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Bologna

Canta che ti passa: Sì, viaggiare

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Alessandro Sgarzi

 

 

 

Numeri alla mano, mancano 18 giorni all’inizio del campionato.
Il Bologna ha cambiato tanto, e ancora continuerà a farlo (almeno per noi, seguaci del restyling del Dall’Ara); ma alla facciaccia di Bigon che sostiene non ci sia stata una rifondazione, noi siamo sicuri che, in un certo senso, l’anno zero abbia almeno sfiorato il cupolotto della Torre degli Asinelli.

Quel gran genio del mio amico,
lui saprebbe cosa fare.
Lui saprebbe come aggiustare:
con un cacciavite in mano fa miracoli.

L’amico in questione è Pippo Inzaghi, che di mestiere fa il sollevatore di masse: ci ha provato col Milan (senza riuscirci), ce l’ha fatta col Venezia (“anca massa”, come direbbero i lagunari) e ora ha in mano il destino del Bologna. Chiaramente è una sfida totalmente diversa dalle due precedenti, ma l’obiettivo di rilanciare una squadra è ancora una volta presente sulla sua strada.
Allenatore in rampa di lancio che porta con se i ferri del mestiere, su tutti il caro vecchio 3-5-2 del miracolo arancioverde (sì, proprio lui che con l’Albero di Natale ancelottiano ha vinto tutto): si è fatto comprare Mattiello, visto che sulle fasce predilige terzini e non ali vere e proprie; sta insegnando ai centrocampisti interni – tra i quali pare aggiungersi l’Orsolini autore di una tripletta contro il Comano Terme – a inserirsi per lasciare la fascia libera agli esterni (e Donsah, in conferenza stampa, ha promosso l’idea); infine, sullo scontrino risultano pagati anche due attaccanti, che possono sia posizionarsi vicino a Destro e sia addirittura scalzarlo (eccerto, vuoi mica dare a un grande ex attaccante un numero ristretto di terminali offensivi?).
A proposito di Mattia, lui sa che sarà la sua ultima occasione di rilanciarsi. C’è anche da dire che miglior insegnante non gli poteva capitare.

Ti regolerebbe il minimo
alzandolo un po’.
E non picchieresti in testa
(così forte no).
E potresti ripartire:
certamente non volare, ma viaggiare.

Trovare la giusta posizione, e qui parliamo di classifica. L’anno scorso è finita male, anche a causa di un girone di ritorno che soltanto Mel Gibson avrebbe potuto immaginare. Il dato che deve bruciare maggiormente non è tanto il 15esimo posto, quanto i soli quattro punti dal Crotone, terzultimo e retrocesso.
Pippo, quindi, deve saper sia alzare l’asticella delle motivazioni e far capire ai giocatori che la maglia (non quella del Bologna, per ovvie ragioni, ma una simbolica) è importante da onorare per arrivare al cuore dei tifosi. Allo stesso tempo, però, deve tenere un profilo basso: l’umiltà deve venire prima di tutto. Se Conte, come testimoniato nel suo libro, si è arrabbiato con Buffon prima dell’ultimo match con la Juve Campione d’Italia per poca concentrazione, a maggior ragione deve succedere in una piazza come Bologna. Inzaghi ne ha fatto uso nell’ultima stagione col Venezia, visto che zitto zitto ha quasi sfondato il tetto per volare in Serie A.
Volare? No, non canta Domenico Modugno. Questa è la canzone di Battisti e Mogol.

Sì, viaggiare.
Evitando le buche più dure.
[…]Con un ritmo fluente di vita nel cuore,
gentilmente senza strappi al motore.

Viaggiare con la mente (non come facevano negli anni ’70…) e viaggiare col corpo (Casteldebole-Pinzolo-Casteldebole-Kitzbuhel), per poi viaggiare in campo e, di conseguenza, in classifica.
La morale è: fare il proprio percorso con costanza, evitando quelle brutte buche che fermano il tuo percorso.
Esempio di prima buca superata: il cambio di numero sulla maglia di Destro…

Sì, viaggiare – Lucio Battisti

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