7 giugno, una data da ricordare: 61 anni fa il Bologna vinceva il settimo scudetto
Le accuse di doping, la morte del compianto Dall’Ara, poi i gol di Fogli e Nielsen e l’urlo dell’Olimpico e delle Due Torri. Sessantuno anni fa il Bologna scriveva una pagina indelebile della sua storia
In pochi minuti nelle strade non ci si muoveva più e constatai con sgomento che bisognava risalire alla fine della guerra, cioè a ben altro evento, per trovare uno spettacolo simile. Ma poi pensai che anche le cose più modeste diventano rispettabili se riescono a suscitare una gioia così grande e così vera. Era giusto che ci fossero giorni anche per queste bandiere, queste lacrime, queste candide emozioni. Scesi dall’auto e abbracciai un signore.
“L’urlo della città”, di Luca Goldoni
Storie di vita, inventate, fantasiose e perfino tramandate da parenti lontani. Quante ne abbiamo ascoltate nella nostra vita, e quante ne ascolteremo ancora, alcune più attentamente, altre meno. Ce ne sono tante e tutte diverse, di quelle che seguono un filo logico, di quelle che tralasciano qualche pezzo e di alcune che addirittura partono dalla fine. Ecco, per raccontare cosa è stato per Bologna ed il Bologna il 7 giugno di 61 anni fa, è giusto partire dalle parole di Luca Goldoni, che meglio non poteva descrivere che emozioni il settimo scudetto ha portato nelle vite dei bolognesi.

Pasolini intervista il Bologna del settimo scudetto. Da destra, Pier Paolo Pasolini, Mirko Pavinato, Harald Nielsen e Paride Tumburus (© Comune di Bologna)
Doping, Dall’Ara e ritiro a Fregene: il preambolo di una vittoria annunciata
1 giugno 1964: sotto decisione di mister Fulvio Bernardini, uno che Roma l’ha conosciuta e l’ha vissuta, il Bologna arriva a Fregene, sede del ritiro pre-spareggio scudetto. A Roma, infatti, iniziano ad alzarsi le temperature, tanto che pare l’estate sia già arrivata. Proprio per questo motivo, quindi, il mister decide di far abituare i suoi ragazzi alle temperature capitoline, portandoli nella Capitale già una settimana prima della finale.

Renato Dall’Ara, l’uomo della rinascita del Bologna (©Bologna FC 1909)
Oltre ad uno scudetto, però, in quei giorni il Bologna lottava anche per, o meglio, contro qualcos’altro. Nelle settimane precedenti, infatti, alcuni giocatori Rossoblù erano stati accusati di doping, tanto che si aprì un vero e proprio caso nazionale. Un’accusa che, però, non fece per nulla piacere a Renato Dall’Ara, padre della rifondazione Rossoblù, che, nonostante i grossi problemi di cuore, decide di prendere in mano la situazione. In un clima torrido, sia per il caldo estivo che per la scottante accusa, Dall’Ara si dirige così a Milano, volenteroso di difendere i suoi ragazù e desideroso di risolvere la questione col presidente interista Moratti.
Una questione a cui, però, Renato non regge. Il 3 giugno, a soli 4 giorni dalla finale, infatti, il cuore del presidentissimo si ferma, lasciando un profondo vuoto nelle vite di tutti. Una perdita tragica per tutto il Bologna, che ormai non pensa più al settimo scudetto, ma solo a poter dare l’ultimo saluto a Dall’Ara. L’ultimo saluto, però, non verrà concesso dalla Federazione, che infatti impedirà il rinvio, permettendo così al solo Pascutti, infortunato, di poter salutare per l’ultima volta in San Pietro il feretro del presidente.
Bologna-Inter 2-0: i Rossoblù conquistano il loro settimo scudetto

La formazione del Bologna per lo spareggio scudetto del 1964 (©Bologna FC 1909)
Una perdita che, però, cementifica ulteriormente il gruppo, che ora non ha alcune paura di affrontare l’Inter campione d’Europa. E per di più, grazie ad una trovata tattica geniale di Bernardini, il Bologna riesce con Capra ad ovviare anche all’assenza di Pascutti, confondendo ancor di più le idee al “mago” Helenio Herrera.
Nel caldo del 7 giugno 1964, con l’apporto di 20mila bolognesi presenti all’Olimpico, e altre decine di migliaia in città, inizia quindi la finale scudetto. Ritmi bassi, dovuti anche al caldo, dominano un primo tempo fatto di studio. Uno studio che dura anche per gran parte del secondo tempo, finché, a circa 15 minuti dalla fine, su una punizione da fuori area Bulgarelli tocca per Fogli, che scarica in un destro rasoterra tutta l’angoscia e le emozioni dei giorni passati. È 1-o, l’Olimpico festeggia, a Bologna le urla squarciano il silenzio che aveva dominato fino a quel momento. La partita è ora in discesa, il centrocampo del Bologna si distende e prende le redini della partita, Nielsen fa 2-0 e pochi minuti dopo De Bello fischia la fine.
È apoteosi Bologna, Davide per l’ennesima volta ha battuto Golia ed ora, anche grazie all’aiuto dal cielo di Dall’Ara, i Rossoblù possono finalmente festeggiare il loro settimo scudetto.
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