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Checco Costa, anima e motore della passione

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“La città dei matti”. Per buona parte dello scorso secolo questo era il soprannome utilizzato, in Emilia-Romagna e non solo, per riferirsi a Imola. Tale fama era dovuta alla presenza di due manicomi, che potevano accogliere più di mille pazienti provenienti da tutta la regione. Se la città sorta sulle rive del Santerno è riuscita a scrollarsi di dosso questa nomea è stato grazie, oltre che alla legge Basaglia che nel 1978 ha imposto la chiusura degli ospedali psichiatrici, al sorgere di una struttura di tutt’altro tipo. L’Autodromo, oggi intitolato a Enzo e Dino Ferrari, ha infatti reso nota Imola ben oltre i confini nazionali, ospitando gare leggendarie alle quali hanno assistito maree di spettatori. Riuscire nell’impresa di dare vita a un impianto del genere, in un periodo difficile come quello del dopoguerra e in una città non particolarmente agiata, ad oggi può sembrare difficile da spiegare. Ma tutto diventa chiaro se si considerano la passione che travolgeva gli imolesi, in particolare per il motociclismo, e la forza di volontà e le capacità di alcuni personaggi chiave. Tra questi il più importante è Checco Costa, che ha avuto il merito di organizzare gli storici eventi che hanno reso Imola un gioiello della Motor Valley, nonché considerato il padre dell’autodromo.

 

Moto e natura

Checco (all’anagrafe Francesco Maria) Costa nasce a Imola il 7 aprile 1911. Si dedica agli studi agrari che prosegue fino al conseguimento della laurea. Ma sin da giovanissimo scopre di avere un grandissimo interesse per le motociclette: all’età di quindici anni si diverte già a percorrere le colline che circondano la sua città in sella alla sua Guzzi. Si iscrive al Moto Club di casa, del quale diventa segretario generale già nel 1934, e partecipa ad alcune gare di regolarità. La sua carriera da pilota non prenderà mai il volo, mentre lo stesso non si può dire di quella da organizzatore. I primi eventi su cui mette la firma riguardano il motocross: un modo perfetto per conciliare la passione per le due ruote con la conoscenza della natura che possiede grazie ai suoi studi. Nella seconda metà degli anni ’30 dà vita ad alcune gare locali su un tracciato che si snoda all’interno del parco delle Acque Minerali. Ma Checco, diventato presidente del Moto Club nel 1946, sa ragionare più in grande, e appena il cessare del secondo conflitto mondiale lo consente, si mette all’opera per portare a Imola il campionato mondiale di motocross. Nel 1948 esso fa tappa a Imola, sbarcando così in Italia per la prima volta: l’evento sarà molto gettonato dal pubblico, voglioso di lasciarsi alle spalle gli anni bui da poco terminati. La pista delle Acque Minerali, una delle più apprezzate a livello europeo all’epoca, ospiterà fino al 1965 diversi eventi internazionali di motocross.

Un giovane ‘Checco’  Costa in sella alla sua motocicletta (source: visitareimola.it, copyright: unknown)

Le prime gare in autodromo

Ovviamente il cuore degli imolesi non batte solamente per le moto da sterrato. Sia le vie del centro abitato, che quelle che circondano le campagne situate sulle prime pendici delle colline intorno a Imola, ospitano gara di velocità sulle due ruote. Si manifesta sempre di più l’esigenza per i soci del Moto Club di Imola, che è, all’epoca, con più di quattromila iscritti, il più nutrito in Italia, di avere una sede adeguata e sicura per lo svolgimento delle corse. Un gruppo di cittadini inizia quindi a pensare a un circuito semipermanente, con l’idea di unire strade esistenti con alcuni tratti da realizzare ex-novo. Appena Costa ne viene a conoscenza partecipa convintamente al progetto e ne promuove la realizzazione. I lavori prendono il via nel 1950 e terminano due anni più tardi, dopo aver superato diversi intoppi burocratici. Le prime gare, valide per il campionato italiano di motociclismo, si svolgono sul neonato auto-motodromo di Imola, il secondo realizzato in Italia dopo quello di Monza, il 25 aprile 1953. Esattamente un anno dopo è il momento della prima competizione internazionale. Checco Costa inventa la Coppa d’oro Shell, una gara singola ad ingaggio che era in grado di attirare con il suo montepremi i migliori piloti e le più importanti case costruttrici. L’evento si svolge con cadenza annuale per venti edizioni. Il pubblico accorre in massa per assistervi: particolarmente fortunata è l’edizione del 1957, quando ben 80.000 spettatori fanno da cornice alle lotte tra le Gilera, le MV Agusta e le Guzzi, descritte come le più emozionanti del periodo. Anche Enzo Ferrari, amico personale di Costa, dimostra di apprezzare l’autodromo e ne sostiene la costruzione. Il “piccolo Nürburgring”, come veniva definito dal Drake, nel 1954 ospita anche la Conchiglia d’oro Shell per vetture Sport dove le rosse sono protagoniste.

 

Capolavori di organizzazione

Per la prima volta, nel 1969, l’autodromo di Imola ospita una gara valida per il Motomondiale. Questo però non rappresenta un punto di arrivo per Checco Costa. Spinto dall’intenzione di rendere Imola sempre più centrale nel panorama del motociclismo, nel 1972 organizza la “200 miglia di Imola”, coinvolgendo anche piloti provenienti dagli Stati Uniti oltre che quelli europei. La gara, capace di mettere a contatto il meglio di due mondi allora a sé stanti, ricalca quella che si svolge sulla medesima distanza a Daytona, e con le stesse moto, derivate di serie da 500 a 750 cc. Nel corso delle tredici edizioni di questa corsa si toccano degli apici di affluenza difficilmente immaginabili: saranno presenti sulle tribune, sui prati e sulle colline intorno alla pista fino a 150.000 persone. Frutto della genialità di Costa è anche la Coppa delle Nazioni a squadre, ricordata anche come “le Olimpiadi del motociclismo”, che si tiene nel 1978 e nel 1979. Il pioniere imolese, ormai riconosciuto e premiato come il miglior organizzatore di corse motociclistiche a livello mondiale, è abile nel creare nuovi format, ma non solo: è in grado di attrarre gli sponsor e le tv, di coinvolgere i piloti e le marche più famose e di rendere gli eventi e tutto ciò che ruota loro intorno sempre più moderni.

 

‘Checco’ Costa, tricolore alla mano, in attesa di dare il via ad un’edizione della 200 Miglia di Imola

 

L’eredità

Scomparso nel 1988 per un incidente stradale che lo vede coinvolto mentre si trova sulla sua bicicletta, Checco Costa aveva già da tempo trasmesso e condiviso, grazie anche al suo entusiasmo e alla sua umanità, la passione per i motori a chi lo circondava, e in primis ai suoi figli. Claudio Marcello Costa, laureato in medicina, sin dalla prima edizione della “200 miglia” si occupa dell’assistenza medica dei piloti, che per il padre Checco deve essere un servizio efficiente e all’avanguardia. In seguito Claudio fonderà la “Clinica Mobile” e seguirà i piloti del Motomondiale lungo tutta la stagione per parecchi decenni, effettuando innumerevoli salvataggi e avendo cura anche del lato umano dei piloti. Carlo Costa, avvocato, si dedica alla comunicazione e diventa lo speaker ufficiale dell’Autodromo di Imola. Con la sua inconfondibile voce ha raccontato centinaia di gare, compresi i Gran Premi di San Marino di Formula 1.

 

 

‘Checco’ Costa, al centro, con i figli Carlo (a sinistra) e Claudio (a destra) (source: wikipedia.it, copyright: unknown)

 

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