tuo programma ci sono solo cose che ti piacciono, cioè studiare, allenare ed allenarmi. Reputo il percorso fuori dall’acqua che sto facendo in questo momento molto importante per la mia crescita, perché a bordo vasca si vedono aspetti del gioco completamente diversi rispetto agli orizzonti che si hanno giocando. Per me si tratta solo del secondo anno sulla panchina ed allenamento dopo allenamento mi rendo conto di quanto io stia crescendo ed imparando dalle ragazze che seguo». 

Le tue ragazze hanno un’età compresa fra gli 11 e i 14 anni: cosa pensi sia importante insegnare alle più giovani in questa fase, agli albori del proprio percorso in questo sport? 

«Oltre ai fondamentali della pallanuoto, la cosa che più cerco di trasmettere loro è la passione che io ho per questo sport. Vorrei che vivessero l’allenamento non come un obbligo post scuola, ma come qualcosa di divertente ed appassionante che in un futuro le porti ad effettuare delle rinunce senza viverle come un sacrificio, ma come qualcosa di necessario per praticare lo sport che amano. Prima faranno questo salto mentale, prima si vedranno i risultati, anche nell’organizzazione dello studio». 

Oltre ad essere un gruppo molto folto, queste ragazze hanno una fortuna che non tutte le giovani pallanuotiste hanno, cioè di allenarsi accanto ad una prima squadra di alto livello, scendere in vasca accanto a loro tutte le sere, poter venire a vedere le loro partite ogni weekend. 

«Sì, e credo che questo sia un grandissimo punto a favore nel loro percorso: la pallanuoto femminile in Italia è in calo, ed avere della pallanuoto “vera” accanto, con la possibilità di incontrare sabato dopo sabato grandi campionesse in questo sport può considerarsi un privilegio, o perlomeno il fatto di avere questo a chilometro zero. Quando ho iniziato a giocare a Biella, la città non aveva una squadra femminile, e le poche ragazzine che avevano voglia di giocare dovevano allenarsi coi maschi, senza la possibilità di disputare campionati se non spostandosi in giro per la regione. Queste dinamiche, nelle quali si gioca senza punti di riferimento, portano l’interesse a scemare, le bambine a smettere, di conseguenza la pallanuoto rosa a morire». 

Hai accompagnato a luglio le tue ragazze al camp di Sandro Bovo, allenatore dell’An Brescia e volto tra i più noti della pallanuoto italiana: quanto pensi sia importante far “uscire” dal guscio le atlete, mettendole a confronto con realtà non solo regionali, ma anche nazionali? 

«Ho partecipato a questo camp estivo sia da giocatrice, più o meno all’età delle mie ragazze, sia da allenatrice: penso che sia importante per loro non avere solo me e Valeria come punto di riferimento, ma approcciarsi anche a modi di fare pallanuoto diversi dai nostri. Avevano infatti a disposizione una serie di tecnici di altissimo livello coi quali facevano allenamento ogni giorno, potendo così cambiare orizzonti costantemente ed apprendere più possibile. Si tratta di un’esperienza che mi auguro, così come è accaduto per me, possa aiutarle ad innamorarsi ancora di più di questa disciplina». 

Un ultima domanda, focalizzandoci però sull’Alessia giocatrice piuttosto che allenatrice: manca poco, e la Rari Nantes Bologna tornerà ad allenarsi in vista del campionato di serie A2. Si può dire che tu sia una delle veterane in questa squadra, oltre che l’anagraficamente più grande insieme a Veronica Perna. Quali sono le tue aspettative per questa stagione? 

«La cosa più importante da fare, non appena ricominceremo ad allenarci, sarà mettere in archivio l’anno passato: è stata una stagione di grande crescita, oltre che la prima esperienza in massima serie per molte di noi, ma alcune cose non hanno funzionato nel corso del campionato. Ripartiremo da chi è voluto rimanere, e dall’inserimento di alcune giovani pronte al salto di categoria. La solidità del gruppo dentro e fuori dall’acqua sarà l’aspetto più importante, per cui dovremo impegnarci nel “costruirci”, avere un unico obiettivo e tutte quante la stessa identica voglia di vincere. Quando avremo maturato questa consapevolezza, non avremo di che preoccuparci: ogni squadra che ci troveremo davanti avrà problemi con noi». 

 

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